I racconti di Andromeda #2: ANDREEA CEAUSESCU, GUERRIERA DI MARTE di Paolo Motta

andromeda 2Il Congresso Comunista Interplanetario dedica il seguente racconto  a Edgar Rice Burroughs e a Edwin Lester Arnold  per gli eroi marziani da loro creati.

Era sempre uno spettacolo osservare il Pianeta Rosso per chi era rosso anche come fede politica. In questo non faceva eccezione la ciurma della Sputnik Molotov, la famosa astronave dei pirati comunisti di Saturno. Il più entusiasta era il timoniere Deng Xiao-Ping che, essendo il più anziano a bordo, radunò attorno a sé i mozzi per raccontare la leggenda secondo la quale su Marte si radunavano le anime di chi in vita aveva combattuto per la rivoluzione. Eroi e martiri su quel mondo all’apparenza brullo e inospitale potevano godere eternamente i frutti del socialismo reale, vivendo in una sorta di grande comune spirituale.

Il nostromo Andreea Ceausescu ascoltava questi discorsi, stando appoggiata alla murata di poppa. Lei non apprezzava questo genere di racconti, perché li considerava una ricaduta nella metafisica che mal si accordava col materialismo dialettico predicato da Marx…

“Predicato? Volevo dire insegnato” pensò il nostromo. “Non devo farmi trascinare in certe derive religiose. Abbiamo già avuto abbastanza grane a bordo, quando il capitano Saddam Guevara Robespierre si era fatto abbindolare dall’ideologia del Libero Amore e per poco non ha trasformato la nave in un bordello viaggiante”.

Proprio in quel momento Andreea sentì una mano afferrarle le natiche tornite. Si voltò subito di scatto, mollando un ceffone quasi alla cieca. Solo un secondo dopo si accorse di aver colpito il capitano Robespierre che ora ruotava su sé stesso come una trottola. Deng e i mozzi fecero molta fatica a trattenere le risate, perché Andreea dovette intervenire per fermare la rotazione del capitano, prima che questi andasse in orbita e diventasse il terzo satellite di Marte, dopo Deimos e Phobos.

Attualmente Andreea, bellissima e formosa mora di lontane origini rumene, era fidanzata con il piccolo e brutto Robespierre, ma la loro relazione non era certo facile: il nostromo non sopportava le continue voglie sessuali del capitano che peraltro a lei non davano alcun piacere. Negli ultimi tempi Robespierre aveva anche preso l’abitudine di comprare tramite InterstellarNet (ossia il web intergalattico) strani giocattoli, come un vibratore a forma di Arcadia, un tripode della Guerra dei Mondi modificato come stimolante anale, preservativi al gusto di papaya venusiana e mango uraniano. Inutile dire che Andreea aveva accettato di sottoporsi a certe pratiche solo per rispetto della gerarchia.

– Ho qualcosa di nuovo per te – disse Robespierre, appena rimessosi dalla rotazione.

Andreea impallidì, ma il capitano estrasse da una tasca interna della sua giacca una scatoletta nera, come quelle in cui di solito si tengono le gioie. Il nostromo sgranò gli occhi e il capitano esclamò orgoglioso: – È un anello!

– Ma allora ci sposeremo?! – disse Andreea che non riusciva più a contenere l’entusiasmo.

– Che dici? – la freddò subito Robespierre. – Questo è un anello vibratore, testato sugli ermafroditi del satellite Europa, utilissimo per stimolare le parti intime sia maschili che femminili.

– Brutto porco!– urlò Andreea, mollandogli un nuovo sganassone. Stavolta dovette intervenire Deng Xiao-Ping per fermarlo.

Subito dopo Ceausescu si diresse con fare deciso verso l’hangar con le navette. Il timoniere Deng le domandò dove stesse andando.

– Visto che siamo nell’orbita di Marte, voglio vedere coi miei occhi il paradiso comunista – rispose lei.

– Pensavo non credessi a queste cose… – fece Deng senza che Andreea lo ascoltasse nemmeno.

Tutti i marinai vedendo lo sguardo fosco del nostromo sapevano bene di doversi tenere alla larga e posso garantire che tutti quelli che la incrociarono si tolsero dalla sua linea di marcia, come se temessero di venire travolti da una cometa impazzita.

Lo spettacolo dell’arido deserto marziano toglieva il fiato. Chilometri e chilometri di rocce rossastre, percorsi da canyon immensi, dalla profondità inaudita. Ed erano incredibili i giochi delle ombre nere che si stendevano sotto ogni minima sporgenza rocciosa come macchie di inchiostro tracciate da un artista di dimensioni galattiche. Là sembrava di vedere una farfalla, lì un cavallo, altrove una cattedrale, ma non appena la navicella si spostava di pochi metri, l’illusione ottica svaniva. Andreea sapeva che erano proprio questi giochi d’ombre che avevano fatto credere agli antichi astronomi terrestri che su Marte ci fossero corsi d’acqua, piramidi e persino un volto umano gigantesco.

Improvvisamente all’orizzonte comparve una macchia gialla. Possibile che fosse un’altra illusione ottica? Alcuni lampi simili ad esplosioni arrivarono proprio da quella zona. Andreea si diresse decisamente verso di essa, ma non era preparata a ciò che vide di fronte a sé: delle navi governative stavano bombardando un gigantesco cumulo di terreno giallognolo, sul quale sciamavano degli esseri bipedi, dei quali, tuttavia, il nostromo non riusciva bene a distinguere la specie di appartenenza. L’altezza era troppa e ai suoi occhi sembravano tanti insetti che si accalcavano attorno al loro formicaio. Era chiaro però che quelle creature non erano in grado di resistere all’attacco.

Il nostromo Ceausescu non perse tempo e aprì il fuoco contro le navi governative. Era una vera e propria impresa suicida, perché i nemici erano superiori di numero e meglio equipaggiati, ma un pirata comunista non può permettersi il lusso di preoccuparsi per la propria vita. In pochi minuti si trovò a dover schivare i colpi delle navi nemiche. In breve Andreea venne abbattuta. Mentre precipitava, lanciò un’ultima occhiata alle piccole figure sotto di lei, che continuavano a parerle tante formiche.

– Se non altro ho mandato un segnale di soccorso alla Sputnik Molotov. – Fu questo l’ultimo pensiero di Andreea prima di sprofondare nel buio più totale.

Andreea sentì qualcosa scivolargli sulle labbra. Le stavano dando da bere. L’acqua aveva un sapore leggermente amarognolo e lei aprì gli occhi, ma subito ebbe l’impulso di richiuderli. Davanti a lei c’era un gigantesco insetto verde, con delle lunghe mandibole a tenaglia al posto della bocca.

Andreea si costrinse a riaprire gli occhi. La creatura era molto più alta di lei, con un carapace di un colore verde molto lucido. Si reggeva sulle zampe posteriori mentre armeggiava con quelle centrali e anteriori che terminavano con tre protuberanze simili a lunghe dita. L’atteggiamento del mostro, tuttavia non le sembrava affatto ostile, anzi si accorse che le sue ferite erano state fasciate e medicate. Probabilmente l’essere l’aveva salvata, estraendola dalla navicella precipitata.

L’insetto mosse le mandibole e disse:

Parlez-vous Francais?

Nessuna risposta.

Do you speak English? Habla Espanol? Parli italiano? – proseguì l’insetto.

A quel punto Andreea, ancora un po’ stranita, fece cenno di sì con la testa. L’alieno sembrò felicissimo, tanto che uscì dalla piccola grotta in cui si trovavano agitando le zampe in preda ad un’incontenibile euforia. Il nostromo Ceausescu lo seguì, trovandosi in un’immensa caverna in cui milioni di altri insetti si muovevano lungo sentieri scavati nella roccia e rudimentali passerelle. Fu allora che capì che le creature che aveva aiutato non sembravano formiche, ma LO ERANO VERAMENTE!

In mezzo al grande formicaio si ergeva una statua di dimensioni titaniche. Le sorprese sembravano non finire mai per Andreea, poiché la scultura, raffigurante una donna nuda armata di una lunga sciabola ricurva, le somigliava parecchio.

– Udite, popolo dei Thrkh! – gridò l’insetto ai suoi simili. – Io, Schlikh, vi annuncio che la Guerriera dalle Grandi Bocce ha parlato a noi in lingua italiana. Da oggi sarà questa la lingua ufficiale della nostra gente!

In realtà Ceausescu aveva risposto per caso all’ultima frase di Schlikh, Sull’astronave pirata si parlava almeno una decina di idiomi diversi, spesso corrotti e imbastarditi al punto da essere più dialetti che lingue. Andreea stessa aveva quasi dimenticato la sua parlata natale, il rumeno. In compenso padroneggiava abbastanza bene l’italiano per merito del cuoco di bordo della Sputnik Molotov, Gaetano Esposito della colonia di Neo Napoli, e quindi non avrebbe avuto problemi a comunicare coi suoi salvatori.

– La Guerriera dalle Grande Bocce è giunta fra noi dal cielo per liberarci dal Demonio Obeso! – continuò Schlikh.– Come annunciato dalle nostre sacre pergamene, lei è un dono degli dei per aiutare noi Thrkh.

Andreea non riusciva a credere a quanto sentivano le sue orecchie: poche ore prima si era lamentata delle fantasticherie di un timoniere sul paradiso dei comunisti e ora proprio lei si trovava al centro di un culto marziano. I Thrkh la circondarono e cercavano tutti di toccarla. Istintivamente il nostromo Ceausescu si ritrasse, al tocco del carapace viscido di quegli insetti. Le creature però non sembravano neanche accorgersi della sua repulsione, tanto che a un certo punto la sollevarono da terra e la portarono in processione attraverso le loro caverne. A nulla serviva che il nostromo Ceausescu cercasse in tutti i modi di divincolarsi.

Solo dopo aver percorso innumerevoli gallerie, giunsero in una sala ottagonale dalle pareti lastricate con un metallo grigio e lucido, simile all’alluminio. Qui finalmente la deposero al centro della stanza e si allontanarono fino alle pareti. Schlikh fece cenno ad un marziano che portò quello che sembrava essere un vecchissimo proiettore cinematografico, mentre altri due stendevano su una parete un lungo telo bianco. Schlick batté le mani e grazie a qualche congegno nascosto le luci nella sala si abbassarono. Partì così un film.

Sulla Luna, proprio nel punto dove Neil Armstrong aveva messo per primo il piede su un suolo diverso da quello terrestre, sventolavano le due bandiere degli Stati Uniti e della Massoneria. Qui su una grande piazza si ergeva il maestoso Parlamento del Sistema Solare. Si trattava di un edificio in stile neoclassico, con un colonnato che lo rendeva simile ad un tempio greco con la differenza che sul suo tetto svettano le imponenti statue in oro di quelli che il partito di governo definisce “Padri della Pace e della Democrazia” : Gandhi, il Dalai Lama, don Giussani, Hitler e Mussolini.

All’interno in una sfarzosa sala sormontata dall’immagine della Colomba della Pace armata di mitra e bombe a mano, i vari deputati stavano tenendo un importante dibattito a porte chiuse.

– Cosa ne facciamo del Santo Bordan? – disse un parlamentare del movimento Mamme Santissime per la Comunione e la Liberazione, cioè il partito di governo. – Quel grassone rompipalle si è appropriato indebitamente dei beni dello Stato.

– Non possiamo incarcerarlo, dopo che gli abbiamo assegnato per due anni consecutivi il premio Nobel per la pace. Il Santo Bordan è un intoccabile! – esclamò il portavoce del Partito Liberal Buddista.

– Era un intoccabile, esimio collega – ribatté il primo parlamentare. – Avevamo bisogno di lui per far credere alla gente che su Urano le religioni erano perseguitate e giustificare un’operazione di peacekeeping, ma ormai anche quel pianeta è diventato una nostra colonia.

– Ma non possiamo far sparire il Santo Bordan così su due piedi! – esclamò un terzo deputato.

– Come no? Lasciate fare a noi della Famiglia, – si intromise un uomo in soprabito e cappello di feltro, che era lì come portavoce della multinazionale Mafia S.p.A. – abbiamo già pronto un cappotto di cemento mercuriano per lui.

– E se lo facessimo invece Governatore di Marte? – disse infine un altro parlamentare liberal buddista. – Tanto su quel pianeta non ci vive nessuno.

Il filmato finì e mentre si riaccendevano le luci nella sala, Andreea non poté fare a meno di domandare ai marziani se avessero delle spie infiltrate nel Parlamento per aver realizzato un filmato simile. Schlick si accigliò o per lo meno sembrò che i suoi occhi reticolari da insetto avessero cambiato espressione.

– Questi non sono filmati, o Guerriera dalle Grandi Bocce – rispose. – Sono le nostre Sacre Pergamene e cambiano a seconda di chi le guarda per informarlo di ciò che gli dèi vogliono fargli sapere. Grazie ad esse noi abbiamo imparato tutte le lingue del cosmo e siamo sempre a conoscenza di quanto succede fuori dal nostro mondo.

– Mi pare di capire che questo Santo Bordan sia il vostro problema – disse Ceausescu più rivolta a sé stessa che ai Thrkh.

– Infatti lui è il Demonio Obeso che ci perseguita – spiegò Schlick. – Da quando ha scoperto la nostra esistenza, vuole convertirci alla religione del falso dio terrestre, chiamato Dollaro.

Andreea sfoggiò a quel punto la sua consueta espressione determinata.

– Se dovete combattere dei capitalisti, io sono dalla vostra parte! – disse.

In quello stesso momento la capitana Carol Woythjla dell’esercito governativo del Sistema Solare osservava quella che a prima vista sembrava una gigantesca talpa, intenta a raspare nel rosso terreno marziano. Solo avvicinandosi si poteva scoprire che il corpo della talpa era fatto d’acciaio inossidabile e antiproiettile, le zampe erano azionate da potenti pistoni grandi quando il braccio di un uomo. Come occhi aveva due piccole telecamere, ruotabili a trecentosessanta gradi, mentre sul muso c’era una trivella di tre metri che perforava il suolo a tutta velocità.

Carol si domandava come avesse potuto il Governo ignorare che Marte aveva un’atmosfera respirabile e che vi si trovavano persino forme di vita evolute. Forse la colpa andava imputata al troppo zelo del Ministero della Disinformazione nel fabbricare notizie false. Le menzogne finite persino sui libri di astronomia e di storia avevano sostituito la realtà persino per chi le aveva inventate.

A distogliere Carol da queste elucubrazioni fu lo squillo di tromba che annunciava l’arrivo del Santo Bordan. Il corpo obeso del vecchio guru, avvolto in seta arancione e coperto da gioielli in platino e diamanti a diciotto carati, stava venendo portato da alcuni schiavi su una sedia gestatoria in cedro del Libano rivestito d’oro, mentre altri schiavi ondeggiavano piume di pavone saturniano per allontanare la sacrilega afa marziana che rischiava di costringere la santa pelle di Bordan a sudare. Il santone sembrava di ottimo umore, nonostante Marte avrebbe dovuto essere il luogo del suo esilio.

– Non vedo l’ora di raggiungere quelle povere pecorelle smarrite! – esclamò il Santo Bordan, mentre Carol, messasi sull’attenti, gli rivolgeva il saluto militare. – Che gioia mi ha dato scoprire che su questo pianeta inospitale ci sono dei poveri fratelli che vivono senza la vera fede, oltre che senza denaro, TV, web, frullatori, tostapane… e soprattutto aria condizionata.

– Senza offesa, Sua Santità, ma non penso che a delle formiche umanoidi interessino molto certe cose – disse la capitana con un tono formale che però tradiva una certa antipatia per il sant’uomo. Per servirlo, l’ufficiale aveva dovuto rinunciare al comando di una nave da guerra.

– Come può parlare così? Tutti vogliono essere illuminati dal dio Dollaro e vivere nel suo paradiso di gioie terrene, anche se non sempre ne sono consapevoli.

– Ad ogni modo la trapanazione prosegue alla perfezione e presto raggiungeremo il formicaio… volevo dire l’insediamento dei nostri fratelli smarriti.

Improvvisamente ci fu un rombo come di tuono e la terra tremò. Carol ordinò alla talpa meccanica di interrompere i lavori, mentre gli schiavi che portavano la sedia gestatoria del Santo Bordan, presi dal panico, si dettero alla fuga. Il guru, rovinato malamente sul terreno, invocò l’anatema del Grande Architetto Massonico su quegli infedeli fuggiaschi.

Il Santo Bordan si stava già rialzando, incurante del terremoto sempre più forte che sembrava la collera di Dio. Quando da sottoterra uscirono giganteschi serpentoni albini e senza occhi. A cavallo di ciascuno di essi c’era un Thrkh e sul più grosso di tutti sedeva Andreea Ceausescu, agghindata con una maglia in filo d’acciaio che le proteggeva l’inguine e le tette. Il nostromo della Sputnik Molotov brandiva un gigantesco spadone istoriato con iscrizioni in antico marziano, mescolate ad insulti in italiano corrente.

Uno dei serpenti subito divorò un soldato governativo. Un altro militare prese la mira col suo fucile, ma prima ancora che potesse far fuoco, venne spiaccicato dalla coda di un serpente. Altri soldati ancora vennero infilzati dalle lance che i marziani scagliavano dall’alto delle loro cavalcature. L’effetto sorpresa stava avendo la meglio sul solitamente efficientissimo esercito governativo.

Ad un tratto, però, un paio di serpi vennero trafitte dalla talpa meccanica. La capitana Carol si era messa personalmente alla guida del mezzo. Andreea Ceausescu le si parò davanti per fermarla, ma anche il suo animale venne sventrato dalla trivella. In un rantolo d’agonia il mostro scaraventò a terra la piratessa. Ora la talpa si dirigeva verso di lei per schiacciarla, quando un missile esplosivo colpì in pieno la macchina. Una navetta della Sputnik Molotov stava calando dal cielo.

L’astronave si posò dolcemente sul terreno e ne uscì un ometto basso e tarchiato. Subito Andreea smontò dal suo serpentone e gli corse incontro ad abbracciarlo.

– Robespierre! – esclamò il nostromo. – Hai ricevuto il mio S.O.S.?

– Certo, non potevo abbandonare il mio unico amore – disse Robespierre.

Carol stava uscendo dal mezzo oramai danneggiato. Il Santo Bordan la raggiunse in preda al panico. Gli altri soldati erano tutti morti o feriti. I Thrkh circondarono l’ufficiale e il santone, ma il Santo Bordan sembrò colto da un’idea improvvisa e parve tornare sicuro di sé.

– Uccidetemi pure e farete di me un martire! – disse il guru con un sorrisetto compiaciuto. – Vi troverete contro tutto il Sistema Solare e persino i vostri simpatizzanti vi volteranno le spalle: tutti nell’universo tengono a che si rispetti la libertà di religione.

Robespierre guardò titubante verso Andreea, aspettando da lei una soluzione, purtroppo persino il nostromo Ceausescu ora sapeva che è difficile per la maggior parte delle persone, umani o alieni che siano, fare a meno della fede nel soprannaturale. Fu allora che avvenne una cosa che nessuno si sarebbe aspettato: la capitana Carol si scoprì le tette e abbracciò il Santo Bordan, coprendolo di baci. Subito dopo, si voltò verso i Thrkh, urlando:

– Avanti, fateci delle foto e avrete distrutto la reputazione di questo panzone!

– Lui ha la faccia troppo schifata, non ci crederebbe nessuno – osservò Robespierre.

– Forse non sono il tuo genere di donna, cocchino? – chiese Carol al santone che si voltò dall’altra parte senza rispondere. Tutti gli occhi, intanto, si puntarono su Andreea.

– E no, non guardate me! Io certe cose non le faccio! – rispose seccamente il nostromo a quella proposta non espressa a parole.

C’erano tuttavia due occhi che non erano puntati sulla procace piratessa, ma sul piccolo Robespierre. Erano quelli del Santo Bordan.

– E va bene, – sbottò il capitano pirata – farò questo sacrificio!

Detto questo, si calò le brache.

Le foto del Santo Bordan che si trastulla coi gingilli di un altro uomo erano ormai su tutti i network della galassia. I Thrkh erano tornati alla loro tranquilla vita sotterranea, Carol Woythjla aveva lasciato Marte, riprendendo il comando della nave da guerra U.S.S. Martin Luther King, mentre la Sputnik Molotov poté riprendere la sua navigazione. A bordo, tuttavia, fervevano i preparativi per l’imminente matrimonio tra il capitano e il nostromo. Una sola cosa c’era ancora da decidere, se optare per una cerimonia religiosa o meno. Robespierre decise di lasciar scegliere alla sua amata Andreea che disse:

– No, no, anche se sono stata per un po’ un’inviata degli dèi, preferisco essere comunista.

FINE

Paolo MottaL’AUTORE

Paolo Motta è nato a Giussano il 14 agosto 1978, ha studiato sceneggiatura fumettistica con l’ex caporedattore dell’Intrepido, Carlo Pedrocchi. Ha quindi sceneggiato fumetti per Nicola Pesce Editore, EF Edizioni, Shockdom, Verticalismi.it , che sono stati disegnati da artisti quali Mirka Ruggeri, Francesco Elisei, Alberto Dabrilli, Marco Ballò e l’argentino Dante Ginevra. Parallelamente ha scritto recensioni e articoli per Alienante, Film Forever, Fondazione SF Magazine, Thriller Magazine , Fumetti Etruschi e True Fantasy. E’ stato anche l’ultimo in Italia a realizzare dei fotoromanzi horror, con le storie Satana Amore Mio e La Predatrice, disponibili sul succitato sito Verticalismi.it . Tra gli autori che lo hanno più influenzato ci sono Philip José Farmer, Terry Pratchett, Robert E. Howard, E.R. Burroughs, Michael Moorcock, China Miéville, Alfredo Castelli, Tiziano Sclavi, Mino Milani, Archie Goodwin, Stefano Benni, Alfonso Azpiri e Carlos Trillo.