I Classici della SF: “City” | “Anni senza fine” (City, 1952) di Clifford D. Simak

Articolo di Massimo Lucianiuc157In City (già pubblicato su “Urania” con il titolo Anni senza fine) assistiamo al lento declino della specie umana, simboleggiata dalla famiglia Webster per innumerevoli generazioni, dall’anno 2000 al 20000. All’abbandono da parte dell’uomo delle città, divenute ormai un relitto di epoche preistoriche. All’inizio della civiltà canina prefigurata da Nathaniel, il primo Cane parlante, che insieme all’altro grande amico dell’uomo, il robot, prepara il mondo di un lontano futuro, quando l’uomo sarà scomparso dalla Terra. Ci sono le pagine grandiose del tentativo di colonizzare Giove, popolato da una razza indescrivibile nella quale l’umanità della Terra si annullerà, e poi la cupa e incomprensibile civiltà delle formiche, volte in silenzio alla conquista del pianeta. Allora i nostri ultimi discendenti si nasconderanno in un mondo spettrale che solo i Cani presentono… Un romanzo epico e visionario, degno erede dei classici di Olaf Stapledon e H.G. Wells

Titolo: “City” tradotto anche col titolo “Anni senza fine” | Titolo originale: City (1952) | Autore: Clifford D. Simak | Per tutte le edizioni del romanzo clicca QUI

Il romanzo “Anni senza fine”, conosciuto anche come “City”, (“City”) di Clifford D. Simak è stato pubblicato per la prima volta nel 1952. Ha vinto l’International Fantasy Award. In Italia è stato pubblicato come “Anni senza fine” da Mondadori nei nn. 18 e 333 bis di “Urania”, nel n. 688 di “Oscar”, nel n. 2 de “I Libri di Urania” e nel n. 182 dei “Classici Urania” nella traduzione di Tom Arno (Giorgio Monicelli) e dall’Editrice Nord nel n. 3 di “Cosmo Biblioteca” nella traduzione di Ugo Malaguti e come “City” dalla Libra Editrice nel n. 3 dei “Classici della Fantascienza nella traduzione di Ugo Malaguti e di nuovo da Mondadori nel n. 157 di “Urania Collezione” nella traduzione di Giorgio Monicelli.

All’inizio del XXI secolo la tecnologia ha fatto passi da gigante nella costruzione di mezzi di trasporto straordinariamente efficienti e veloci. La conseguenza è che gli esseri umani hanno cominciato ad abbandonare le città perché possono andare a vivere in campagna e spostarsi molto velocemente per andare a lavorare dovunque.

CTY1983La progressiva morte delle città è solo uno dei tanti grandi cambiamenti che avvengono nella società umana del futuro. L’esplorazione spaziale  porta a contatti con alieni, che in vari modi influenzano gli umani. Nel corso dei secoli, sulla Terra la famiglia Webster, protagonista di tanti cambiamenti, contribuisce anche all’evoluzione dei cani.

“Anni senza fine” è un romanzo composto da vari racconti pubblicati tra il 1944 e il 1951 sulla rivista “Astounding Science-Fiction” che successivamente sono stati raccolti in un romanzo. I racconti, che narrano storie separate anche da millenni, sono accompagnati da introduzioni che li collegano e ne segnano il tono. Un ultimo racconto venne scritto nel 1972 ed è perciò presente solo nelle edizioni successive a quell’anno.

Il risultato è che Clifford D. Simak riesce a creare una grande storia unificata superando quelle che generalmente sono limitazioni derivanti dall’unione di racconti ambientati in tempi molto diversi. Soprattutto, i racconti che formano il romanzo diventano leggende arrivate fino alla civiltà dei cani.

Le introduzioni ai racconti sono scritte in un futuro lontanissimo in cui i cani hanno una loro civiltà e le prove dell’esistenza degli esseri umani sono scomparse. La conseguenza è che sono rimaste solo antichissime storie su di essi ma tra i cani ci sono accesi dibattiti sulla loro attendibilità.

Gli eventi che hanno portato alla nascita della civiltà dei cani e alla perdita della memoria dell’esistenza degli esseri umani vengono spiegati nei vari racconti. La civiltà umana passa attraverso profondi cambiamenti, a cominciare dall’abbandono delle città. Esse sono rese ormai inutili dagli enormi progressi dei mezzi di trasporto, che permettono di spostarsi rapidamente anche attraverso notevoli distanze.

Cover by Gary ViskupicClifford D. Simak era fortemente legato a un mondo bucolico e “Anni senza fine” comincia con il ritorno della gente alla campagna. Sembra quindi paradossale che quel cambiamento rappresenti il primo atto del declino della civiltà umana. D’altra parte, sotto vari punti di vista gli esseri umani sono descritti in maniera negativa, tanto che secondo alcuni studiosi tra i cani essi non sono mai esistiti ma sono stati inventati come una sorta di spauracchio per i bambini.

Al centro dei grandi cambiamenti nella civiltà umana c’è la famiglia Webster, che rappresenta i lati positivi ma anche quelli negativi degli esseri umani. I membri della famiglia sono spesso brillanti e le loro opere influenzano la storia umana ma non sempre in modo positivo. Alcuni di loro portano progresso ma altri finiscono per causare involontariamente danni all’umanità.

La storia della famiglia Webster e del robot Jenkins, al servizio di molte generazioni di Webster, permette di capire i cambiamenti che avvengono nel corso di millenni nella civiltà umana e l’ascesa della civiltà dei cani. Il fatto che la storia dell’umanità vada in qualche modo dedotta da quella della famiglia Webster può non piacere ad alcuni lettori ma secondo me è un modo efficace di raccontare la storia.

Le introduzioni ai racconti danno un certo tono fiabesco, anche grazie alla loro ambientazione spesso bucolica. Ciò permette a Clifford D. Simak di dare il suo meglio in una grande storia che diventa spesso filosofica con tante riflessioni da parte di esseri umani, di cani e occasionalmente di altre creature.

Se cercate storie d’azione, “Anni senza fine” decisamente non fa per voi. I vari racconti esplorano le possibili conseguenze di certe scelte e anche i personaggi alla fine servono a rappresentare certe idee. La conseguenza è che il loro sviluppo è limitato, anche perché pochi di essi sono presenti in più di un racconto.

“Anni senza fine” è una storia di fantascienza che definire umanistica è a rigor di termini solo in parte corretto perché ci sono anche i cani. Al di là delle definizioni, è giustamente considerato un grande classico che non può mancare nella collezione di chi sia interessato alla fantascienza ma secondo me va letto a prescindere dalle etichette di genere.

Massimo Luciani

Clifford_SimakL’AUTORE

Clifford Donald Simak (Millville, 3 agosto 1904 – Minneapolis, 25 aprile 1988) è stato uno scrittore, giornalista e autore di fantascienza statunitense. Fu insignito di numerosi e prestigiosi premi della letteratura fantastica e fantascientifica come il premio Hugo, il Nebula e il Grand Master Award alla carriera, ricevuto nel 1977. Clifford D. Simak nacque a Millville, nel Wisconsin, figlio di John Lewis Simak, originario boemo, e di Margaret Wiseman. Nella località rurale di Millville egli visse anche la sua giovinezza, e ciò già spiega la primazia degli scenari agresti, tipici d’altronde di tutto il Midwest americano, che delineano il corpus delle sue opere letterarie. Simak studiò giornalismo all’Università del Wisconsin e, a partire dagli anni trenta, collaborò a diverse testate di Michigan, Iowa, Carolina del Nord e Missouri. Ad ogni modo, Simak legò la sua professione di giornalista principalmente al Minneapolis Star and Tribune (Minneapolis (Minnesota)), per il quale lavorò a partire dal 1939 e sino al 1976, occupandosi regolarmente di una rubrica settimanale di divulgazione scientifica. Divenne fra l’altro editore del Minneapolis Star nel 1949 e coordinatore del Minneapolis Tribune e del Science Reading Series nel 1961. Sposatosi il 13 aprile 1929 con Agnes Kuchenberg, ne ebbe due figli, Scott e Shelley. Morì al Riverside Medical Center di Minneapolis nel 1988, all’età di 83 anni. (Bio da Wikipedia)

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