Recensione: “Il collasso dell’impero” (The Collapsing Empire, 2017) di John Scalzi

Articolo di Alessandra CristalliniIl collasso dell'imperoLe leggi della fisica che governano il mondo sono destinate a essere riscritte. Una scoperta sensazionale – il Flusso – ha cambiato per sempre la concezione spazio-temporale dell’universo, aprendo al progresso scenari inimmaginabili. Assecondando il Flusso, gli esseri umani sono ora in grado di raggiungere pianeti e stelle lontani anni luce, creare reti tra mondi remoti ma interdipendenti, costruire un impero interstellare in cui il pianeta Terra rappresenta ormai solo un insignificante avamposto. Il Flusso è come un fiume: scorre placido, eterno, ma non è statico, cambia il suo corso e abbandona il suo letto originario. A ogni sua mutazione intere fette di universo vengono però isolate, abbandonate a loro stesse in una deriva cosmica catastrofica per interi sistemi stellari. Quella che doveva essere la via verso la nuova era intergalattica si rivela dunque la più pericolosa delle minacce per la sopravvivenza stessa del genere umano.

Titolo: Il collasso dell’impero | Titolo originale: The Collapsing Empire | Autore John Scalzi | Anno di pubblicazione: 2017 | Primo romanzo della serie: The Interdependency series| Edizione italiana: Fanucci | Traduzione di Annarita Guarnieri | Pagine: 268 | Prezzo: Cartaceo: 16,90€ ebook: 4,99 | Per tutte le edizioni del romanzo clicca QUI

Gli umani hanno colonizzato lo spazio millenni fa, e viaggiano attraverso l’universo usando il Flusso, una serie di “correnti” simili a dei wormhole utilizzabili per ridurre notevolmente i tempi di viaggio. Quasi tutta l’umanità vive su habitat artificiali, stazioni orbitali o città sotterranee su pianeti brulli e inospitali, visto che i pianeti simili alla Terra sono molto rari. Ironicamente, l’unico pianeta di questo tipo, Fine, si trova alla fine delle correnti di Flusso conosciute, ed è l’insediamento più distante dalla capitale, la quale invece è piazzata in un punto di convergenza delle correnti diventando il centro politico, religioso e commerciale dell’Interdipendenza. Dato che ogni insediamento dipende molto dal commercio e dal contatto con gli altri, l’impero che li governa si fa chiamare Interdipendenza. E ora qualcosa lo minaccia.

Vista l’importanza del commercio, non è strano che molti dei personaggi della storia siano parte di questa o quell’importante famiglia a capo di una grande azienda interstellare. La famiglia Nohamapetan, ad esempio, vuole ottenere più potere e i tre membri principali della famiglia (lo spietato Ghreni, il semplice Amit e il cervello dietro ogni operazione, la loro sorella Nadashe) stanno lavorando duramente per ottenerlo.

51fnmvUFAVLLa famiglia Lagos vorrebbe continuare i suoi affari in santa pace e grazie tante, ma se riuscisse anche a mandare in rovina i loro avversari, gli odiati Nohamapetan, sarebbe una bella aggiunta. Lo vediamo bene entrando nella mente di Kiva Lagos, già uno dei miei personaggi preferiti in assoluto (capirete perchè). Marce Claremont, figlio di un nobile di Fine, è in missione speciale per avvertire l’imperatore di un pericolo imminente. Ma l’imperatore è morto, e sua figlia Cardenia è salita al trono. Non che volesse una tale carica, ma ormai deve tenerla e usarla al meglio per salvare i cittadini dell’Interdipendenza.

Capisco perché questo romanzo è stato paragonato a Game of Thrones, visto che racconta di famiglie nobili/ricche che bisticciano su problemi minori comparati al grande problema che minaccia la loro civiltà. Ma se il paragone è con la serie tv (non ho mai letto i romanzi), allora il libro di Scalzi è diverse spanne sopra. Immaginatevi Game of Thrones senza sessismo, con personaggi femminili migliori, una trama meglio gestita e senza bisogno di tirare in ballo magia e draghi. Non me ne vogliano gli appassionati di fantasy, ma per me è un punto a favore.

Sembra proprio di aver visto la prima stagione di una serie tv: c’è un bel cliffhanger interessante alla fine, e i problemi dei personaggi non vengono affatto risolti (ma in alcuni casi cambiano). Potrebbe essere un problema, però: è palesemente il primo di una serie, e sembra un po’ incompleto, come se fungesse da episodio pilota.Alla fine mi è rimasta una gran voglia di leggere il romanzo successivo, perché la trama si sviluppa bene e anche i personaggi più vicini alla definizione di antagonisti hanno degli ottimi motivi per le loro azioni, ed è difficile non apprezzare il carisma di Ghreni e Nadashe Nohamapetan. Lo stile di Scalzi è esattamente come me lo ricordavo, fresco, ironico e moderno, sempre una lettura piacevole.
Certo, ammetto di non aver gradito molto alcuni spiegoni e dove sono stati posizionati. Lo so, sono un po’ la mia ossessione, ma il mio livello ideale di spiegoni è “Non ci capisco nulla per le prime cinquanta pagine” à la Ninefox Gambit. Preferirei leggere un prologo pseudoscientifico su come funziona il Flusso piuttosto che avere quelle spiegazioni nel bel mezzo dell’azione, tutto qui.
Detto questo, rimane una space opera moderna e piacevole che vi consiglio. Potrebbe anche essere un romanzo adatto per avvicinare alla fantascienza quel vostro amico appassionato di telefilm.

Alessandra Cristallini

ScalziL’AUTORE

John Scalzi (Fairfield, 10 maggio 1969) è uno scrittore e blogger statunitense conosciuto soprattutto per i suoi romanzi di fantascienza. Le sue opere di narrativa maggiormente note appartengono alla serie di Old Man’s War, per la quale ha ricevuto due candidature al premio Hugo per il miglior romanzo, che in seguito ha vinto nel 2012 per Uomini in rosso (Redshirts). Ha vinto il premio John W. Campbell 2006 come miglior nuovo scrittore. (Bio da Wikipedia)

Articolo pubblicato originariamente sul blog di Alessandra Cristallini Fragments of a hologram dystopia

https://fragmentsofahologramdystopia.wordpress.com/