IL LIBRO DEI TESCHI | VACANZE NEL DESERTO (The Book of Skulls, 1972) di Robert Silverberg

Articolo di Tea C.Blanc

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Vacanze nel deserto appartiene al periodo d’oro di Robert Silverberg, ed è un romanzo sorprendente per molte ragioni. Innanzitutto la trama: quattro giovani uomini decidono di scoprire, con tutti i mezzi a disposizione della scienza, il segreto dell’immortalità, e si gettano in un’avventura che presenta molti rischi e pericoli. Poi i personaggi: veri e interessanti come sempre nel Silverberg migliore, che ce li fa sentire reali e autentici anche alle prese con i più fantastici problemi. Infine, la soluzione: il romanzo si chiude in modo imprevisto anche se del tutto logico e coerente. Insomma, un classico della fantascienza pubblicato all’inizio degli anni Settanta e che sembra uscito dalla penna dei più bravi fantascrittori d’oggi. (dalla sinossi dell’edizione Mondadori, “Classici Urania, 172”, 1991)

Titolo: Il libro dei Teschi – Tradotto anche col titolo Vacanze nel deserto | Titolo originale: The Book of Skulls, 1972 | Autore: Robert Silverberg | Per tutte le dizioni del romanzo clicca QUI

L’uomo occidentale è sfuggito all’ignoranza della superstizione

per approdare al vuoto del materialismo, e adesso noi dobbiamo

andare avanti, fino a quando impareremo ad accettare di nuovo

l’universo in tutta la sua misteriosa e inesplicabile straordinarietà.

E tu vorresti che noi altri credessimo che il Libro dei Teschi

ci indicherà la Via?

Se mettiamo insieme quattro giovani universitari nelle figure di un apprendista filologo ebreo, un aspirante e perverso poeta di origini cattoliche e irlandesi, un affascinante e viziato rubacuori di famiglia ricchissima e dal curriculum storico iniziato con la Rivoluzione americana senza contare i membri del Congresso e i grandi finanzieri che sono seguiti dopo, una muscolosa e introversa macchina da studio originaria del mondo contadino del Kansas, e poi ci aggiungiamo un misterioso e improbabile, ma intrigante testo esoterico, a prima vista il collegamento sembrerebbe roba per una storiella da quattro soldi, o un escamotage letterario scontato e logoro buono solo per occhi ingenui.

Ma un’idea semplice non è sinonimo di banalità.

Il libro dei teschi di Robert Silverberg (1935), pluripremiato e prolifico scrittore statunitense nonché curatore editoriale e saggista, fu dato alle stampe nel 1972 con il titolo originale di The Book of Skulls.

2 - bookofskullsCopertina della prima edizione originale (Charles Scribner’s Sons, 1972)

La prima edizione italiana uscì nel 1975 con il titolo di Vacanze nel deserto (Dall’Oglio, collana “Andromeda, 18”, traduzione di Gabriele Tamburini). Riportava una introduzione dello scrittore e critico letterario Inìsero Cremaschi, che il pubblico cinefilo ricorda sicuramente per la sceneggiatura di A come Andromeda, lo sceneggiato televisivo italiano messo in opera su una miniserie della BBC e successiva trasposizione letteraria a cura di John Elliot e Fred Hoyle. Il suggestivo titolo dell’introduzione di Cremaschi era Robert Silverberg e la “Meditazione trascendentale”.

3 - Walter Mac Mazzieri-

Dall’Oglio, 1975: copertina di Walter Mac Mazzieri

Sempre con lo stesso titolo, uscì una seconda edizione italiana nel 1991 (Mondadori, “Classici Urania, 172”, traduzione di Gabriele Tamburini). L’introduzione era a cura della scrittrice e saggista Nicoletta Vallorani: Dentro il deserto.

ucl172Mondadori, 1991: copertina di Oscar Chichoni

Nel 2004 The Book of Skulls esce ritradotto e con titolo fedele all’originale: Il libro dei teschi (Fazi, “Le Strade, 85”, traduzione di Walter Pittoni). Esce nudo e crudo, ma con un breve glossario e alcune note finali.

Libro-teschiFazi, 2004

Silverberg non è scrittore da prendere sottogamba. Tornare a leggere questo suo romanzo, oltre a ridare sensazioni nuove, ne svela altre che a una prima lettura non si erano notate. Perché Il libro dei teschi è una miniera di spunti e tematiche, anche filosofiche e prettamente concettuali, che stanno però in un felice rapporto di equilibrio tra contenuto e finzione letteraria. Felice, perché anche il lettore che cerca solo la storia, senza volersi addentrare nell’ignoto della speculazione, ha modo di trovarla e comprenderla nel suo migliore significato.

L’autore rapisce l’intellettuale, ma cattura anche l’attenzione segreta del lettore amante dell’azione, portando il secondo a speculare attraverso un livello di lettura solo in apparenza più semplice, che è quello più evidente. Non è facile saper stregare un pubblico così vasto e così eterogeneo: bisogna comprendere bene quello di cui si sta narrando e averlo compreso alla radice, per evitare di nascondersi al primo ostacolo e occultare la propria ignoranza attraverso deviazioni inutili, che pure sono sempre in agguato. Occorre mordere il freno e saper attendere prima di snocciolare le parole giuste e con mano sicura, tirar fuori le migliori capacità di calcolo e usarle con intelligenza per innestare un puzzle in apparenza insolubile. Roba da panico per chi scrive. E poi mettersi in testa di comporlo senza dimenticare che ci sono anche tempi e luoghi di composizione, per un risultato dietro al quale tutto questo lavoro sommerso non deve affiorare.

Eli, il filologo in erba, scopre nella biblioteca universitaria un antico codice esoterico scritto in lingua catalana e latina dal titolo Liber Calvarium, Il libro dei teschi. L’incipit è singolare:

“Ascoltate, o nobiluomini: vi offriamo la vita eterna”.

Dopo averlo tradotto, arriva alla conclusione che la misteriosa e sconosciuta setta monastica di cui si parla, la Confraternita dei teschi, nel corso delle sue peregrinazioni secolari di continente in continente ora si sia stabilita in Arizona. Sembrerebbe che i monaci si tramandino il segreto dell’immortalità. Lui e i suoi compagni di stanza decidono di approfittare delle vacanze di Pasqua per partire e andare alla ricerca dello strano monastero. Il testo sacro dice che per poter accedere alla Prova iniziatica di ammissione alla Confraternita occorre essere in un gruppo di quattro, ma afferma anche che dei quattro uno dovrà scegliere volontariamente la morte e uno dovrà essere ucciso dagli altri due,poiché nel vivere si muore giorno per giorno, nel morire si vivrà per sempre”.

Ognuno dei quattro aderisce per motivi diversi e personali, prendendo più o meno seriamente quanto affermato nel libro, anche se dagli studi di Eli sembra che qualcosa di vero ci sia. Sono giovani, hanno voglia di divertirsi e il lungo viaggio in auto dal New England all’Arizona è l’occasione per novità eccitanti.

1 - Robert SILVERBERG

L’intera avventura ci viene raccontata da quattro punti di vista diversi in un linguaggio sintetico, diretto, pulsante. Perché Silverberg, di tutto, fa narrare in prima persona ogni componente della comitiva, andando così a colmare i tasselli che, di volta in volta, ogni protagonista nasconde. L’assurdità del motivo che li vede in viaggio passa in secondo piano travolto dagli accadimenti man mano che l’auto avanza, perché ormai discusso e pensato quasi solo in solitaria, spesso nei momenti di stanchezza quando si fa sentire l’enormità dei chilometri macinati. In realtà il viaggio è anche l’occasione per considerazioni di ogni tipo, e non mancano situazioni di ilarità come quando viene raccontato l’unico e comico incontro all’università da parte delle rispettive quattro famiglie, di estrazione antitetica da ogni punto di vista: quattro culture diverse, un’unica lingua, eppure nessuna possibilità di intendersi.

È anche l’occasione per considerazioni perfino simboliche. In un libro letto poco tempo prima, Ned, l’aspirante poeta, trova tracciata una metafora strutturale della società sulla base di un documento riguardante dei boscimani africani a caccia di giraffe. Per cacciare, i boscimani sono stretti da un’alleanza in cui ognuno è indispensabile e dà un preciso contributo per arrivare all’obiettivo, ed è un’alleanza costituita da quattro personalità: il Capotribù, la guida del gruppo, lo Sciamano, artigiano e stregone, il Cacciatore, forte e agile, e il Buffone, che si burla delle qualità degli altri tre. Nella metafora conclusiva, con il passaggio dalla tribù alla nazione, il Capotribù è lo Stato, il Cacciatore è l’Esercito, lo Sciamano è la Chiesa, il Buffone è l’Arte. Timothy è il Capotribù, Eli lo Sciamano, Oliver il Cacciatore, Ned il Buffone.

Questo sarà un particolare da non tenere in poco conto il giorno in cui si volterà l’ultima pagina del libro.

Tea C.Blanc