Quando nacque la fantascienza italiana

Gianfranco de Turristdih-oct04-HD_still_624x352Il 4 ottobre 1957 l’Unione Sovietica lanciò a sorpresa il primo satellite artificiale della Terra, lo Sputnik I, il 31 gennaio 1958 gli Stati Uniti lanciarono il loro primo satellite, l’Explorer I: un lento recupero che portò pian piano alla prevalenza americana nella “corsa allo spazio” con lo sbarco sulla Luna appena undici anni dopo. nel 1969. Era cominciata quella che retoricamente venne chiamata l’Era spaziale (non fu così con buona pace di “2001 Odissea nello Spazio” di Kubrick e Clarke), ma era contemporaneamente nata la fantascienza italiana. Sì, perché proprio intorno alle date del lancio dei due satelliti era uscita e si era sviluppata una rivista che ormai a buon diritto si può considerare la “madre” della science fiction made in Italy.

Il 15 settembre 1957(data di copertina) era apparso nelle edicole un quindicinale dal formato insolito e dal titolo ancora più insolito: Oltre il Cielo lo aveva fondato Armando Silvestri (1909-1990), ingegnere, giornalista aeronautico di vaglia laureato giovanissimo al Politecnico di Milano, redattore di riviste di questo genere fra le due guerre, direttore della rivista Ali Nuove che pochi anni prima aveva assorbito un altro periodico, Cielo, di cui la nuova rivista riprendeva il nome e lo lanciava al di là dell’aeronautica: verso l’astronautica allora nascente (lo Sputnik, come si vede dalle date, non era stato ancora lanciato) e la fantascienza. Condirigeva la rivista Cesare Falessi (1930-2007), allora giovanissimo, ma poi valente giornalista, tra i fondatori e poi anche presidente dell’UGAI, Unione Giornalisti Aeronautici (poi Aerospaziali) Italiani, divulgatore scientifico, storico militare.

La Fantascienza aveva ufficialmente visto la luce in Italia appena cinque anni prima con Scienza Fantastica (aprile 1952) e Urania (ottobre 1952), ma ormai dopo qualche tentativo iniziale pubblicava soltanto scrittori stranieri ignorando gli italiani, una inversione di tendenza rispetto alla narrativa popolare fra le due guerre che invece aveva privilegiato la narrativa nazionale. Silvestri e Falessi, che scrissero anch’essi di Fantascienza, il primo negli anni Venti e Trenta sul Giornale Illustrato dei viaggi, e il secondo appunto su Oltre il Cielo sin dal n.1 con vari pseudonimi (sono stati tutti riuniti in una antologia edita dalla casa editrice Elara di Bologna col titolo I segreti dell’astronave, a mia cura) vedevano la questione in maniera diversa: in primo luogo intesero la fantascienza come un modo di avvicinare i giovani di quell’epoca (noi e tanti altri con noi) all’idea della “conquista dello spazio”, dell’uscita dai limiti terrestri, dell’ampliamento del punto di vista antropocentrico, un mezzo per far diventare “popolare” l’astronautica; in secondo luogo diedero man mano sempre più pagine agli autori italiani che in seguito furono gli unici ad essere pubblicati. Inoltre, dopo una iniziale “ortodossia” spaziale e astronautica, gli orizzonti della fantascienza pubblicata dalla rivista romana andarono sempre più ampliandosi.

downloadSulle pagine di Oltre il Cielo per i dieci anni in cui visse e i 155 fascicoli che pubblicò sino all’inizio degli anni Settanta, esordirono o si consolidarono le firme della prima e seconda generazione di tutti i più importanti scrittori di fantascienza italiana: Vincenzo Croce, Sandro Sandrelli, Ivo Prandin, Gianni Vicario, Renato Pestriniero, Lino Aldani, Massimo Lo Jacono; e poi Piero Prosperi, Ugo Malaguti. G.L.Staffilano, Antonio Bellomi, Vittorio Curtoni, Tiberio Guerrini, Alcide Montanari. Alcuni di questi presero poi altre vie, diversi interruppero la loro attività fantascientifica, parecchi l’hanno continuata con ottimi risultati come critici, direttori di collane e riviste. Sta di fatto che Oltre il Cielo capì le loro qualità, credette nella loro narrativa, aprì loro le pagine, fu palestra e trampolino di lancio per l’allora giovane Fantascienza autoctona. Che difese a spada tratta quando, nella seconda metà degli anni Sessanta si sviluppò una polemica proprio nei suoi confronti, fra chi prediligeva quella angloamericana per cui ogni romanzo o racconto straniero era in assoluto un capolavoro, e coloro che difendevano le qualità di quella nazionale.

Per inciso una scrittrice italiana oggi scomparsa e rapidamente dimenticata come spesso succede, Luce D’Eramo, in un suo complesso romanzo di extraterrestri in incognito sulla Terra (Ritorneranno, Mondadori, 1986) che meriterebbe una ristampa, racconta fra le righe la storia di Oltre il Cielo e degli uomini che la realizzarono: infatti, era la figlia di Publio Mangione, uno degli editori di Cielo, oltre che bravissimo disegnatore. Ma del particolare nessuno si accorse, eccetto forse il sottoscritto che lo segnalò in una lunga recensione ricevendone conferma dall’autrice…

I segreti dell'astronaveIl problema all’epoca era che la nostra narrativa fantascientifica non sembrava esistere dato che le grandi collane specializzate in edicola (daUrania Mondadori, a Cosmo Ponzoni soprattutto, ma anche la miriade di testate che si svilupparono soprattutto in seguito negli anni Settanta e oggi del tutto scomparse), se pubblicavano opere italiane obbligavano i loro autori a utilizzare pseudonimi inglesi e francesi. Anche qui lentamente, troppo lentamente, le cose sono mutate: prima con la collana Cosmo Nord che cominciò a ospitare romanzi a firma italiana negli anni Ottanta, e poi con il Premio Urania che con la sua prima edizione del 1990 ha permesso di inserire nella collana mondadoriana le opere vincitrici del concorso. Era una questione di abitudine: i lettori rifiutavano le opere di italiani solo perché non abituati a leggerle (a parte una critica aprioristicamente precevuta).

Oggi, anche con una nuova generazione di appassionati, le cose sono totalmente cambiate: lettori e critici non hanno obiezioni di principio, anche se la crisi editoriale sta penalizzando la narrativa che adesso si definisce “di genere”, Peraltro da un bel pezzo romanzi di questo tipo (anche se soprattutto fantastici e dell’orrore più che di science fiction) sono presenti in collane generaliste senza una particolare etichettatura. Però escono e sono firmati anche da autori considerati mainstream che magari si rifiutano di definire le loro opere come “fantascienza”, però nella sostanza la scrivono…

Gianfranco de Turris