Distopie e Apocalissi Italiane del XXI Secolo: “La ragazza di Vajont” (2008) di Tullio Avoledo

Distopie e Apocalissi Italiane del XXI SecoloLa ragazza di VajontIl protagonista di questo romanzo si aggira fra le macerie di un mondo in rovina, devastato da una violenta pulizia etnica accaduta da qualche parte nel tempo e del cui orrore s’intravede solo la coda. Una lunga cicatrice gli attraversa il petto, e una memoria difettosa gli impedisce di mettere ordine nei suoi ricordi e nel suo passato, creando un continuo e imprevedibile cortocircuito tra verità e finzione. Intorno a lui una realtà slittata, altra, eppure simile alla nostra, dove non esistono i telefoni cellulari, l’uomo non ha mai camminato sulla Luna e l’Africa è diventata un grande deserto radioattivo. Immerso nel silenzio della neve sorge Vajont: un paese nuovo, costruito per accogliere gli sfollati della tragedia della diga, e diventato negli anni ricettacolo di «una fauna di sradicati, di gente senza casa e senza nazione che capitava lì e lì si fermava, come barche senza timone trascinate dalla marea». Le giornate del protagonista sembrano ripetersi uguali da sempre: le visite all’ospedale per una terapia che forse è la radice stessa del suo male, la passione per l’aeromodellismo, le chiacchiere con l’unico, ombroso amico che gli è rimasto, lo Storpio. Fino a quando un pomeriggio, sulla corriera che lo porta all’ospedale, alla fermata di Vajont sale una giovane ragazza. «Ho in mente un volto, e il modo in cui la luce rende bella la sua pelle. Un ciuffo di capelli biondi le vela lo sguardo. Così gli occhi sembrano guardarti da lontano, dalle profondità di qualcosa». È l’inizio di un amore impossibile, e al tempo stesso il momento della verità: «la memoria fa male», e niente potrà mai cancellare ciò che lui ha fatto. Perché se la realtà sembra vacillare, se è meglio guardarsi le spalle ogni volta che si esce di casa, la colpa è anche sua.

«Quando la ragazza di Vajont aprì la portiera il freddo invase l’auto, ma poi lei saltò svelta dentro, il sedile di pelle la accolse, e l’interno fu di nuovo caldo e pieno di vita, tanta vita da sembrare impossibile».

Titolo: La Ragazza di Vajont | Autore: Tullio Avoledo | Anno di pubblicazione 2008 | Editore: Einaudi | Collana: I coralli | ISBN 9788806191641 | Pagine: 312 | Prezzo: 17€

Probabilmente non è il più originale, né il più diverte, tantomeno il più letto. Tuttavia, considero La Ragazza di Vajont il miglior romanzo scritto da Tullio Avoledo. Seguendo un registro sottilmente cupo e poetico, Avoledo mette da parte il tipico e divertente cinismo che ha caratterizzato i personaggi delle sue opere precedenti, per raccontare la storia di un complice, un debole che sacrifica i propri ideali nella ricerca di un riscatto personale e di un appagamento delle proprie ambizioni, frustrate da una serie di eventi nefasti che la sua memoria non riesce a incasellare in un passato nebuloso. Una persona disposta a rinnegare le proprie idee e i propri valori al punto di vendere metaforicamente la propria anima al “diavolo”: il leader di un’Italia in rovina travolta dalla deriva reazionaria e xenofoba.

I temi trattati dallo scrittore pordenonese ricalcano più o meno quelli degli altri romanzi. In questo però le tematiche fantascientifiche (e più specificatamente quelle ucroniche) non vengono soltanto accennate come quattro precedenti (L’elenco telefonico di Atlantide, Mare di Bering, Lo Stato dell’Unione, Breve Storia di lunghi tradimenti) ma si integrano alla perfezione con la descrizione di una vicenda umana che vede il protagonista sedotto e ammaliato dalla femme fatale di turno; come negli altri romanzi troviamo infatti una sorta di Black Hair Girl di Dickiana memoria, anche se con i capelli biondi, meno cattiva e questa volta vittima – e non strumento – del potere. Ritroviamo un mondo dove le dittature fasciste hanno ripreso il sopravvento, come in una specie di seguito ideale de Lo Stato Dell’Unione, in un futuro alternativo nel quale fanno capolino alcuni elementi del nostro presente (e qui paiono nuovamente evidenti i riferimenti a P.K. Dick, scrittore letto e apprezzato da Avoledo). Benché come già detto la struttura ricalchi in minima parte quella dei romanzi passati, questa volta Avoledo evita di ricadere in un remake di se stesso, come per sua stessa ammissione è accaduto per Breve Storia Di Lunghi Tradimenti. Rimangono tuttavia alcuni punti di contatto con i protagonisti dei romanzi precedenti: abbiamo un protagonista di mezza età, ora triste e dalla memoria compromessa; un sorta di “guru cinico” per amico; la bella di cui sopra e la già citata dittatura nello sfondo.

La Ragazza di Vajont appare come un romanzo maturo, a volte quasi magico, certo coinvolgente e con il solo difetto di non approfondire alcuni aspetti, alcuni passaggi che rimangono un po’ troppo sfumati (volutamente?) sullo sfondo di una vicenda sapientemente costruita. Lettura appagante di un romanzo al quale, forse, sarebbero servite un centinaio di pagine in più. Chissà.

Thomas Mytom Pitt

Tullio AvoledoL’AUTORE

Tullio Avoledo è nato a Valvasone, in provincia di Pordenone, il 1º giugno 1957, si è laureato in giurisprudenza, e dopo aver fatto diversi mestieri, fra cui il copywriter e il giornalista, lavora presso una banca di Pordenone. Con il suo romanzo d’esordio, L’elenco telefonico di Atlantide (gennaio 2003) pubblicato da Sironi, ha ottenuto un lusinghiero successo di critica e di pubblico e vinto il premio “Forte Village Montblanc – scrittore emergente dell’anno”. Nel novembre 2003 ha pubblicato il suo secondo titolo, Mare di Bering (Sironi) e nel 2005 i due romanzi Lo stato dell’unione (Sironi) e Tre sono le cose misteriose (Einaudi), Premio Super Grinzane Cavour 2006 e finalista, nello stesso anno, al Premio Stresa. Del marzo del 2007 è il suo quinto romanzo: Breve storia di lunghi tradimenti (Einaudi), Premio Letterario Castiglioncello-Costa degli Etruschi e Premio “Latisana per il Nord-Est”. Suoi racconti appaiono in antologie pubblicate da Guanda, Mondadori e Minimum Fax. Per Guanda, ne I delitti in provincia appare il racconto La traccia del serpente sulla roccia. Il suo sesto romanzo, La ragazza di Vajont, è uscito per Einaudi nel giugno del 2008 e in Inghilterra nel 2013 (pubblicato da Troubadour). È la storia di un amore impossibile, sullo sfondoapocalittico di un Nord-Est “parallelo” tormentato da una guerra civile e dai fantasmi della pulizia etnica. A settembre 2008 è stato pubblicato nella collana “VerdeNero” delle edizioni Ambiente il romanzo breve L’ultimo giorno felice (Premio “Tracce di Territorio”, Pavia), che narra la crisi esistenziale di un architetto cinquantenne coinvolto nella ecomafia delle discariche friulane. Il 10 novembre 2009 è uscito per Einaudi il romanzo L’anno dei dodici inverni, storia d’amore e di viaggi nel tempo, finalista al Premio Stresa e vincitore del Premio dei Lettori di Lucca 2010 e Jerusalem, racconto ispirato ad un’Italia post-apocalittica, inserito nella raccolta Anteprima Nazionale a cura di Giorgio Vasta (Minimum Fax). Il 31 maggio 2011 è uscito per Einaudi Stile Libero il romanzo Un buon posto per morire, un “romanzo storico sulla fine del mondo” scritto a quattro mani con Davide “Boosta” Dileo, tastierista del gruppo Subsonica. Il romanzo si è aggiudicato il Premio Emilio Salgari 2012. Avoledo ha aderito al progetto internazionale “Metro 2033 Universe” di Dmitrij Gluchovskij scrivendo il romanzo Le radici del cielo, uscito nel novembre 2011 per l’editore Multiplayer.it, e che è stato tradotto in russo, tedesco, polacco e ungherese. Le radici del cielo, ambientato nell’universo postatomico descritto da Gluchovskij nei due romanzi Metro 2033 e Metro 2034, è un’avventurosa cerca alla Tolkien, ma anche una riflessione su temi come lo scontro tra il Bene e il Male e la possibilità che la fede in Dio possa sopravvivere all’olocausto nucleare. A maggio 2014 è uscito, sempre per Multiplayer, La crociata dei bambini, seguito di Le radici del cielo e secondo capitolo della trilogia dedicata da Avoledo al “Metro 2033 Universe”. Nel 2016 è uscito nelle sale cinematografiche del film Breve storia di lunghi tradimenti che il regista Davide Marengo ha tratto dall’omonimo romanzo; tra gli interpreti Guido Caprino, Carolina Crescentini, Maya Sansa e Philippe Leroy.