Speciale P.K.Dick – GUARITORE GALATTICO | GIÙ NELLA CATTEDRALE (Galactic Pot-Healer, 1969)

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Fanucci_GuaritoreGalatticoNegli ultimi anni della sua vita Dick parlava abbastanza male di Galactic Pot-Healer che si colloca più o meno a metà della sua attività come scrittore, dato che venne pubblicato nel 1969. Certo, i titoli italiani succedutisi a partire dalla prima traduzione del 1979 non sono particolarmente convincenti (oltre che Guaritore galattico è stato anche chiamato Giù nella cattedrale); e quello originale, tradotto letteralmente, suona “Riparatore di vasi galattico”, cioè più che altro come una presa in giro (e il fatto che tra l’edizione originale e la traduzione italiana passino dieci anni fa capire che neanche da noi lo si prendeva molto sul serio…).

In effetti il tono generale di quest’opera è di commedia. Eppure gli argomenti trattati, se uno guarda dietro l’allegoria piuttosto trasparente che li cela a stento, sono decisamente seri. Basta ricordare che nei romanzi di Dick, dovunque compaiono artigiani, e in particolare di vasai, si parla regolarmente dell’arte. E siccome Dick non era molto interessato alle arti visive o al teatro, ci si riferisce alla musica, e soprattutto all’arte che praticava lui stesso: la letteratura.

La storia inizia nel 2046, quando una creatura aliena dai poteri semi-divini, Glimmung, convoca un’eterogenea banda di artigiani terrestri disoccupati per aiutarlo in un’impresa titanica e non del tutto chiara: far riemergere dal tetro Mare Nostrum, situato sul Pianeta dell’Aratore, un’antica cattedrale chiamata Heldscalla. A Glimmung non servono solo le abilità manuali degli artigiani che ha assoldato; serve soprattutto la loro fede. Proprio di questo manca però il protagonista, il “riparatore di vasi galattico” Joe Fernwright.

Peggio che peggio, l’intera operazione, anche per via delle somme ingenti promesse da Glimmung, insospettisce i servizi segreti che fanno arrestare Joe. Glimmung lo fa fuggire dal commissariato, portandolo sul Pianeta dell’Aratore. Qui le cose si complicano vorticosamente nella migliore vena dickiana: entra in gioco il libro delle Kalende, che contiene passato e futuro (come quello comparso in Nick e il Glimmung, un romanzo per bambini scritto prima di Guaritore galattico, ma pubblicato solo nel 1988). In questo misterioso volume sta scritto che l’impresa di Glimmung fallirà o porterà a un fallimento; e qualcosa indurrà lo stesso Joe a uccidere il suo datore di lavoro.

Disceso sul fondo dell’oceano per un sopralluogo, Joe scopre che esiste un secondo Glimmung, ma nero, e che c’è anche una seconda cattedrale, anch’essa nera. Inoltre recupera un vaso sul quale sta scritto che Glimmung non è che un impostore. A complicare tutto questo, la presenza della classica donna dickiana sconcertante e attraente, Mali Yojez, un’artigiana che fa parte del gruppo e ha una personalità indecifrabile.

Si arriva infine a una battaglia tra i due Glimmung, dopo la quale avverrà il recupero della cattedrale sommersa, portata a termine tramite la fusione psichica tra l’alieno e i suoi aiutanti terrestri. A questo punto Glimmung propone agli umani di fondersi definitivamente con lui: Mali accetta, Joe rifiuta. Poi se ne pente, perché tra lui e Mali era nato qualcosa.

GLCTCPTHLR1974E seguendo un suo consiglio proverà, per la prima volta, a costruire un vaso suo invece di riparare quelli degli altri. Purtroppo, e su questa nota pessimistica si chiude il romanzo, il vaso riuscirà orrendo.

Anni più tardi Dick scriverà nella sua Esegesi che con Guaritore galattico aveva raggiunto il fondo, che s’era consumato ed era morto come scrittore. Il problema, a suo dire, era che aveva bisogno di Dio ma non riusciva a farne esperienza. Joe, che non ha fede, sarebbe quindi un autoritratto dell’autore; e la sua incapacità di creare un bel vaso sta a indicare l’inaridimento creativo di Dick, che sarebbe durato fin verso la metà degli anni ’70.

Glimmung sarebbe allora Dio? Molto più probabilmente è l’impresa di far riemergere la cattedrale sommersa (idea che Dick, avido ascoltatore di musica classica, deve aver preso dal titolo di un pezzo per pianoforte di Claude Debussy) ad avere qualcosa di divino, e la capacità di fondersi con gli altri. Quel che conta è avere la fede che possa far riemergere la cattedrale (il sacro?) dal mondo subacqueo e morto (il Mare Nostrum ha molto in comune col mondo tombale che compare in altri romanzi dickiani), e che consenta un contatto più profondo con gli altri. Inoltre, è centrale il problema di un mondo rovinato, guasto, sbagliato, che si dovrebbe rimettere in carreggiata, riparare, aggiustare: il restauro della cattedrale nasconde la lotta tra bene e male.

O forse no. Qualche commentatore sospetta che in realtà questo romanzo sia un tentativo da parte di Dick di raffigurare la creazione di un’opera d’arte, per cui tutta la storia sia un’allegoria del processo creativo.

Sia come sia, un romanzo che va letto e riletto.

Umberto Rossi