Speciale P.K.Dick – “Le tre stimmate di Palmer Eldritch” (The Three Stigmata of Palmer Eldritch, 1965)

SpecialePhilipDick[11]sPECIALE PkdLe tre stimmate di Palmer EldritchStavolta c’è poco da dire sul titolo: è quello giusto. Traduzione letterale di The Three Stigmata of Palmer Eldritch, come s’intitolava il paperback che esce negli Stati Uniti nel 1964 per Doubleday. Siccome Fruttero & Lucentini avevano deciso che Dick non andava bene per Urania (e c’è chi ancora li rimpiange…), a pubblicare quello che ormai tutti considerano una delle pietre miliari nell’opera di Dick fu la Libra di Malaguti nel 1970 (e solo per questo Malaguti s’è guadagnato il posto in paradiso). Il romanzo scaturisce, come è capitato altre volte, da un racconto,

“I giorni di Perky Pat”, uscito in America solo un anno prima; e aggiungiamo che né il racconto né il romanzo sarebbero stati pensabili senza il contributo della Mattel colle sue bambole Barbie e Ken (ricordiamo che Dick ebbe per prime le due figlie, Isa e Laura, quindi di bambole in casa ne aveva viste di certo).

Tra i vari personaggi immaginati da Dick, Palmer Eldritch ha un fascino del tutto particolare: con i suoi occhi artificiali Luxvid, la sua mano d’acciaio e i denti metallici potrebbe essere il Freddy Krueger del Meraviglioso Mondo Dick.

Cover by Bob PepperEppure Palmer Eldritch non è il vero protagonista del romanzo: la storia segue per lo più le disavventure di Barney Mayerson, un precog, cioè un individuo dotato di poteri paranormali di previsione del futuro che lavora in un’azienda specializzata nello spaccio di stupefacenti, quella dell’imprenditore Leo Bulero. Ovviamente la ditta non traffica ufficialmente la droga Can-D: il suo business legale è quello di fornire gli infelici coloni marziani, gente costretta ad abbandonare la terra a causa di un disastro climatico che ha fatto innalzare enormemente la temperatura (aspetto questo non più tanto fantascientifico), dei piccoli plastici dove far vivere le bambole Perky Pat e Walt. Questi due personaggi vivono in una California di sogno, sono ricchi e belli, se la spassano; esattamente il contrario della vita grama e mostruosamente deprimente dei coloni. E se pensate che giocare con le bambole sia un po’ ridicolo per degli adulti, tenete conto che in effetti, se si gioca con le bambole sotto l’effetto del Can-D dopo un po’ si diventa le bambole e per qualche ora si fa la vita spensierata di Perky Pat e Walt (incluso il sesso selvaggio sulla spiaggia). L’ONU, che controlla l’emigrazione terrestre su Marte, sa del doppio business di Bulero, ma fa finta di niente: l’importante è che i coloni se ne stiano buoni.

Tutto va in pezzi quando dal sistema di Proxima Centauri torna Palmer Eldritch (nome che in inglese significa “arcano pellegrino”, e si vedrà perché), col suo sguardo e sorriso d’acciaio e la mano prostatica. Eldritch ha portato con sé una nuova droga ben più potente, il Chew-Z, che lancia con lo slogan “Dio promette la vita eterna; io posso fare di meglio: posso metterla in commercio”. La sua droga, infatti, permette di vivere in una realtà virtuale per quanto tempo si vuole, in un mondo fatto da noi, con tutti i divertimenti e i piaceri e le avventure che ci piacerebbe vivere. La realtà virtuale in pillole. Come evasione dalla monotonia della vita nelle colonie marziane è ben altra cosa rispetto al Can-D, infatti Leo Bulero capisce di avere a che fare con un concorrente che potrebbe distruggere il suo impero commerciale, e – infischiandosene da vero capitalista della libera concorrenza – comincia a complottare per eliminare Eldritch.

Cover by Peter GudynasMa quest’ultimo è un osso molto più duro del previsto, che riesce in breve a intrappolare Bulero prima e Mayerson poi nei suoi universi artificiali prodotti dal Chew-Z. Ed entrambi scoprono che anche dopo la fine dell’esperienza prodotta dalla droga, non ci si può liberare di Eldritch: la sua immagine continua ad apparire loro, e si vedono nello specchio con i raggelanti lineamenti metallici dell’imprenditore-spacciatore. E come loro, gli altri che hanno provato il Chew-Z.

In realtà siamo di fronte alla storia di un’invasione aliena senza dischi volanti, messa in atto con una droga psichedelica. E dietro, o meglio dentro Eldritch, sta una misteriosa entità extraterrestre che si è impadronita dell’uomo d’affari durante i suoi viaggi nello spazio. Forse quest’ultima non è neanche cattiva, forse pensa di far del bene agli umani: sta di fatto che il Chew-Z getta tutti in un vortice ontologico-psichiatrico nel quale non si sa bene cosa è reale e cosa no.

Metafora del capitalismo (Eldritch imprenditore definitivo), premonizione su quello che sarebbe diventato il mercato coatto delle droghe (Eldritch burroughsiano arci-spacciatore), rivelazione della tecnica (Eldritch cyborg che tutto vede e controlla e dispone), delirio metafisico-teologico (Eldritch come un Cristo alla rovescia che ci chiede di sacrificarci per lui), proiezione delle paure e dei traumi infantili di Dick (Eldritch ha anche alcuni tratti che potrebbero riconnetterlo al padre di Phil, Edgar): si potrebbe andare avanti a lungo a suggerire chiavi di lettura. Il fascino del romanzo sta proprio nell’ambiguità e nell’enigmaticità del cattivo, di Palmer Eldritch, che forse in fondo in fondo non è proprio cattivo (o forse semplicemente lo disegnano così…).

E forse, come il vertiginoso finale del romanzo ci fa sospettare, Eldritch è già dentro di noi, pronto a uscire fuori.

Umberto Rossi

Philip K. DickL’AUTORE

Philip Kindred Dick (Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982) è stato uno scrittore statunitense. La fama di Dick, noto in vita esclusivamente nell’ambito della fantascienza, crebbe notevolmente nel grande pubblico e nella critica dopo la sua morte, in patria come in Europa (in Francia e in Italia negli anni ottanta divenne un vero e proprio scrittore di culto), anche in seguito al successo del film Blade Runner del 1982 liberamente ispirato a un suo romanzo. In vita pubblicò quasi solamente opere di narrativa fantascientifica – un genere all’epoca considerato “di consumo” – ed è stato successivamente rivalutato come un autore postmoderno precursore del cyberpunk e, per certi versi, antesignano dell’avantpop. Gli sono stati dedicati molteplici studi critici che lo collocano ormai tra i classici della letteratura contemporanea. Temi centrali dei suoi visionari romanzi sono la manipolazione sociale, la simulazione e dissimulazione della realtà, la comune concezione del “falso”, l’assuefazione alle sostanze stupefacenti e la ricerca del divino.

Nato a Chicago, con la sorella gemella Jane, in una famiglia dai legami burrascosi (la madre, da lui descritta come nevrotica, divorziò dal padre pochi anni dopo la nascita dei gemelli), Philip Dick trascorse un’infanzia e un’adolescenza solitarie e tormentate: la sorellina morì a poche settimane dalla nascita (Dick le rimase sempre legato, e decise di essere seppellito accanto a lei); dopo il trasferimento in California, frequentò l’Università di Berkeley, ma non concluse gli studi a causa della sua militanza nel movimento contro la guerra di Corea e del suo pacifismo(per continuare gli studi universitari avrebbe dovuto sostenere un corso di addestramento – ROTC – come ufficiale della riserva, all’epoca obbligatorio), che lo portarono ad avere problemi col maccartismo di quegli anni. Iniziò a lavorare in un negozio di dischi dove conobbe la prima moglie, Jeanette Marlin (il matrimonio durò da maggio a novembre ’48). Le sue affermazioni secondo cui in quel periodo avrebbe lavorato in una radio locale non sono mai state provate, anche se è possibile che abbia scritto testi pubblicitari per qualche emittente di Berkeley. Sicuramente la nascita della sua conoscenza e del suo amore per la musica classica precedette gli anni in cui lavorò come commesso nel negozio di dischi.

L’incontro con la fantascienza avvenne, forse per caso, e forse nel 1949 (ma il suo primo racconto, “Stability” Stabilità, pubblicato postumo, fu scritto nel 1947), quando invece di una rivista di divulgazione scientifica ne acquistò per sbaglio una di fantascienza (la circostanza non è certa). Esordì nel 1952 sulla rivista Planet Stories. Lasciata la prima moglie, si risposò con Kleo Apostolides (dal 14 giugno 1950 al 1959), militante comunista di origini greche. In questo periodo pubblicò i primi romanzi e una notevole quantità di racconti. Il matrimonio con Kleo andò in crisi quando Dick si trasferì nella zona rurale di Point Reyes, a nord di San Francisco, in quella Marin County che fu l’ambientazione di diverse opere (tra tutte Cronache del dopobomba). Lì conobbe Anne Williams Rubinstein, che diventò la sua terza moglie (rimasero sposati dal 1º aprile 1959 all’ottobre 1965). Era una donna colta e di forte personalità, vedova e madre di tre figlie, che gli diede una figlia: Laura Archer (25 febbraio 1960). Dick si trasferì a casa di Anne, e per mantenere la famiglia e il tenore di vita della moglie abbandonò la fantascienza, poco remunerativa e per niente prestigiosa, per tentare di occuparsi di narrativamainstream. Ma Dick visse ciò come una sconfitta, di cui considerò responsabile la moglie. Il fallimento come “nuovo” autore fu la goccia; il matrimonio andò a pezzi, Dick si convinse che la moglie avesse assassinato il precedente marito e che avrebbe fatto lo stesso con lui. Divorziarono nel 1965, e Dick si trasferì a San Francisco.

Dick assumeva anfetamina fin dai primi anni Cinquanta, sostanza che gli era stata prescritta dallo psichiatra che gli aveva diagnosticato una lieve forma di schizofrenia; l’anfetamina era usata per combattere gli stati depressivi di cui lo scrittore soffriva occasionalmente. Man mano Dick sviluppò una vera e propria tossicodipendenza dalla sostanza, che lo agevolava nella stesura delle sue opere. L’abuso di stimolanti raggiunse livelli allarmanti durante la seconda metà degli anni Sessanta, proprio mentre l’autore scriveva due dei suoi romanzi più importanti (Il cacciatore di androidi e Ubik). La rottura con la quarta moglie, Nancy Hackett (sposata dal 6 luglio 1966 al 1972), che lo abbandonò assieme alla figlia Isolde Freya (ora Isa Dick Hackett ) (15 marzo 1967), e la morte del suo carissimo amico Jim Pike, mandarono Dick alla deriva; lo scrittore si trovò a vivere in una casa di sbandati, e la situazione arrivò al punto critico quando, in sua assenza, la sua abitazione subì un’effrazione durante la quale sconosciuti forzarono il suo schedario blindato (Dick fece innumerevoli ipotesi sulla loro identità, arrivando a sospettare che fossero agenti dell’FBI; a tutt’oggi la questione non è stata chiarita). In seguito Dick partecipò a una conferenza sulla fantascienza a Vancouver, in Canada, e decise di stabilirvisi. Anche l’esperienza canadese fu però un fallimento, dovuto al consumo eccessivo di psicofarmaci e alla mancanza di denaro. Dick si fece ricoverare in una comunità di recupero pertossicodipendenti, la X-Kalay, un’esperienza breve che però lo aiutò chiudere con le anfetamine. Molti eventi e situazioni risalenti al suo percorso esistenziale di questo periodo ebbero un ruolo importante nel suo romanzo Un oscuro scrutare. Tornato in California, Dick si stabilì alla periferia di Los Angeles e nel 1972 riprese a scrivere, anche in seguito all’incontro con Leslie (Tess) Busby (18 aprile 1973-1977), la quinta moglie, dalla quale ebbe il terzo figlio, Christopher Kenneth (25 luglio 1973). Tra il febbraio e il marzo del 1974 Dick iniziò a sentire voci e avere visioni in sogno e da sveglio. Convinto di vivere un’esperienza mistica, Dick prese a scrivere l’Esegesi, una vasta raccolta di appunti a carattere teologico-filosofico a partire dai quali scrisse la celebre Trilogia di Valis, punto d’arrivo della sua esperienza letteraria.

Morì a Santa Ana, in California, per collasso cardiaco, nel 1982, proprio quando i diritti delle sue opere cominciavano a dargli per la prima volta una certa sicurezza economica, e mentre era in lavorazione il primo film basato su una delle sue storie: Blade Runner, di Ridley Scott, che Dick non poté vedere completato, anche se riuscì a visitarne il set. (Biografia tratta da Wikipedia)