L’ANGELO DELLA RIVOLUZIONE (1893) di George Griffith

Un mix sensazionale delle fantasie futuristiche di guerra aerea di Jules Verne e delle visioni utopiche di “Notizie da nessun luogo” di William Morris, precursore del futuro di Wells in “La guerra nell’aria”, della letteratura sulle invasioni di George Tomkyns Chesney e dei suoi imitatori, racconta la storia di un gruppo di sedicenti ‘terroristi’ che conquistano il mondo attraverso la guerra tra aeronavi. Guidati da un brillante ebreo russo storpio e da sua figlia, l’Angelo Natasha, ‘la Fratellanza della Libertà’ fonda una ‘pax aeronautica’ sulla Terra dopo che un giovane inventore padroneggia la tecnologia del volo nel 1903. L’eroe si innamora di Natasha e si unisce alla guerra contro il potere consolidato in generale e in particolare contro lo zar russo. Scritto con la vena profetica di Jules Verne e H.G. Wells, il capolavoro epico di Griffith racconta la storia di una grande guerra che non è mai esistita. Squadroni di dirigibili e flotte a vapore si scontrano nei grandi regni del mondo, lasciando dietro di loro panico e devastazione. Qual è il segreto di Natasha, il misterioso Angelo oscuro? Qualcuno può fermare i tirannici eternauti che pilotano le maestose macchine da guerra? L’impero britannico crollerà e cadrà preda degli anarchici dell’aria? Ma nessuno conosce le reali intenzioni di questi rivoluzionari…

Autore: George Griffith | Titolo: L’angelo della rivoluzione | Titolo originale: The Angel of the Revolution: A Tale of the Coming Terror | Anno di prima pubblicazione: 1893 | Edizione italiana edita da Fanucci Editore (29 aprile 2021) – Collana: Piccola biblioteca del fantastico | Copertina di Antonello Silverini | ISBN 9788834741566 

Ci sono scrittori che hanno segnato un’epoca, e ne abbiamo perso il ricordo, anche se ne vediamo ancora i riflessi; finché un editore non rilancia coraggiosamente la loro opera. E così ci rendiamo conto di quanto passato ha il futuro; di quanto fosse già sviluppata la ‘narrativa di anticipazione’ a fine ’800, in un’epoca di cui speso ricordiamo solo Wells.

George Chetwynd Griffith-Jones, più semplicemente George Griffith, morì purtroppo di cirrosi epatica nel 1906 a 48 anni, ma negli anni precedenti era stato lo scrittore ‘di anticipazione’ più popolare in assoluto. Questo ‘Angelo della Rivoluzione’ del 1893 è la sua opera più famosa, insieme al seguito, ‘Olga Romanoff’.

Nella ricca e potente Londra del 1903, illuminata ovunque dalla miracolosa luce elettrica anche se i disperati vi fanno la fame, un uomo, pur capace e nato da buona famiglia, medita il suicidio: è Richard Arnold, ingegnere e inventore, che dopo una brillante carriera scolastica ha rifiutato incarichi prestigiosi e remunerativi per inseguire il sogno del volo ‘più pesante dell’aria’: quello che nella realtà storica avrebbe timidamente volato solo una decina d’anni dopo a Kitty Hawk, e per altri decenni non avrebbe messo in discussione la prevalenza del ‘più leggero dell’aria’, cioè dei dirigibili. Arnold, consumando tutte le sue risorse, miracolosamente è arrivato a scoprire il combustibile che permetterà di realizzare il sogno di Dedalo e Icaro: ma non gli è rimasto nulla per farsi conoscere da chi potrebbe sviluppare un prototipo, e il giorno dopo verrà sfrattato e buttato in mezzo a una strada. Mentre cammina lungo l’Embankment rimuginando ad alta voce queste cose e aspettando un momento tranquillo per buttarsi nel Tamigi, qualcuno origlia i suoi discorsi: ed è la sua salvezza. In breve viene trascinato alla riunione di una società segreta, i Terroristi, che vedono nella sua invenzione la possibilità di liberare l’umanità dal giogo del dispotismo, sommamente incarnato dallo Zar di tutte le Russie, ma anche dagli altri regnanti europei; e le democrazie francese e statunitense non sono meglio, semplici paraventi per le mene di finanzieri e monopolisti (negli USA è l’epoca dei ‘baroni ladri’). Le loro idee piacciono al nostro Arnold, che si butta anima e corpo nella cospirazione; anche perché il suo cuore è stato stregato da Natasha, l’incantevole figlia del misterioso Maestro invisibile dell’organizzazione. Va detto infatti che nel comitato ristretto che dirige i Terroristi sono presenti diverse donne, che daranno vita ad altrettante storie d’amore molto romantiche, come è appropriato per un romanzo dell’800, e avranno anche modo di mitigare la spietata durezza dei fatti che seguiranno.

Inizia infatti una serie di missioni, sia per verificare la consistenza dell’apparato militare zarista, considerato il più forte al mondo grazie ai suoi squadroni di dirigibili, sia per uccidere funzionari russi responsabili di repressioni efferate, sia infine per liberare confratelli dalle sgrinfie di un terribile apparato concentrazionario, che Stalin avrebbe poi solo ampliato e razionalizzato: ma a fine ’800 le repressioni zariste erano davvero il simbolo dell’atrocità, come testimoniano anche romanzi come ‘Gli orrori della Siberia’ del nostro Salgari (1900) o la rinomanza di luoghi come ‘la Colonna delle lacrime’, posta dove la Russia europea lasciava il posto alla Siberia e le colonne di forzati in marcia dovevano procedere da sole, senza più il conforto di parenti e amici; e la prima parte del romanzo le enfatizza, con le sue immagini di spietate fustigazioni di uomini e donne e le persecuzioni di Ebrei.

L’autore: George Griffith

Dopo questa fase preparatoria, scatta passo per passo il complesso piano dei Terroristi: scatenare una Guerra Mondiale, in cui essi possano alla fine fare da arbitri, forti del loro predominio dell’aria.

Segue quindi la parte più corposa del romanzo, che piacerà moltissimo a chi ama la storia e la descrizione di guerre e battaglie, tattiche e strategie, il tutto con un delizioso sapore steampunk, perché le armi sono quelle dell’epoca ma l’autore si lancia anche in diverse altre previsioni: per esempio l’uso delle navi dedicate ai cannoni ad aria compressa per proiettili a dinamite, effettivamente sperimentate nel 1892.

Griffith fu forse più giornalista che scrittore, secondo alcuni; ma non è un difetto per uno scrittore di ‘narrativa di idee’, e questo giudizio si potrebbe applicare anche a una parte dell’opera di Wells e soprattutto di Verne. La sua ricca posa ottocentesca piacerà senz’altro a chi ha amato Verne, e la varietà di episodi bellici e avventurosi mantiene fino all’ultimo la tensione della lettura. Come si è detto, Griffith seppe anticipare molte cose, prima tra tutte l’importanza dell’arma aerea nelle guerre future (‘La guerra nell’aria’ di Wells, pubblicato nel 1907, gli deve molto; anche se in realtà l’aviazione divenne davvero importante solo nella II Guerra Mondiale), curiosamente anche l’importanza di spezzare l’alleanza tra Italia e Imperi Centrali; ma seppe anche assorbire importanti influenze letterarie. Prima fra tutte quella di Verne, non solo per il fascino della scienza ma anche per la sinistra figura del protagonista: l’ebreo Natas rientra in una galleria di ‘geni vendicatori’ insieme al Capitano Nemo e al Conte di Montecristo di Dumas. Molto interessante anche l’influenza dei cosiddetti ‘Romanzi di invasione’, che ebbero successo nell’Inghilterra di quegli anni, e immaginavano una Albione invasa dalle temute forze del Kaiser: il primo fu ‘La battaglia di Dorking’ scritto nel 1871, proprio a ridosso della schiacciante vittoria prussiana a Sédan (chissà che un editore non voglia riproporre queste proto-ucronie..). Poi quella di Rider Haggard, che nel 1885 aveva pubblicato ‘Le miniere di re Salomone’: anche qui infatti troviamo un paradiso perduto nel cuore dell’Africa, che solo le nuove aeronavi riescono a raggiungere, e diventa la base segreta nonché ‘buen retiro’ dei Terroristi.

Più complesso è analizzare le influenze della storia e della politica del tempo. Il romanzo coglie molto bene temi di bruciante attualità: le disuguaglianze sociali, il dispotismo, dietro lo splendore della Belle Epoque la cupa sensazione dell’attesa di un disastro, che si sarebbe concretizzata con la I Guerra Mondiale. Le idee dell’autore sono a volte sorprendenti: l’afflato per la fratellanza universale è assolutamente genuino, e comporta l’uguaglianza con le donne; verrà realizzata però grazie a un’associazione verticistica, che manovra tutte le altre, guidata di fatto da una sola persona e pochi collaboratori; il principale tra loro, lord Alanmere, addirittura ipnotizzato come un burattino dall’onnipotente Natas! Questi rivela poi in un episodio addirittura poteri profetici, forse perché ebreo.. E ancora: la Fratellanza è senz’altro universale, i membri che incontriamo all’inizio appartengono a tutti i popoli europei e a loro è richiesto di parlare indifferentemente quattro lingue, così come l’inno della Fratellanza è cantato in tutte le lingue; ma nel finale il governo mondiale sarà fondato sulla supremazia della ‘razza’ anglosassone dai due lati dell’Atlantico, a cui gli altri popoli europei saranno ammessi. Quanto ai non europei, si menzionano i musulmani come possibili alleati, ma gli asiatici appaiono il ‘pericolo giallo’ tanto temuto all’epoca; gli africani non pervenuti, nemmeno nelle scene ambientate in Africa.

Ma a parte queste curiose idiosincrasie, del resto tipiche dell’epoca, è molto interessante il programma di ristrutturazione sociale messo in pratica nella conclusione, che va dall’abolizione della proprietà privata a un arbitrato permanente per risolvere i problemi.

In definitiva, un romanzo che illustra molto bene i temi e l’efficacia della ‘narrativa d’anticipazione’ già centotrent’anni fa.

Antonio Ippolito