Recensione: NAILA DI MONDO 9 (2018) di Dario Tonani

Di Stefano Spataro

Naila di Mondo 9 - CopertinaNaila è il comandante di una nave organica che viaggia nel deserto pianeta chiamato Mondo9. Naila porta dentro di sé una bambina, il frutto di un amore complesso. A bordo della Syraqq, Naila dovrà affrontare il suo destino, incontrare vecchie conoscenze ormai afflitte dalla malvagità e dal morbo, una malattia infettiva che trasforma lentamente gli esseri di carne in creature di metallo. Dovrà proteggere il suo equipaggio e la sua stessa nave dalle insidie di un pianeta spietato e infine andare incontro al suo destino, un destino dalle tinte escatologiche.

Titolo: Naila di Mondo9 | Autore: Dario Tonani | Editore: Mondadori | Collana: Oscar Fantastica | Anno: 2018 | Pagine: 330 | EAN: 9788804688259 | Prezzo di copertina: 14,00€

Naila di Mondo9 è l’ultimo romanzo di Dario Tonani, uscito nel settembre dello scorso anno. È stato sin da subito annunciato come il caso letterario (di genere) dell’anno, e soprattutto come il titolo italiano che avrebbe aperto una breccia all’interno dell’editoria fantastica del nostro paese, prevalentemente dominata dall’esterofilia. Che questo proposito ottimistico sia stato raggiunto o meno è ancora presto da dire, tuttavia questa entrata, potremmo dire prepotente, di una delle più note penne dell’ambiente fantascientifico italiano negli scaffali delle librerie dei “piani alti” fanno sicuramente ben sperare, se non altro per la valorizzazione di un humus abbastanza florido all’interno di un genere alcune volte considerato minore. Il volume è impreziosito dalle magnifiche illustrazioni di Franco Brambilla, realizzatore artistico dell’immaginario creato da Tonani.

Illustrazione di Franco BrambillaDario Tonani ha all’attivo più di venti opere, tra romanzi (lunghi e brevi) e novelette, alcune delle quali tradotte anche all’estero. Ha vinto diversi premi, tra cui il Premio Tolkien, il Premio Lovecraft (due volte), il Premio Robot e otto volte il Premio Italia e nel 2017 alla Eurocon di Dortmund, in Germania, si è aggiudicato il Premio Europa come “Miglior autore” di fantascienza (Hall of Fame). Dal 2010 lavora alla costruzione dell’universo di Mondo9, i cui tasselli sono stati raccolti nella meravigliosa antologia pubblicata da Urania su Millemondi 72 nel 2015, e con questo ultimo lavoro raggiunge una tappa fondamentale di un percorso che è stato battuto con saggezza creativa e stilistica non indifferente.

Il mondo descritto da Tonani è crudele e infido. Le sabbie del deserto su cui si muovono enormi navi gommate è velenoso e può celare insidie dietro ogni duna. Ma non è solo questo il fascino della storia raccontata dall’autore. Egli infatti è molto bravo a intrecciare due sentieri narrativi che si muovono parallelamente, che seguono la protagonista e il suo antagonista, per poi incrociarsi fatalmente all’apice della narrazione nel finale che ha il sapore dei passi biblici, che riecheggia il fato degli eroi e dei profeti, i quali non possono indietreggiare di fronte alle loro responsabilità.

Ogni dettaglio narrativo contribuisce alla costruzione di un immaginario, quello del deserto senza pietà, che dopo Frank Herbert è difficile rendere originale. Nonostante questa pesante tradizione, Tonani riesce a lasciare una forte impronta stilistica. A partire dall’idea della caccia alle megattere che vivono sotto la sabbia, fino ad arrivare all’immagine di queste imponenti navi meccaniche, che si muovono su ruote, e che, essendo esse in parte organiche, possono copulare tra loro. E poi, non da ultimi, gli effetti del bhet, la droga ricavata dalla ruggine, il morbo che trasforma esseri biologici in rottami che possono sopravvivere solo se custodiscono al loro interno un cuore, la metallingua, tradotta per immagini attraverso il contatto con un metallo. Un mondo desertico, meccanico e magico, che mi ha ricordato più quello descritto da McDonald in Ares Express, che quello di Dune.

Dario TonaniA mio parere la forza del romanzo sta proprio nella violenta commistione di meccanico e organico. Violenta, voglio dire, nel senso che l’autore non si è risparmiato nell’immaginare la possibilità di questa compresenza forse assurda dal punto di vista scientifico, ma d’altra parte di sicuro affascinante e funzionale a una trama di per sé molto forte. L’immaginazione sfrenata, d’altra parte, è quanto ci si auspica da una narrazione fantastica. D’altronde, perché altrimenti leggiamo fantascienza?

La durezza del deserto e del metallo, tuttavia, sono mitigate dalla dolcezza della protagonista, tosta negli intenti, ma con uno spirito materno sviluppatissimo e un amore sfrenato per la sua nave, il suo equipaggio e la sua causa. Da notare che è l’unica comandante donna di tutto Mondo9 e che nella sua famiglia non ci sono consanguinei: un patrigno acquisito, un mechardionico (un uomo allo stato terminale del morbo del metallo), un ragazzino adottato… Non mancano però, nel finale, le scene forti e di azione, raccontate con un piglio quasi cinematografico, stilisticamente efficaci e coinvolgenti. «Possono passare i cuori, le persone, le navi, ma il metallo non dimentica» e neanche noi ci dimenticheremo tanto presto di questo piccolo capolavoro sperando che sia davvero la nave metallica e biologica che porterà la fantascienza italiana a un nuovo splendore.

Stefano Spataro

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