Speciale P.K.Dick – “I giocatori di Titano” (The Game-Players of Titan, 1963)

SpecialePhilipDick[11]sPECIALE PkdI Giocatori di TitanoEsce col titolo The Game-Players of Titan nel 1963 (il solito Ace Book, autentico pulp paperback come pochi altri); da noi lo traducono abbastanza rapidamente, non Urania ma Galassia, nel 1967. Diciamo subito che è una delle opere minori, però ci sono particolarmente affezionato perché Dick ebbe l’idea di abbozzare una società futura articolata su un gioco di società, il Bluff, che è evidentemente derivato dal Monopoli (col quale Dick usava intrattenere la sua figlia e quelle della terza moglie Anne). E il Monopoli mi suscita tutta una serie di ricordi d’infanzia (chi non ci ha giocato?), per cui ecco spiegato un certo quale irrazionale attaccamento.

Il Bluff, a differenza del gioco da tavolo inventato dai fratelli Parker, è di origine aliena: venne portato sulla Terra dai titaniani, specie di grosse amebe gelatinose (il classico blob da B-movie fantascientifico). Questi ultimi sono atterrati dopo una guerra tra Stati Uniti e Cina dove si è usato di tutto, soprattutto un’arma batteriologica che ha reso sterili molti dei superstiti. E siccome le donne fertili sono poche, il gioco del Bluff è impiegato per consentire agli americani maschi di scambiarsele, vincendole e perdendole insieme a proprietà, terreni, intere città.

Il romanzo parte insomma come satira della società degli status symbol degli anni ’50, quando si dimostrava il proprio successo con la bella casa, la bella macchina e la bella moglie (ma saranno cambiate, le cose?). Ma le cose cambiano: all’inizio gli alieni titaniani appaiono creature inoffensive e bislacche, ma col progredire della storia si rivelano essere conquistatori tutt’altro che teneri, e il romanzo cambia le carte in tavola, intrecciando alcuni delitti e una misteriosa cospirazione al tentativo di rivincita del protagonista, Peter Garden, che ha perso moglie e proprietà al tavolo del Bluff.

GMPLYRSTTN1972Il compito di Garden è tutt’altro che semplice: la rivincita la deve giocare con uno dei campioni del gioco, che non a caso si chiama Luckman (del resto, anche il cognome del protagonista è significativo, e allude ai “Marvin’s Garden” che nel tabellone americano del Monopoli sarebbero il Parco della Vittoria). Peter arruola allora un vecchio giocatore ritiratosi dal Bluff, Joe Schilling, e mette insieme una squadra per controbilanciare la fortuna di Luckman. Ma quest’ultimo viene ucciso, e da questo momento inizia una serie pirotecnica di colpi di scena, culminante nella partita di Bluff durante la quale la squadra di Peter Garden e Joe Schilling, in rappresentanza della Terra, si gioca l’indipendenza del pianeta contro i più forti giocatori di Titano.

Si tratta sostanzialmente di fantascienza avventurosa, di un opera che Dick ha scritto con la sinistra in un periodo in cui – grazie al Premio Hugo – riusciva a vendere facilmente i suoi dattiloscritti. Ma è anche una prova di inventiva anfetaminica da parte di uno scrittore che ha imparato ormai tutti i trucchi del mestiere, e riesce a infilare tutti i cliché della fantascienza ribaltandoli completamente, per cui in una scena di sublime ironia assistiamo non al blob alieno che minaccia l’attraente fanciulla, ma all’attraente fanciulla che si trasforma in blob alieno. Inoltre è interessante il modo in cui Dick mescola meccanismi propri di altri generi (come il giallo) alle trovate tipiche della fantascienza per tenere in piedi una trama che trova nel ribaltamento e nello smascheramento la sua ragion d’essere.

BKTG01523Sicuramente questo romanzo è, per più aspetti, l’ultima delle opere “giovanili” di Dick, legato com’è a Lotteria dello spazio dal tema del gioco che regola la vita, a Occhio nel cielo dal tema della satira sociale, ma già strutturato con la tipica vorticante altalena di svelamenti e simulacri che troviamo nelle opere maggiori degli anni ’60 (dal Palmer Eldritch ai Simulacri, da Ubik a Follia per sette clan).

Infine, se pensiamo a quanto facilmente la nostra società tardomoderna cada nell’illusione del gioco come regolatore sociale e antidoto alle disparità economiche (dalle lotterie al grande gioco della new economy e del NASDAQ con cui tanti si sono divertiti ma non tanti arricchiti negli anni Novanta), può darsi che questo divertissement dickiano risulti un po’ più serio di quel che potrebbe apparire in prima battuta.

Va infine citata la lettura che di questo romanzo hanno dato Carlo Pagetti prima e poi il sottoscritto: che il gioco cui si riferisce il titolo sia quello della fantascienza, e che il vero archi-giocatore, il vero game-player, sia Dick stesso, intento a parodizzare e stravolgere le “regole” e le tattiche e le strategie della fantascienza.

Umberto Rossi

Philip K. DickL’AUTORE

Philip Kindred Dick (Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982) è stato uno scrittore statunitense. La fama di Dick, noto in vita esclusivamente nell’ambito della fantascienza, crebbe notevolmente nel grande pubblico e nella critica dopo la sua morte, in patria come in Europa (in Francia e in Italia negli anni ottanta divenne un vero e proprio scrittore di culto), anche in seguito al successo del film Blade Runner del 1982 liberamente ispirato a un suo romanzo. In vita pubblicò quasi solamente opere di narrativa fantascientifica – un genere all’epoca considerato “di consumo” – ed è stato successivamente rivalutato come un autore postmoderno precursore del cyberpunk e, per certi versi, antesignano dell’avantpop. Gli sono stati dedicati molteplici studi critici che lo collocano ormai tra i classici della letteratura contemporanea. Temi centrali dei suoi visionari romanzi sono la manipolazione sociale, la simulazione e dissimulazione della realtà, la comune concezione del “falso”, l’assuefazione alle sostanze stupefacenti e la ricerca del divino.

Nato a Chicago, con la sorella gemella Jane, in una famiglia dai legami burrascosi (la madre, da lui descritta come nevrotica, divorziò dal padre pochi anni dopo la nascita dei gemelli), Philip Dick trascorse un’infanzia e un’adolescenza solitarie e tormentate: la sorellina morì a poche settimane dalla nascita (Dick le rimase sempre legato, e decise di essere seppellito accanto a lei); dopo il trasferimento in California, frequentò l’Università di Berkeley, ma non concluse gli studi a causa della sua militanza nel movimento contro la guerra di Corea e del suo pacifismo(per continuare gli studi universitari avrebbe dovuto sostenere un corso di addestramento – ROTC – come ufficiale della riserva, all’epoca obbligatorio), che lo portarono ad avere problemi col maccartismo di quegli anni. Iniziò a lavorare in un negozio di dischi dove conobbe la prima moglie, Jeanette Marlin (il matrimonio durò da maggio a novembre ’48). Le sue affermazioni secondo cui in quel periodo avrebbe lavorato in una radio locale non sono mai state provate, anche se è possibile che abbia scritto testi pubblicitari per qualche emittente di Berkeley. Sicuramente la nascita della sua conoscenza e del suo amore per la musica classica precedette gli anni in cui lavorò come commesso nel negozio di dischi.

L’incontro con la fantascienza avvenne, forse per caso, e forse nel 1949 (ma il suo primo racconto, “Stability” Stabilità, pubblicato postumo, fu scritto nel 1947), quando invece di una rivista di divulgazione scientifica ne acquistò per sbaglio una di fantascienza (la circostanza non è certa). Esordì nel 1952 sulla rivista Planet Stories. Lasciata la prima moglie, si risposò con Kleo Apostolides (dal 14 giugno 1950 al 1959), militante comunista di origini greche. In questo periodo pubblicò i primi romanzi e una notevole quantità di racconti. Il matrimonio con Kleo andò in crisi quando Dick si trasferì nella zona rurale di Point Reyes, a nord di San Francisco, in quella Marin County che fu l’ambientazione di diverse opere (tra tutte Cronache del dopobomba). Lì conobbe Anne Williams Rubinstein, che diventò la sua terza moglie (rimasero sposati dal 1º aprile 1959 all’ottobre 1965). Era una donna colta e di forte personalità, vedova e madre di tre figlie, che gli diede una figlia: Laura Archer (25 febbraio 1960). Dick si trasferì a casa di Anne, e per mantenere la famiglia e il tenore di vita della moglie abbandonò la fantascienza, poco remunerativa e per niente prestigiosa, per tentare di occuparsi di narrativamainstream. Ma Dick visse ciò come una sconfitta, di cui considerò responsabile la moglie. Il fallimento come “nuovo” autore fu la goccia; il matrimonio andò a pezzi, Dick si convinse che la moglie avesse assassinato il precedente marito e che avrebbe fatto lo stesso con lui. Divorziarono nel 1965, e Dick si trasferì a San Francisco.

Dick assumeva anfetamina fin dai primi anni Cinquanta, sostanza che gli era stata prescritta dallo psichiatra che gli aveva diagnosticato una lieve forma di schizofrenia; l’anfetamina era usata per combattere gli stati depressivi di cui lo scrittore soffriva occasionalmente. Man mano Dick sviluppò una vera e propria tossicodipendenza dalla sostanza, che lo agevolava nella stesura delle sue opere. L’abuso di stimolanti raggiunse livelli allarmanti durante la seconda metà degli anni Sessanta, proprio mentre l’autore scriveva due dei suoi romanzi più importanti (Il cacciatore di androidi e Ubik). La rottura con la quarta moglie, Nancy Hackett (sposata dal 6 luglio 1966 al 1972), che lo abbandonò assieme alla figlia Isolde Freya (ora Isa Dick Hackett ) (15 marzo 1967), e la morte del suo carissimo amico Jim Pike, mandarono Dick alla deriva; lo scrittore si trovò a vivere in una casa di sbandati, e la situazione arrivò al punto critico quando, in sua assenza, la sua abitazione subì un’effrazione durante la quale sconosciuti forzarono il suo schedario blindato (Dick fece innumerevoli ipotesi sulla loro identità, arrivando a sospettare che fossero agenti dell’FBI; a tutt’oggi la questione non è stata chiarita). In seguito Dick partecipò a una conferenza sulla fantascienza a Vancouver, in Canada, e decise di stabilirvisi. Anche l’esperienza canadese fu però un fallimento, dovuto al consumo eccessivo di psicofarmaci e alla mancanza di denaro. Dick si fece ricoverare in una comunità di recupero pertossicodipendenti, la X-Kalay, un’esperienza breve che però lo aiutò chiudere con le anfetamine. Molti eventi e situazioni risalenti al suo percorso esistenziale di questo periodo ebbero un ruolo importante nel suo romanzo Un oscuro scrutare. Tornato in California, Dick si stabilì alla periferia di Los Angeles e nel 1972 riprese a scrivere, anche in seguito all’incontro con Leslie (Tess) Busby (18 aprile 1973-1977), la quinta moglie, dalla quale ebbe il terzo figlio, Christopher Kenneth (25 luglio 1973). Tra il febbraio e il marzo del 1974 Dick iniziò a sentire voci e avere visioni in sogno e da sveglio. Convinto di vivere un’esperienza mistica, Dick prese a scrivere l’Esegesi, una vasta raccolta di appunti a carattere teologico-filosofico a partire dai quali scrisse la celebre Trilogia di Valis, punto d’arrivo della sua esperienza letteraria.

Morì a Santa Ana, in California, per collasso cardiaco, nel 1982, proprio quando i diritti delle sue opere cominciavano a dargli per la prima volta una certa sicurezza economica, e mentre era in lavorazione il primo film basato su una delle sue storie: Blade Runner, di Ridley Scott, che Dick non poté vedere completato, anche se riuscì a visitarne il set. (Biografia tratta da Wikipedia)