Speciale P.K.Dick – LA PENULTIMA VERITA’ (The Penultimate Truth, 1964)

SpecialePhilipDick[11]sPECIALE PkddownloadIn questo caso, il titolo una volta tanto traduce semplicemente quello originale, The Penultimate Truth. Inoltre i lettori italiani non dovettero attendere troppo per leggerlo, perché questo romanzo, uscito in America nel 1964, venne tradotto rapidamente e fu nelle edicole con Galassia già nel 1966.

Tanto per cambiare, la storia attinge a diversi racconti precedentemente scritti da Dick: “I difensori” (1953, pubblicato in Italia nel 1954), “Yancy” (1955, pubblicato in Italia nel 1996) e “La macchina” (1957, pubblicato in Italia nel 1981). E poi c’è tutto un gioco di rimandi a uno stra-classico come La macchina del tempo di H.G. Wells.

Andrew M. Butler, profondo conoscitore dell’opera di Dick, ha scritto di questo romanzo ingiustamente sottovalutato: “È la paranoia della Guerra fredda al suo culmine”. Non ha tutti i torti. Il romanzo praticamente si basa sulla regola aurea della politica secondo Dick, e cioè: “Tutto quel che il governo ti dice è falso”. E non perché il governo sia particolarmente cattivo; ma perché la comunicazione politica è fatta di mezze verità che sono sempre penultime. E al tempo della guerra fredda questa massima era più vera che mai.

La storia di sviluppa su due livelli. Sottoterra, la gran massa della popolazione del Wes-Dem, cioè del blocco occidentale, che a causa della guerra atomica s’è dovuto asserragliare in rifugi stretti e miseri e abbastanza tetri, costruisce androidi usati nella guerra che infuria in superficie. Certo la vita non è un granché, come ben sa uno dei due protagonisti, Nicholas St James, presidente di un rifugio; ma meglio sottoterra che morti. Meglio che a morire siano gli androidi, detti i “plumbei”.

THPNLTMTTR1978In realtà in superficie la guerra è finita da un pezzo. La Terra se la sono spartita i potenti, ex-militari e politici, che ora vivono in splendide tenute con parchi immensi, serviti e riveriti dai plumbei costruiti sottoterra. La guerra è un colossale imbroglio mediatico: immagini di spaventose distruzioni hi-tech create da un corpo di propagandisti politici detti “Yance-men”, cui appartiene l’altro protagonista del romanzo, Joseph Adams. Come i suoi colleghi, Adams è convinto che la gente nei rifugi non vorrà mai risalire finché verrà raccontato loro che la superficie è un inferno; e finché non risale, non ci sarà mai una guerra vera. Insomma, l’inganno sarebbe a fin di bene.

Gli Yance-men prendono il loro nome dal presidente del Wes-Dem, Talbot Yancy: simpatico, carismatico, un anziano leader che sa persuadere e rassicurare gli americani nei loro rifugi, e sa ispirare loro ottimismo e voglia di continuare a combattere. In realtà, il simpatico presidente è un simulacro che viene programmato con discorsi abilmente confezionati al computer dagli Yance-men, propagandisti attrezzati con tutta la panoplia comunicativa della pubblicità.

Tutto potrebbe restare com’è se Nicholas non decidesse di salire in superficie in cerca di un organo artificiale per un suo compagno di rifugio malato terminale. Risalito, scopre la truffa, anche se gli viene impedito di tornare giù a svelarla agli altri prigionieri dei rifugi. Ma la faccenda si complica ulteriormente a causa di un paio di omicidi che sembrano incolpare il potente capo della polizia Stanton Brose, cui sono destinati tutti gli organi artificiali (che gli consentono una specie di immortalità da cyborg). Sulla scena di uno dei delitti si scopre una macchina che produce falsi indizi: dunque stanno cercando di incastrare Brose? C’entra forse David Lantano, un altro Yance-man che in qualche modo ha scoperto come viaggiare nel tempo?

THPNLTMTTR2005C’è un complotto all’opera; qualcuno vuole assumere tutto il potere; e per farlo è pronto a tutto, anche a fare l’annuncio-bomba che la guerra è finita, e che tra non molto i forzati nei rifugi potranno uscire…

La penultima verità è da un lato satira della guerra fredda, dall’altro grande messa in scena del sistema massmediale; ed è anche un discreto fanta-thriller. E Yancy, pur essendo stato indubbiamente ispirato al presidente Eisenhower, anticipa Ronald Reagan e altri leader televisivi e confezionati dai pubblicitari (o esperti della comunicazione, come piace chiamarli). Nel suo opporre il mondo infero dei comuni cittadini che ignorano, tirano la carretta e crepano, a quello superficiale dei padroni che imbrogliano, godono e campano, è anche una magistrale riscrittura della parte della Macchina del tempo wellsiana nella quale il viaggiatore si trova nella società dei morlock e degli ehloi. Ma il rapporto tra i due gruppi non è invertito, come suggerisce ironicamente (e allarmisticamente) Wells: per Dick chi sta sopra sfrutta chi sta sotto, punto. E c’è da sospettare che questo romanzo abbia ispirato un capolavoro cinematografico, Underground del serbo Emir Kusturica.

Umberto Rossi