Speciale P.K.Dick – “Scorrete lacrime, disse il poliziotto” (Flow My Tears, the Policeman Said, 1974)

SpecialePhilipDick[11]Scorrete lacrime disse il poliziottoAltro misfatto dell’editoria italiana. Uscito in America nel 1974, dopo una travagliata composizione, il romanzo viene tradotto in italiano abbastanza rapidamente, uscendo per la Nord nel 1974; il titolo, vergognosamente, viene reso col grigio Episodio temporale. Evidentemente alla Nord nessuno sapeva che la prima metà altro non era che una citazione da una canzone di John Dowland, il grande musicista inglese dell’era elisabettiana (uno dei preferiti di Dick), “Flow My Tears” della quale esiste anche una versione per liuto solo (strumento nel quale Dowland eccelleva). La canzone è una delle più belle di tutti i tempi, ed è stata interpretata pure da Sting.

Grazie a Dio l’edizione Fanucci attualmente in commercio ha riparato questo sconcio.

Scritto fra il marzo e l’agosto del 1970, Scorrete lacrime appartiene alla fase “acida” dell’esistenza dickiana, ma prelude già all’ultima parte della sua produzione, quella della maturità stilistica e filosofica, in cui i temi fondamentali sono la religione e la condizione umana da cui è impossibile fuggire. Il romanzo esce solo quattro anni dopo perché la vita di Dick viene sconvolta nel novembre del 1971 quando lo scrittore tornò nella sua casa di San Rafael per trovarla scassinata e devastata. Il suo schedario blindato, nel quale conservava i dattiloscritti di tutti i suoi romanzi e racconti, editi o inediti, nonché tutta una serie di documenti personali, era stato aperto con l’uso di esplosivo.

L’effrazione getta Dick nel panico, tanto più che la polizia locale lo informa che, viste le sue frequentazioni, non si meraviglierebbero se qualcuno gli sparasse una pistolettata alla nuca. Da quando la sua quarta moglie lo ha lasciato, Phil vive una vita spericolata, fa uso di anfetamine in quantità industriali, accoglie nella sua casa giovani drogati e dropout, ogni tanto si dedica anche allo spaccio di piccolo cabotaggio. Dato questo stato di cose, impossibile capire chi gli ha saccheggiato casa: potrebbe essere qualcuno dei ragazzi che ha ospitato; oppure una rappresaglia di spacciatori locali; un’incursione delle Pantere Nere (alle quali apparteneva un suo vicino di casa); un raid dell’FBI; un’intimidazione della polizia del posto. Dick stila una lista di ipotesi, che chiude con la più Dickiana: forse è stato lui stesso e non se lo ricorda.

Non stupisce che di lì a poche settimane lo scrittore voli a Vancouver, dove è stato invitato a un convegno, e resti poi in Canada, terrorizzato all’idea di ritornare a San Rafael. Dal Canada si trasferirà poi nella California meridionale, dove passerà il resto della sua vita.

In tutto questo tempo, il dattiloscritto di Scorrete lacrime era rimasto (fortunatamente) nella cassaforte del suo avvocato, e di lì Dick lo recupererà quando si sarà trovato casa e nuova moglie a Fullerton. Rimetterà mano al romanzo, che uscirà interrompendo un lungo periodo di silenzio.

Flow My Tears, the Policeman SaidIl protagonista, Jason Taverner, è una star interplanetaria della televisione, una celebrità di un mondo futuro governato da un ferreo regime di polizia. Dopo aver subito un attentato a opera della sua ex-amante, che lo ferisce con una “spugna di Callisto”, si ritrova al risveglio in una camera di hotel, senza documenti, senza identità, e senza che nessuno al mondo si ricordi di lui, nonostante la sua fama. Un compiacente portiere d’albergo lo accompagna da Kathy, una giovane falsaria, che lo fornisce di documenti nuovi. Poi tocca al suo contatto, Mc Nulty, che arresta Taverner per poi rilasciarlo, dal momento che un (supposto) errore scambia il suo nominativo con un altro.

A questo punto entra in gioco il personaggio più affascinante del romanzo: il potentissimo e tormentato generale della polizia Felix Buckman, amante della musica antica, collezionista di oggetti e di francobolli, e nell’opprimente stato di polizia in cui si svolge il romanzo anche un poliziotto per bene: ha una sorella gemella Alys, che è sadomasochista, bisessuale e tossicomane (insomma, un personaggio dei nostri giorni…). Alys è anche la sua amante, e la madre del loro figlio. Buckman, insospettito, fa arrestare Taverner e lo rilascia, dopo avergli messo addosso dei segnalatori, convinto che un uomo che senza identità in quel mondo di controllo e vigilanza è un uomo pericolosissimo.

Sarà Alys a rintracciare Taverner all’uscita del commissariato e a portarselo a casa… di qui una serie di svolte e colpi di scena che ovviamente non è il caso di descrivere anticipatamente per non rovinare il gusto della lettura a chi ancora non ha affrontato questo romanzo.

Secondo Claudio Asciuti Dick utilizza le categorie kantiane ma soprattutto quelle schopenahueriane per costruire anzitempo la teoria del “multiverso”, che solo nell’ultimo decennio comincia a esser considerata credibile, ma anziché un mondo ucronico con tutte le “diversità potenziali” dal nostro, ne disegna uno distopico-ucronico, dove Richard Nixon è quasi divinizzato, il mondo è in mano a una polizia planetaria, il problema razziale è stato eliminato permettendo ai neri di avere un solo figlio, gli studenti vivono in mezzo alle rovine delle università e i campi di concentramento lavorano a pieno ritmo.

In questo romanzo non incontriamo ancora l’agapè paolina di cui Dick si nutrirà in seguito, ma piuttosto la “simpatia” schopenahaueriana, per cui ognuno di noi è facente parte del tutto, e quindi degli altri. Qualità che incisa nel romanzo, riscoprirà dopo Atti degli Apostoli (8,27-39), dove Filippo incontra un etiope e lo battezza, e nella realtà quotidiana, e quando in un giorno del 1978 Phil incontra un afroamericano in una stazione di servizio che sta cercando di fare benzina, chiudendo circolarmente un processo iniziato in quei lontani giorni del 1970.

Umberto Rossi

Philip K. DickL’AUTORE

Philip Kindred Dick (Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982) è stato uno scrittore statunitense. La fama di Dick, noto in vita esclusivamente nell’ambito della fantascienza, crebbe notevolmente nel grande pubblico e nella critica dopo la sua morte, in patria come in Europa (in Francia e in Italia negli anni ottanta divenne un vero e proprio scrittore di culto), anche in seguito al successo del film Blade Runner del 1982 liberamente ispirato a un suo romanzo. In vita pubblicò quasi solamente opere di narrativa fantascientifica – un genere all’epoca considerato “di consumo” – ed è stato successivamente rivalutato come un autore postmoderno precursore del cyberpunk e, per certi versi, antesignano dell’avantpop. Gli sono stati dedicati molteplici studi critici che lo collocano ormai tra i classici della letteratura contemporanea. Temi centrali dei suoi visionari romanzi sono la manipolazione sociale, la simulazione e dissimulazione della realtà, la comune concezione del “falso”, l’assuefazione alle sostanze stupefacenti e la ricerca del divino.

Nato a Chicago, con la sorella gemella Jane, in una famiglia dai legami burrascosi (la madre, da lui descritta come nevrotica, divorziò dal padre pochi anni dopo la nascita dei gemelli), Philip Dick trascorse un’infanzia e un’adolescenza solitarie e tormentate: la sorellina morì a poche settimane dalla nascita (Dick le rimase sempre legato, e decise di essere seppellito accanto a lei); dopo il trasferimento in California, frequentò l’Università di Berkeley, ma non concluse gli studi a causa della sua militanza nel movimento contro la guerra di Corea e del suo pacifismo(per continuare gli studi universitari avrebbe dovuto sostenere un corso di addestramento – ROTC – come ufficiale della riserva, all’epoca obbligatorio), che lo portarono ad avere problemi col maccartismo di quegli anni. Iniziò a lavorare in un negozio di dischi dove conobbe la prima moglie, Jeanette Marlin (il matrimonio durò da maggio a novembre ’48). Le sue affermazioni secondo cui in quel periodo avrebbe lavorato in una radio locale non sono mai state provate, anche se è possibile che abbia scritto testi pubblicitari per qualche emittente di Berkeley. Sicuramente la nascita della sua conoscenza e del suo amore per la musica classica precedette gli anni in cui lavorò come commesso nel negozio di dischi.

L’incontro con la fantascienza avvenne, forse per caso, e forse nel 1949 (ma il suo primo racconto, “Stability” Stabilità, pubblicato postumo, fu scritto nel 1947), quando invece di una rivista di divulgazione scientifica ne acquistò per sbaglio una di fantascienza (la circostanza non è certa). Esordì nel 1952 sulla rivista Planet Stories. Lasciata la prima moglie, si risposò con Kleo Apostolides (dal 14 giugno 1950 al 1959), militante comunista di origini greche. In questo periodo pubblicò i primi romanzi e una notevole quantità di racconti. Il matrimonio con Kleo andò in crisi quando Dick si trasferì nella zona rurale di Point Reyes, a nord di San Francisco, in quella Marin County che fu l’ambientazione di diverse opere (tra tutte Cronache del dopobomba). Lì conobbe Anne Williams Rubinstein, che diventò la sua terza moglie (rimasero sposati dal 1º aprile 1959 all’ottobre 1965). Era una donna colta e di forte personalità, vedova e madre di tre figlie, che gli diede una figlia: Laura Archer (25 febbraio 1960). Dick si trasferì a casa di Anne, e per mantenere la famiglia e il tenore di vita della moglie abbandonò la fantascienza, poco remunerativa e per niente prestigiosa, per tentare di occuparsi di narrativamainstream. Ma Dick visse ciò come una sconfitta, di cui considerò responsabile la moglie. Il fallimento come “nuovo” autore fu la goccia; il matrimonio andò a pezzi, Dick si convinse che la moglie avesse assassinato il precedente marito e che avrebbe fatto lo stesso con lui. Divorziarono nel 1965, e Dick si trasferì a San Francisco.

Dick assumeva anfetamina fin dai primi anni Cinquanta, sostanza che gli era stata prescritta dallo psichiatra che gli aveva diagnosticato una lieve forma di schizofrenia; l’anfetamina era usata per combattere gli stati depressivi di cui lo scrittore soffriva occasionalmente. Man mano Dick sviluppò una vera e propria tossicodipendenza dalla sostanza, che lo agevolava nella stesura delle sue opere. L’abuso di stimolanti raggiunse livelli allarmanti durante la seconda metà degli anni Sessanta, proprio mentre l’autore scriveva due dei suoi romanzi più importanti (Il cacciatore di androidi e Ubik). La rottura con la quarta moglie, Nancy Hackett (sposata dal 6 luglio 1966 al 1972), che lo abbandonò assieme alla figlia Isolde Freya (ora Isa Dick Hackett ) (15 marzo 1967), e la morte del suo carissimo amico Jim Pike, mandarono Dick alla deriva; lo scrittore si trovò a vivere in una casa di sbandati, e la situazione arrivò al punto critico quando, in sua assenza, la sua abitazione subì un’effrazione durante la quale sconosciuti forzarono il suo schedario blindato (Dick fece innumerevoli ipotesi sulla loro identità, arrivando a sospettare che fossero agenti dell’FBI; a tutt’oggi la questione non è stata chiarita). In seguito Dick partecipò a una conferenza sulla fantascienza a Vancouver, in Canada, e decise di stabilirvisi. Anche l’esperienza canadese fu però un fallimento, dovuto al consumo eccessivo di psicofarmaci e alla mancanza di denaro. Dick si fece ricoverare in una comunità di recupero pertossicodipendenti, la X-Kalay, un’esperienza breve che però lo aiutò chiudere con le anfetamine. Molti eventi e situazioni risalenti al suo percorso esistenziale di questo periodo ebbero un ruolo importante nel suo romanzo Un oscuro scrutare. Tornato in California, Dick si stabilì alla periferia di Los Angeles e nel 1972 riprese a scrivere, anche in seguito all’incontro con Leslie (Tess) Busby (18 aprile 1973-1977), la quinta moglie, dalla quale ebbe il terzo figlio, Christopher Kenneth (25 luglio 1973). Tra il febbraio e il marzo del 1974 Dick iniziò a sentire voci e avere visioni in sogno e da sveglio. Convinto di vivere un’esperienza mistica, Dick prese a scrivere l’Esegesi, una vasta raccolta di appunti a carattere teologico-filosofico a partire dai quali scrisse la celebre Trilogia di Valis, punto d’arrivo della sua esperienza letteraria.

Morì a Santa Ana, in California, per collasso cardiaco, nel 1982, proprio quando i diritti delle sue opere cominciavano a dargli per la prima volta una certa sicurezza economica, e mentre era in lavorazione il primo film basato su una delle sue storie: Blade Runner, di Ridley Scott, che Dick non poté vedere completato, anche se riuscì a visitarne il set. (Biografia tratta da Wikipedia)