Recensione: “L’atomo azzurro” (The Blue Atom, 1958) di Robert Moore Williams

Antonio Ippolitou628Dove spariscono gli uomini e le donne avvolti dalla luce azzurra? Un nuovo pericolo minaccia astronauti e pionieri spaziali: un globo luminoso dotato – a quanto sembrerebbe – di intelligenza propria getta il panico sui mondi conquistati dai terrestri. Ma soprattutto si accanisce contro chiunque dimostri troppa curiosità, e cerchi di penetrare il grande segreto del Sistema Solare. E’ una lunga, pericolosa, difficile lotta contro un avversario di cui non si conoscono né l’aspetto, né la forza, né gli scopi.

Titolo: L’atomo azzurro | Autore: Robert Moore Williams | Titolo originale: The Blue Atom, 1958 | Edizioni italiane | Tutte le edizioni del romanzo

Robert Moore Williams, prolifico autore dell’era pulp, continuò la sua produzione fino agli anni ’70; come dice la SF-Encyclopedia, “by the 1960s had published over 150 stories. Though most are unremarkable, he was an important supplier of competent genre fiction during these decades”.

Questo “Atomo azzurro” fu pubblicato nel ’55, ma è rimasto alla Golden Age in tutte le caratteristiche: intrepidi spaziali dai nomi monosillabici, rotti a tutte le incognite del cosmo ma smarriti davanti a una donna (che non potrà che essere un’avvenente rampolla di abbiente famiglia, dedita all’archeologia planetaria sulla sua astronave personale, profumata); un pianeta Venere fatto di giungle, indigeni infidi e selvaggi da civilizzare, e bassifondi battuti dalla pioggia, come nei racconti di Northwest Smith; città abbandonate nascoste nelle caverne di Mercurio; macchinari di potenza straordinaria, che permettono di balzare da un pianeta all’altro come se si prendesse il metrò, ma si possono anche usare come armi a mano.. siamo di fatto ancora nell’epoca della “Pattuglia galattica” di E.E. ”Doc” Smith, con una spruzzata di “Schiavi degli invisibili”: il misterioso “Atomo azzurro” sembra in grado di leggere le menti di chi gli si oppone..

Non manca intenso e genuino sense of wonder:

ucl66“La luce raggiunse la mente umana producendovi effetti incredibili. Jarr Rahmer ebbe la sconvolgente impressione di essere al centro del sistema solare e di vederlo tutto insieme, in un unico istante, in una visione che gli sembrava perfettamente reale. Era vicino al Sole e guardava contemporaneamente in tutte le direzioni del sistema. Lì accanto il grande astro fiammeggiava, con una luminosità insopportabile. Lontano, i pianeti, sparpagliati nel mare di cristallo dello spazio.

Quel barbaglio luminoso lassù era Venere, il pianeta su cui in realtà si trovava, ma dove non gli pareva più di essere in quel folle momento. Più avanti la Terra, con le sue verdi montagne: la culla della razza umana. E molto più lontano i grandi pianeti che si muovevano in cerchi maestosi. Più oltre, perduti nell’immensità del mare di cristallo..

Tutto questo mentre brillava la luce azzurra.

E contemporaneamente sopraggiunse il freddo dello spazio, l’alito del gelo profondo degli abissi, il gelo che sopravviene quando ogni momento cessa, il gelo che esiste là dove scompaiono gli asteroidi.”

“Lui e gli altri erano assorti nella contemplazione dell’aerea città che sorgeva di fronte a loro. C’era da rimanere senza fiato. Alte cupole unite da una rete di passaggi aerei, torri che si lanciavanmo nel cielo: una città di vetro e di metallo lieve e delicata come una ragnatela. (..)

Qui, nelle viscere di Mercurio, la città morta della Grande Razza era bella come un sogno. Ma un sogno spettrale. Una città abbandonata. Larghi corsi, vie spaziosissime portavanmo in centro, ma era difficile distinguere qualcosa sotto il manto della vegetazione che aveva invaso tutto, anche le torri più alte.”

La misoginia raggiunge effetti di comicità involontaria:

“ ‘Una donna?’ ripetè Rahmer, stupito. Le donne non entravano nella Confederazione. Accompagnavano i loro uomini nello spazio, ma a capo della spedizione era sempre l’uomo,e la donna si contentava di seguirlo.”

THVDSTRSF81958“Rahmer sentiva di trovarsi di fronte a un nuovo problema, che lui non aveva mai affrontato e neanche capito: una donna. Ma qualcuno nello spazio capiva le donne? (..) Bill Nex, che si era sposato e quindi sosteneva di conoscere le donne, risolse il problema: ‘è soltanto svenuta’ “.

Estraneità che non esclude fantasie di stupro:

“ ‘Helker (lo spaziale traditore, che sta per acquisire potere assoluto) avrà sempre bisogno di meccanici, soprattutto bravi. E avrà sempre bisogno..’ Rahmer non potè dire di più.

‘conosco la storia e so cosa capita alle donne quando qualcuno si impadronisce di un enorme potere’ disse Kay” (la bella della storia).

In fondo non è che un romanzetto avventuroso (110 pagine compresa tanta pubblicità delle più svariate collane Mondadori di allora), un piacevole fumettone che noi considereremmo un “juvenile”. Perché leggerlo, allora? Per ricordare le origini ingenue di questo genere. Per me, poi, c’era un motivo personale: è il primo Urania che abbia letto, quasi quarant’anni fa alle elementari; e non ne ricordavo assolutamente niente, anzi me lo aspettavo diverso! Ma si vede che era quel che ci voleva, allora.

In appendice, “Divieto di caccia”, un raccontino di John Christopher (Specimen, 1972) e “L’orologio nel cielo” (The clock in the sky, 1972), un saggio davvero brillante di Asimov: non avevo idea che la velocità della luce fosse stata misurata già nel ‘600.. e in che modo!

Antonio Ippolito

R.M.WilliamsL’AUTORE

Robert Moore Williams (Farmington, 1907 – 1977) è stato uno scrittore e autore di fantascienza statunitense. La sua prima opera pubblicata fu Zero as a Limit, apparsa sulla rivista Astounding Science Fiction nel 1937 e firmata come Robert Moore. Prolifico scrittore, il suo ultimo romanzo è del 1972.