Recensione: NEBULA – Fantascienza contemporanea cinese (2017) AA.VV.

Di Giovanna Repetto9788885281035_0_0_1535_75Dall’invecchiamento della popolazione ai cambiamenti climatici, dall’istruzione di massa all’impatto dei social network, le storie immaginate da Liu Cixin, Xia Jia, Chen Qiufan e Wu Yan mostrano una Cina lontana dall’Occidente per costume e sensibilità, ma simile nelle realtà economico-sociali e così tecnologicamente avanzata da restituire uno sguardo sul futuro che attende il mondo intero. Una selezione di alcune delle voci più importanti della fantascienza cinese contemporanea che di certo delizieranno i lettori di tutto il mondo. Le visioni e le questioni presentate in questo libro sono importanti non solo per la Cina, ma per tutta l’umanità.” Ken Liu (vincitore dei premi Hugo, Nebula e World Fantasy)

Titolo: Nebula – Fantascienza contemporanea cinese | Autori Vari | Antologia di racconti | Editore: Mincione Edizioni | Collana: Future Fiction | Curatore: Francesco Verso | Prezzo di copertina: 16€ ebook: 3,99€ | Pagine: 260 | ISBN: 978-8885281035 | Anno di pubblicazione: 2017

Non tacerò sulla “stranezza” di questo libro: le prime 130 pagine sono scritte in cinese. La mia prima reazione è stata di compatire gli alberi, per tutta quella carta non fruibile dal lettore italiano. Ho perfino cercato, senza trovarla, una scritta che mi rassicurasse sull’uso di carta riciclata. Per un po’mi è sembrato un capriccio incomprensibile. Tuttavia l’impressione era che si trattasse di un aspetto fortemente voluto, e perciò significativo. Infine mi sono scoperta a sfogliare le pagine fitte di ideogrammi: c’è un certo fascino. Ho pensato che fosse il caso di esplorare il mito della nascita (del libro). Ho scoperto che questo libro nasce da un progetto voluto con determinazione da più parti e realizzato con il contributo di così tante persone da rappresentare una vera opera corale. Non mi riferisco agli autori dei racconti, che sono quattro, ma ai tanti che hanno lavorato dietro le quinte:

L’Istituto Confucio, che promuove in tutto il mondo la lingua e la cultura cinese.

Il curatore Francesco Verso

Il professor Wu Yan dell’Università di Pechino, autore della prefazione e di uno dei racconti

Il giapponese Tachihara Toya, autore della postfazione

L’editrice Mariangela Mincione che ha creato la collana Future Fiction

Uno stuolo di traduttori e consulenti di diverse nazionalità

I disegnatori della Scuola Internazionale di Comics, che hanno contribuito con splendide illustrazioni.

Davvero tante voci che danno a questa pubblicazione il respiro di una vera operazione interculturale. E alla fine sì, ho capito perché il testo debba essere necessariamente stampato in due lingue.

Veniamo ai racconti e ai loro autori. Chen Qiufan e Xia Jia (donna, è bene sottolinearlo in un periodo di discussione sui generi, non solo letterari) sono giovani nati negli anni Ottanta. Liu Cixin, conosciuto da noi come autore del romanzo “Il problema dei tre corpi”, è nato nel 1963. Wu Yan, autore anche della prefazione, si guarda bene dal rivelare la sua età ma si presenta come un decano della fantascienza cinese. Comincerò col parlare del suo racconto “Stampare un mondo nuovo” per togliermi subito il pensiero della cattiva notizia: la storia fantascientifica sembra un pretesto per una lunga disquisizione sull’impostazione didattica delle università cinesi. Forse interessante e magari anche rivoluzionario per i cattedratici suoi colleghi, risulta di una prolissità insopportabile per il comune lettore italiano. Gli altri tre sono gradevoli. Poetici “L’estate di Tongtong” e “Le bolle di Yuanyuan” in cui sono di scena i rapporti familiari, con uno sguardo tenero all’infanzia. “Buddhagram” ha invece un taglio ironico e disincantato nel mettere a confronto la tradizione buddista con l’informatica e con le logiche del mondo finanziario.

Verso le nove di sera – quando cioè, secondo l’antico sistema di misurazione del tempo, il primo turno di guardia volge al secondo – mi dirigo verso le stanze dell’abate passando per il bosco (…) L’abate si alza, e mi accorgo che la sua non è un’espressione di gioia. ‘Ti avevo detto di venire un minuto dopo le dieci.’

Mi mancano le parole. A quanto pare il maestro stava usando il sistema binario.”

A ben guardare i racconti hanno molto in comune. La fiducia nella creatività umana, il recupero dell’individualismo come risorsa. Sembra che i cinesi abbiano ancora bisogno di affrancarsi dall’omologazione di un tempo, quando il culto della personalità era proibito e ci si vestiva tutti con informi tute blu. Perfino i giovani, che sono nati dopo, non sembrano esenti da questo atteggiamento, che è però anche il segno di una società in espansione economica e tecnologica. C’è la minaccia dell’inquinamento e delle trasformazioni climatiche, è vero, e gli autori ne sono consapevoli, ma trapela la speranza che anche questo problema, a lungo andare, possa trovare una soluzione attraverso lo stesso processo di sviluppo che l’ha creato. L’impressione finale è quella di una fantascienza meno incline alla distopia di quella occidentale, e anzi sostanzialmente fiduciosa nel progresso, benché intrisa di un’ironia critica (più graffiante e meno ottimista in Chen Qiufan) che ne stempera i toni individuando i punti deboli del sistema.

A quanto pare, nonostante tutto, la scienza salverà il mondo. O perlomeno salverà i cinesi.

Giovanna Repetto