QUANDO LA FANTASCIENZA È DONNA – Dalle utopie femminili del secolo XIX all’età contemporanea di Eleonora Federici

Federici.inddTitolo: Quando la fantascienza è donna – Dalle utopie femminili del secolo XIX all’età contemporanea | Autrice: Eleonora Federici | Pagine: 190 | Editore: Carocci | Anno: 2015 | ISBN: 978-88-430-7795-3 | Formato: cartaceo | Prezzo: 19 €

Perché fantascienza al femminile? In cosa si differenzia da quella maschile? Eleonora Federici, professoressa associata di Lingua e Traduzione presso l’Università L’Orientale di Napoli, inizia la sua indagine attraverso la lente della quest narrative: narrativa che utilizza canoni e schemi codificati per affrontare un discorso ideologico. La donna, il personaggio femminile, è già a modo suo l’altro, l’alieno, l’outsider. La sua presenza nella letteratura fantascientifica femminile si evolve nell’ampio periodo di indagine, che va dalle utopiste di fine Ottocento alle sperimentazioni cyberpunk di fine Novecento.

Partendo dal capostipite “Frankenstein”, punto di raccordo fra la tradizione gotica e il genere letterario di cui la stessa Mary Shelley pose le basi, Federici passa ad analizzare la fantascienza utopica ottocentesca come campo di sperimentazione letterario dell’emancipazione femminile: diritto di voto, posizione economica e sociale delle donne, ruolo nella famiglia e nella collettività sono i nodi d’indagine della sci-fi femminile e femminista d’antan.

Dagli anni Venti, fucina di narrativa pulp e distopica, inizia anche a diversificarsi la rappresentazione della donna tra narrativa maschile e femminile: da damsel in distress, oggetto e premio sexy nella prima, a figura autonoma, razionale, anche eroica nella seconda. Il tutto si snoda attraverso il Dopoguerra e gli anni Cinquanta e Sessanta, fino al ritorno delle utopiste negli anni Settanta.

La-fantascienza-delle-donne-2Il boom della presenza femminile nella fantascienza scoppia tra gli anni Sessanta e Settanta, accompagnato da un “vero e proprio processo di revisione dell’immaginario culturale”, nel quale gli archetipi, le limitazioni e in generale lo storytelling sulla donna della società patriarcale vengono demoliti, riscritti, riformulati attraverso le infinite possibilità dell’immaginario fantascientifico. È in questi anni che emergono nomi sacri come Ursula K. Le Guin, Anne McCaffrey, Joanna Russ, James Tiptree Jr/Alice Sheldon, mescolando tematiche femministe ad altre istanze dell’epoca (come ambientalismo, sperimentazione sul linguaggio o pacifismo).

Con gli anni Ottanta e il cyberpunk vengono meno le stesse categorie di genere legate alla fisicità del corpo umano: nel cyberspazio le autrici sono libere di esplorare la mente umana oltre la materia, oppure il corpo mutante legato all’immaginario del cyborg. Corpo, tecnologia, spazi virtuali e ridefinizione dell’identità sono per esempio le basi della letteratura di Pat Cadigan, uno dei nomi più influenti della corrente cyberpunk in generale, e più influente in assoluto nel contesto della fantascienza delle donne dell’epoca.

[Nota: come quasi tutti i saggi sulla letteratura fantascientifica, anche questo si ferma con il cyberpunk, senza una vera indagine delle correnti successive. Non è quindi una critica al testo in sé, ma una richiesta generale: sarebbe bello studiare anche la fantascienza dagli anni Novanta in poi, comprenderne le tematiche e gli obiettivi, darle un’identità che sconfini oltre le colonne d’Ercole del cyberpunk per vedere dove siamo arrivati fino a oggi.]

Nella sua analisi, Federici identifica tutti quegli elementi che hanno reso la fantascienza delle donne riconoscibile come tale: poiché la fantascienza è un genere dall’innata valenza politica, la sua scelta si presta a un esame minuzioso della realtà femminile e delle criticità della società patriarcale, riscrivendo – in un campo di sperimentazione virtualmente infinito – i concetti di maschile e femminile, di maternità, di identità di genere e di tutto ciò che passa nel mezzo.

Un testo da leggere per capire il peso e il significato della presenza femminile nella letteratura fantascientifica, per afferrarne l’importanza… insomma, per superare gli snervanti stereotipi attraverso i quali la fantascienza delle donne viene ancora oggi percepita.

Elena Di Fazio

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