Recensione: “Xandulu” (Xandulu, 1934, Entropy Reversed, 1937) di Jack Williamson

Massimiliano GobboXanduluIn questo volume sono riuniti due romanzi brevi classici, finora inediti in italiano, del grande Jack Williamson: Xandulu ed Entropia liberata. Xandulu (1934) rientra nel genere di storie dedicate alle razze e ai mondi perduti, che andavano molto in quegli anni, sotto l’influenza delle opere di H. Rider Haggard e Abraham Merritt. Qui incontrerete, tra le montagne africane dei berberi, le forze inesplicabili di un’intelligenza aliena incomparabilmente più avanzata della nostra e vi troverete trasportati in una strana parte del mondo, dove antiche creature pianificano cose terribili con l’ausilio di potenti cognizioni scientifiche. Entropia liberata, apparso su Astounding nel 1937, ci riporta invece alla fantascienza in grande scala dell’epoca, quella degli imperi o federazioni galattiche e della superscienza, capace di modificare le leggi della fisica e dell’universo. Completa il volume un’ampia bibliografia dell’autore.

A cura di Sandro Pergameno, traduzione di Annarita Guarnieri.

Autore: Jack Williamson | Titolo originale: Xandulu (1934) – Entropy Reversed (1937) | Editore: Edizioni Della Vigna | Collana: La Botte Piccola | Pagine: 235 | Prezzo:  cartaceo 14,50, eBook 4,99€ | Copertina di Alexa Cesaroni

Chi ha conosciuto Jack Williamson (Bisbee, 29 aprole 1908 – Portales, 10 novembre 2006) leggendo le pagine di quello che molti considerano il suo capolavoro ovvero Il figlio della notte (Darken you think, 1948), ne apprezza la grande vena immaginifica e la scrittura lucida capace di generare atmosfere fantastiche di grande fascino. Ora, lo scrittore americano, considerato a pieno titolo uno dei fondatori della così detta Space Opera, ovvero un sottogenere della fantascienza incentrato su una sorta d’epica fantastica in cui abbondano battaglie stellari, flotte di astronavi in assetto di combattimento, imperi galattici dominati da oscuri signori e ogni tipo di viaggio avventuroso sulle rotte dell’infinito mare cosmico, ci ha regalato alcune delle pagine migliori della scienze fiction dell’epoca d’oro. Parliamo d’un periodo, quello a cavallo tra gli anni venti e trenta, in cui la narrativa d’anticipazione, e quella del meraviglioso, per mano dei loro maggiori interpreti (Lensman, Hamilton, Campbell, Burroughs e appunto Williamson), conobbero un successo senza precedenti. Fu grazie a pulp magazine come Amazing Stories fondata da Hugo Gernsback, che le prime opere di Williamson giunsero al pubblico degli appassionati. Seguirono romanzi e racconti di grande valore come il ciclo de La legione dello Spazio (The legion of space, 1934), Quelli della cometa (The Cometeers, 1939) e Gli umanoidi (The Humanoids, 1949).

Ciò per dire che Williamson è autore importante per chi s’occupa di fantascienza, uno scrittore le cui opere costituiscono un contributo fondamentale nella storia e nello sviluppo del genere. Ecco perché guardiamo con favore alla pubblicazione (in unico volume) di due suoi romanzi (inediti in Italia) da parte di Edizioni della Vigna: Xandulu ed Entropia liberata. Ed è proprio Xandulu (1934) che qui vogliamo esaminare, un romanzo per certi versi singolare all’interno della vasta opera dell’autore americano.

Il romanzo narra la storia di Brandy Branner proprietario d’uno yacht, che s’imbatte nel corso d’uno strano scontro tra un aeroplano e dei misteriosi globi luminescenti (che ricordano i così detti foo figther), con una sua vecchia conoscenza, l’avventuriero Miles Kendon il quale reca con se la principessa Su-Ildra. La donna è stata tratta in salvo da Miles da una specie di mondo sotterraneo del tutto simile alla favoleggiata Agarthi tanto cara ai sostenitori della teoria della terra cava. L’audace e atletico Miles (vero alter ego del paralitico e cagionevole Brandy Branner) chiede l’aiuto dell’amico per portare al sicuro dalle brame dei suoi misteriosi nemici la bellissima Su-Ildra…

Come si vede si tratta d’un romanzo fantascientifico dal tratto avventuroso, una mescolanza molto in voga al tempo della sua uscita, che prende le mosse, come già accennato, dalle teorizzazioni pseudoscientifiche di scienziati come Edmund Halley (lo scopritore della famosa cometa) che hanno influenzato autori del calibro di Edgar Allan Poe nel suo Storia di Arthur Gordon Pym (1838) e Jules Verne in Viaggio al centro della Terra (1864). Una vicenda dal respiro catabasico, quella immaginata da Williamson per i suoi personaggi, i quali sprofondano in un mondo sotterraneo e alieno, in cui dovranno vedersela con una civiltà perduta e bellicosa che minaccia, con le sue armi supertecnologiche, l’intero genere umano. Fin qua l’ambientazione mitica del romanzo, comune, fra l’altro, a quelle immaginate da Hedgar Rice Burrougs e Abraham Merrit. Se invece si passa a un esame della scrittura, si possono fare altre considerazioni: la prosa è asciutta ma efficace, non priva però d’una sua eleganza e con qualche digressione poetica. Il linguaggio è diretto e quasi mai ricercato in linea con quello utilizzato da autori coevi spesso ospitati sulle pagine dei pulp magazine statunitensi. La struttura dell’opera, infine, appare solida e la narrazione, in generale, procede sicura, con un ritmo ben cadenzato.

In definitiva Xandulu, scritto nel pieno della golden age della Schi-fi, di cui conserva intatti fascino e suggestioni, non delude le aspettative del lettore moderno e anche a distanza di tanto tempo seduce e avvince con le sue atmosfere fantasmagoriche.

Massimiliano Gobbo

Jack WilliamsonL’AUTORE

Jack Williamson, pseudonimo di John Stewart Williamson (Bisbee, 29 aprile 1908 – Portales, 10 novembre 2006), è stato uno scrittore e autore di fantascienza statunitense. Fu tra i primi scrittori a specializzarsi nella fantascienza, e i suoi primi scritti risalgono alla fine degli anni venti, quando questo genere, al di là dell’opera dei precursori della letteratura maggiore (H. G. Wells, Jules Verne, J. H. Rosny Aîné ecc.), era stato da poco definito sulle riviste pulp, soprattutto ad opera di Hugo Gernsback. Williamson non ha mai smesso di scrivere: l’ultimo suo libro, The Stonehenge Gate, risale al 2005, un anno prima della morte, avvenuta a novantotto anni; è una delle carriere più prolifiche e longeve della letteratura.