Speciale P.K.Dick – “Vulcano 3” (Vulcan’s Hammer, 1960)

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sPECIALE PkdCopertina di Karel TholeNon tutte le ciambelle riescono col buco, e questo vale anche per un autore come Dick che sfornava, specie negli anni Sessanta, un romanzo dopo l’altro senza mai riprendere fiato. Questo Vulcan’s Hammer è l’esempio perfetto, e dire che (caso raro) uscì in Italia e in America lo stesso anno, il 1960. A leggerlo ci vuole un esperto per capire che è stato scritto dallo stesso autore di Ubik e di VALIS; e questo per due diversi motivi: scritto in fretta e furia gonfiando un racconto lungo già uscito nel 1956, in un momento in cui stavano chiudendo molte riviste di fantascienza, quindi Dick aveva meno sbocchi per i suoi racconti (di lì a poco ridurrà di parecchio la sua produzione), questo è un libro prodotto per ragioni di pura e semplice sopravvivenza (avere un manoscritto da spedire all’editore per incassare un assegno e pagare le bollette). Secondo motivo: mentre scriveva Vulcano Tre Dick s’era messo d’impegno a diventare uno scrittore “serio”, accettabile per le case editrici rispettabili, e lavorava quasi tutto il tempo o a fare gioielli colla terza moglie, oppure a scrivere letteratura mainstream (che uscì quasi tutta dopo la sua morte).

La storia: in un futuro in cui esiste un governo mondiale formato da un’entità chiamata il Gruppo, le decisioni in materia di politica, economia e cultura mondiale vengono prese dal mega-computer Vulcano Tre, in grado di riprodursi e ripararsi, che può essere consultato solo dal capo assoluto, Jason Dill. Esiste anche un Vulcano Due, il suo predecessore, un computer più lento e meno operativo, che Dill ogni tanto consulta e che verrà fatto esplodere non si sa bene da chi.

Cover by Kelly FreasNon è un momento tranquillo: a parte la distruzione del computer più attempato, il mondo è scosso dalla ribellione dei Guaritori, una specie di setta religioso-politica che predica la distruzione di Vulcano Tre e la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica: il loro capo è Padre Fields. In mezzo a questo scontro, e indeciso da che parte stare, William Barris, uno dei direttori del Gruppo, che si indagando sulla strana morte di uno dei suoi uomini ne ha conosciuto la vedova, Rachel.

Il romanzo è puro Van Vogt: colpi di scena a raffica, agguati a go-go, fenomeni misteriosi in quantità, senza però quel pathos tra il grottesco e il tragico che caratterizza il Dick migliore, né l’atmosfera surreale e onirica del miglior Van Vogt. Alla fine, quando un’agnizione dopo l’altra e una scoperta dopo l’altra preludono alla rivolta finale e alla riconquistata libertà, il lettore stenta ancora a credere che l’autore sia proprio lui, Philip K. Dick. Però attenzione: in realtà, se uno legge solo i romanzi cosiddetti maggiori (a partire, diciamo, dall’Uomo nell’alto castello), dimentica che Dick non è stato uno di quegli scrittori che sono usciti con l’opera prima che, per dirla semplice, “erano già loro” (come ad esempio Thomas Pynchon). Dick ha percorso un lungo apprendistato dall’inizio degli anni Cinquanta, e questo romanzo ne porta ancora le tracce e le scorie; è una storia di pura azione, che vuole semplicemente lasciare il lettore senza fiato.
E Dick lo sapeva benissimo: lui stesso non aveva una gran considerazione per questo romanzo. Quando Gregg Rickman, il suo primo biografo, gli chiese “Considero Vulcano Tre il tuo romanzo più debole”, Phil gli rispose onestamente: “E certo che è il mio romanzo più debole”.
Perché parlarne, allora? Be’, semplicemente, visto che coll’aiuto dell’amico Iascy vogliamo coprire tutta la produzione del nostro, volevate forse che chiudessimo l’impresa, quando ci arriveremo, col suo romanzo più debole per ammissione dello stesso autore?

Umberto Rossi

Philip K. DickL’AUTORE

Philip Kindred Dick (Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982) è stato uno scrittore statunitense. La fama di Dick, noto in vita esclusivamente nell’ambito della fantascienza, crebbe notevolmente nel grande pubblico e nella critica dopo la sua morte, in patria come in Europa (in Francia e in Italia negli anni ottanta divenne un vero e proprio scrittore di culto), anche in seguito al successo del film Blade Runner del 1982 liberamente ispirato a un suo romanzo. In vita pubblicò quasi solamente opere di narrativa fantascientifica – un genere all’epoca considerato “di consumo” – ed è stato successivamente rivalutato come un autore postmoderno precursore del cyberpunk e, per certi versi, antesignano dell’avantpop. Gli sono stati dedicati molteplici studi critici che lo collocano ormai tra i classici della letteratura contemporanea. Temi centrali dei suoi visionari romanzi sono la manipolazione sociale, la simulazione e dissimulazione della realtà, la comune concezione del “falso”, l’assuefazione alle sostanze stupefacenti e la ricerca del divino.

Nato a Chicago, con la sorella gemella Jane, in una famiglia dai legami burrascosi (la madre, da lui descritta come nevrotica, divorziò dal padre pochi anni dopo la nascita dei gemelli), Philip Dick trascorse un’infanzia e un’adolescenza solitarie e tormentate: la sorellina morì a poche settimane dalla nascita (Dick le rimase sempre legato, e decise di essere seppellito accanto a lei); dopo il trasferimento in California, frequentò l’Università di Berkeley, ma non concluse gli studi a causa della sua militanza nel movimento contro la guerra di Corea e del suo pacifismo(per continuare gli studi universitari avrebbe dovuto sostenere un corso di addestramento – ROTC – come ufficiale della riserva, all’epoca obbligatorio), che lo portarono ad avere problemi col maccartismo di quegli anni. Iniziò a lavorare in un negozio di dischi dove conobbe la prima moglie, Jeanette Marlin (il matrimonio durò da maggio a novembre ’48). Le sue affermazioni secondo cui in quel periodo avrebbe lavorato in una radio locale non sono mai state provate, anche se è possibile che abbia scritto testi pubblicitari per qualche emittente di Berkeley. Sicuramente la nascita della sua conoscenza e del suo amore per la musica classica precedette gli anni in cui lavorò come commesso nel negozio di dischi.

L’incontro con la fantascienza avvenne, forse per caso, e forse nel 1949 (ma il suo primo racconto, “Stability” Stabilità, pubblicato postumo, fu scritto nel 1947), quando invece di una rivista di divulgazione scientifica ne acquistò per sbaglio una di fantascienza (la circostanza non è certa). Esordì nel 1952 sulla rivista Planet Stories. Lasciata la prima moglie, si risposò con Kleo Apostolides (dal 14 giugno 1950 al 1959), militante comunista di origini greche. In questo periodo pubblicò i primi romanzi e una notevole quantità di racconti. Il matrimonio con Kleo andò in crisi quando Dick si trasferì nella zona rurale di Point Reyes, a nord di San Francisco, in quella Marin County che fu l’ambientazione di diverse opere (tra tutte Cronache del dopobomba). Lì conobbe Anne Williams Rubinstein, che diventò la sua terza moglie (rimasero sposati dal 1º aprile 1959 all’ottobre 1965). Era una donna colta e di forte personalità, vedova e madre di tre figlie, che gli diede una figlia: Laura Archer (25 febbraio 1960). Dick si trasferì a casa di Anne, e per mantenere la famiglia e il tenore di vita della moglie abbandonò la fantascienza, poco remunerativa e per niente prestigiosa, per tentare di occuparsi di narrativamainstream. Ma Dick visse ciò come una sconfitta, di cui considerò responsabile la moglie. Il fallimento come “nuovo” autore fu la goccia; il matrimonio andò a pezzi, Dick si convinse che la moglie avesse assassinato il precedente marito e che avrebbe fatto lo stesso con lui. Divorziarono nel 1965, e Dick si trasferì a San Francisco.

Dick assumeva anfetamina fin dai primi anni Cinquanta, sostanza che gli era stata prescritta dallo psichiatra che gli aveva diagnosticato una lieve forma di schizofrenia; l’anfetamina era usata per combattere gli stati depressivi di cui lo scrittore soffriva occasionalmente. Man mano Dick sviluppò una vera e propria tossicodipendenza dalla sostanza, che lo agevolava nella stesura delle sue opere. L’abuso di stimolanti raggiunse livelli allarmanti durante la seconda metà degli anni Sessanta, proprio mentre l’autore scriveva due dei suoi romanzi più importanti (Il cacciatore di androidi e Ubik). La rottura con la quarta moglie, Nancy Hackett (sposata dal 6 luglio 1966 al 1972), che lo abbandonò assieme alla figlia Isolde Freya (ora Isa Dick Hackett ) (15 marzo 1967), e la morte del suo carissimo amico Jim Pike, mandarono Dick alla deriva; lo scrittore si trovò a vivere in una casa di sbandati, e la situazione arrivò al punto critico quando, in sua assenza, la sua abitazione subì un’effrazione durante la quale sconosciuti forzarono il suo schedario blindato (Dick fece innumerevoli ipotesi sulla loro identità, arrivando a sospettare che fossero agenti dell’FBI; a tutt’oggi la questione non è stata chiarita). In seguito Dick partecipò a una conferenza sulla fantascienza a Vancouver, in Canada, e decise di stabilirvisi. Anche l’esperienza canadese fu però un fallimento, dovuto al consumo eccessivo di psicofarmaci e alla mancanza di denaro. Dick si fece ricoverare in una comunità di recupero pertossicodipendenti, la X-Kalay, un’esperienza breve che però lo aiutò chiudere con le anfetamine. Molti eventi e situazioni risalenti al suo percorso esistenziale di questo periodo ebbero un ruolo importante nel suo romanzo Un oscuro scrutare. Tornato in California, Dick si stabilì alla periferia di Los Angeles e nel 1972 riprese a scrivere, anche in seguito all’incontro con Leslie (Tess) Busby (18 aprile 1973-1977), la quinta moglie, dalla quale ebbe il terzo figlio, Christopher Kenneth (25 luglio 1973). Tra il febbraio e il marzo del 1974 Dick iniziò a sentire voci e avere visioni in sogno e da sveglio. Convinto di vivere un’esperienza mistica, Dick prese a scrivere l’Esegesi, una vasta raccolta di appunti a carattere teologico-filosofico a partire dai quali scrisse la celebre Trilogia di Valis, punto d’arrivo della sua esperienza letteraria.

Morì a Santa Ana, in California, per collasso cardiaco, nel 1982, proprio quando i diritti delle sue opere cominciavano a dargli per la prima volta una certa sicurezza economica, e mentre era in lavorazione il primo film basato su una delle sue storie: Blade Runner, di Ridley Scott, che Dick non poté vedere completato, anche se riuscì a visitarne il set. (Biografia tratta da Wikipedia)

2 Risposte a “Speciale P.K.Dick – “Vulcano 3” (Vulcan’s Hammer, 1960)”

  1. ma un libro di Dick, sebbene minore, ha sempre quelle dieci pagine che valgono il biglietto, secondo me

  2. Ma vi riferite alla edizione Urania (130 pag. con traduzione probabilmente tagliata di Beata della Frattina) o a quella Fanucci (205 pag. con traduzione di Pincio T.)? Ve lo chiedo perché nella prefazione a quest’ultimo se ne parla molto meglio. Credo che nella sua storia Urania abbia rovinato più di qualche romanzo (un esempio su tutti Oltre l’invisibile di Simak).

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