Intervista a Ian McDonald: Il profeta della fantascienza

Massimiliano GobboIan MacDonaldApprofittando della fantastica e amichevole atmosfera di Deepcon 15, abbiamo avvicinato – anche grazie ai buoni uffici del presidente di Deepcon Flora Staglianò-, uno degli straordinari ospiti del festival, lo scrittore britannico Ian McDonald

Identikit del personaggio

Ian nasce nel 1960 a Manchester per poi trasferirsi con la famiglia a Belfast, dove risiede tuttora. E’ attivo sin dal 1987, ed è considerato uno dei maggiori talenti della fantascienza di lingua inglese. Non si contano i premi da lui ricevuti e i riconoscimenti internazionali: tra questi segnaliamo il prestigiosissimo premio Philip K. Dick e il celebre premio Hugo.

Simpatico e gioviale – ha l’aria d’un perenne buontempone – ha accettato con entusiasmo di rispondere alle nostre domande. Così in compagnia di sua moglie, e d’un paio di pinte di birra (nella miglior tradizione irlandese), si è concesso ai nostri microfoni.

Salve Ian, è la tua prima volta in Italia?

No, sono stato già due volte a Roma e a Venezia.

Cosa pensi del nostro paese?

Penso che tutti coloro che vivono in Gran Bretagna vorrebbero essere italiani. Secondo me avete il cibo migliore, il vino più buono e delle auto molto belle. Anche il clima non è affatto male, ed è per questo che molti inglesi vivono in Toscana.

Quand’è che hai iniziato a scrivere?

Nel 1983, un bel po’ di tempo fa. Come tutti gli scrittori avevo letto molti libri, tante storie, e un giorno ho pensato: potrei farlo anch’io; e dopo mi son detto, potrei farlo anche meglio. Quindi scrissi una storia e riuscii a venderla.

Cos’è per te la fantascienza e che posto occupa nella contemporaneità?

Nella sua forma migliore la fantascienza è l’unico genere letterario in grado di descrivere il mondo in cui viviamo oggi. Noi siamo immersi in una realtà in cui abbiamo dei computer incredibilmente potenti in tasca, e possiamo contattare chiunque in qualsiasi luogo del mondo, e siamo connessi in modo che nessuno poteva prevedere quarant’anni fa, perciò in un certo senso, noi stiamo già vivendo in un mondo fantascientifico. Le mie storie tentano di andare un po’ più avanti nel futuro, diciamo di venti o trent’anni.

Quindi, parlando con Asimov, la fantascienza è profetica?

Non proprio a una forma di profezia… ma più, un come potrebbe andare il futuro, è un’ipotesi, una possibilità.

Desolation RoadNei tuoi romanzi, come Desolation road, parli di intelligenze artificiali, cyborg, e antigravità: credi che tutte queste cose saranno realizzate un domani?

Si, le cose accadono molto più rapidamente di quanto possiamo immaginare. Ho scritto un libro ambientato a Istanbul nel 2027, in cui si parlava di robot che si smembravano divenendo molto più piccoli, e oggi stiamo già sviluppando questa tecnologia.

Sei irlandese: quanto c’è nella tua fantascienza delle problematiche della tua terra?

Ecco una bella domanda. C’è molto di ciò, mi interessano assai le divisioni nella società; sia che si tratti di divisioni religiose o di classe, o economiche, perché quando c’è divisione, c’è conflitto, e dove c’è un conflitto c’è una storia.

NecrovilleNel tuo Necroville affronti ematiche come le nanotecnologie e l’immortalità, come pure la tecnologia futuristica: possono queste cose convivere?

Anche qui parliamo di una divisione nella società, la più grande che esista, quella tra i vivi e i morti. La nanotecnologia è solo lo strumento per riportare alla vita i defunti. Su questo argomento, ho anche scritto una sceneggiatura per un film che però non è stato ancora prodotto.

Nel tuo romanzo Chaga, un meteorite porta sulla terra una forma di vita aliena: credi anche tu nella teoria della panspermia?

In un certo senso si. In realtà l’universo è molto vecchio, e di certo sugli innumerevoli altri mondi c’è stata o ci sarà vita. Ora noi tutti siamo polvere di stelle, e credo che se gli elementi possono viaggiare nello spazio, anche la vita lo può.

Qual è a tuo avviso il compito di uno scrittore di fantascienza?

Sono molti. Come per la Regina per noi britannici: ella deve consigliare, ma anche avvertire, mantenere all’erta la gente. Ecco più o meno questo dovrebbero fare gli scrittori di fantascienza. Ma essi debbono ovviamente anche divertire, intrattenere.

Qui da noi, a livello accademico, si tende a lasciare fuori della porta la fantascienza, come se si trattasse d’una forma letteraria minore. Come vanno le cose nel mondo anglosassone?

La scorsa settimana ero a Orlando in Florida per prender parte a una importante conferenza di accademici in cui si parlava di letteratura e quindi di fantascienza.

Quindi si tratta d’un problema tutto italiano?

Credo di si. In quella conferenza c’erano molti autorevoli accademici esperti di letteratura, e anche un paio di studiosi italiani. In realtà a livello internazionale si studia la fantascienza come una qualunque altra branca della letteratura, senza fare particolari distinzioni. Il fatto è che questo genere fa cose diverse della letteratura detta mainsteam. Per comprendere questo, i vostri accademici dovrebbero compiere uno sforzo maggiore per cercare di entrare nello spazio mentale della fantascienza.

Il tuo film preferito?

Ghostbusters (con una grossa risata).

Il libro che più hai amato?

Di ogni genere?

Si.

Cambio spesso, e ve ne sono parecchi. Alcuni letti da bambino, che però rileggendo da adulto mi sono piaciuti meno, non funzionavano più. Perciò non c’è una risposta semplice.

Da noi in Italia si dice che la fantascienza è in crisi. Tu che ne pensi?

E’ vero (e ride). In questo periodo è il fantasy che va per la maggiore. In realtà ho sempre considerato la fantascienza, l’horror e il fantasy, come i tre fili d’una corda, che evidentemente intrecciandosi, formano un’unica cima. Siccome la corda può girare, c’è sempre una parte sopra, una in mezzo e infine una sotto. E’ una questione di tempo e di cicli. Alla fine degli anni ottanta, la situazione era ben diversa. Oggi invece, sopra abbiamo il fantasy, in mezzo l’horror e in basso la fantascienza. Ma ciò vuol dire semplicemente che la fantascienza deve reinventarsi, e questo è molto positivo.

E’ un pensiero darwinista il tuo?

Si lo è. La fantascienza per tornare in auge ha bisogno di nuove voci e nuove storie.

Cosa pensi dello steampunk? E’ fantascienza o qualcos’altro?

E’ qualcos’altro. E’ più vasto. E’ un genere che tocca sia la fantascienza che la storia alternativa.

Anche l’horror e il fantasy.

Certamente. In realtà (ride ancora) ha molto a che fare coll’estetica e il travestirsi.

Sei anche tu uno di quegli autori che vedono il futuro in modo pessimistico? O c’è speranza?

Ero ottimista.

Eri?

Si, ma negli ultimi anni ho visto la ricchezza concentrarsi nella mani di pochi, e la crescita esponenziale delle multinazionali, e trovo che sia molto deprimente. Ecco, credo che si possa anche fermare il cambiamento climatico, ma che si possa fare poco per mutare questa situazione di ingiustizia. Ed è questo che mi preoccupa di più.

AlienCredi in altre forme di vita?

Certo abbiamo i gatti (e ride di gusto)! Sarebbe però davvero strano se fossimo soli. Tuttavia l’universo è così grande e vecchio, che è probabile che le varie specie non s’incontrino mai.

Come sarà il mondo tra trent’anni? Solo una fotografia.

Sarà più caldo, affollato, e saremo molto più arrabbiati e affamati.

Quale suggerimento daresti a un giovane autore di fantascienza?

Oggi è più difficile essere notati. Ti puoi auto pubblicare, ma il problema è raggiungere il grande pubblico. Dovresti cercare di rendere il tuo libro più interessante possibile. Per il resto si tratta soprattutto di marketing.

Grazie per essere stato con noi, e un saluto dai nostri lettori e da tutti i tuoi fan italiani.

Grazie a voi!

Massimiliano Gobbo

Si ringrazia per la traduzione simultanea Gabriella Gregori

Ian McDonaldL’AUTORE

Ian McDonald (Manchester, 1960) è uno scrittore inglese di romanzi e racconti di fantascienza. Nato a Manchester nel 1960 da padre scozzese e madre irlandese si è trasferito molto piccolo con la famiglia a Belfast, dove ha vissuto fino ad ora. Ha venduto il suo primo racconto ad una rivista di Belfast a 22 anni e dal 1987 è uno scrittore a tempo pieno. Ha vinto alcuni dei più prestigiosi premi del settore oltre ad innumerevoli candidature. Si segnala il premio Philip K. Dick nel 1991 per King of Morning, Queen of Day e il premio Hugo per il racconto La moglie del djinn (The Djinn’s Wife).