Recensione: “Ultime notizie dall’America” (Hello America, 1981) di James Graham Ballard

Antonio Ippolitou908Da oltre un secolo non si avevano più notizie dagli USA. Il grosso della popolazione americana s’è ormai ritrasferito da tempo nei continenti d’origine – Europa, Asia, Africa – e questi continenti sono stati troppo presi dai problemi della loro stessa sopravvivenza per occuparsi d’altro. Ora finalmente una spedizione europea che rinnova curiosamente quella di Cristoforo Colombo, viene spedita laggiù.

I racconti di Ballard sono sempre sconvolgenti e traumatizzanti, ma quello che dà il titolo alla raccolta qui inclusa potrà avere effetti ancora più drastici. Si consiglia quindi vivamente di leggerlo per ultimo onde non rischiare, dopo averlo letto, di non essere più materialmente in grado di leggere gli altri.

Titolo: Ultime notizie dall’America | Titolo originale: Hello America, 1981 | Autore: James Graham Ballard | Edizione Italiana: Ultime notizie dall’America – Uranian°908

Per quanto possiamo criticare Urania, per aver usato e abusato della sua posizione di operatore dominante e a volte anche di monopolio nel mercato della fantascienza, è giusto riconoscerle anche i suoi meriti: tra cui quello di aver portato in Italia autori non facilissimi come Dick e, soprattutto Ballard, di cui propose da sola pressoché l’intera produzione fino all’84. Certo: Fanucci aveva pubblicato l’unica edizione italiana dei “Segreti di Vermilion sands” prima dell’integrale Fanucci; la splendida “Foresta di Cristallo” e l’antologia “Il giorno senza fine” erano comparsi nei Fantapocket Longanesi; e le opere più provocatorie (Crash, Atrocity exhibition, Concrete island) furono tradotte solo anni dopo. Ma tutto il resto comparve nella collana dal cerchio rosso.

E così toccò a Urania anche pubblicare l’ultimo romanzo di fantascienza vera e propria di JGB, in un’interessante edizione che comprendeva anche una scelta di racconti provenienti dalle varie fasi dei suoi venticinque anni di carriera (tre anni dopo avrebbe pubblicato “Mitologie del futuro prossimo”, l’ultima raccolta di racconti fantascientifici).

Il romanzo di addio alla fantascienza di Ballard è l’unico in cui la catastrofe sia un lontano passato e si pensi a ricostruire e ricominciare: non che manchi la consueta analisi di come l’uomo approfitti del crollo della “normalità” sociale per dar vita ai fantasmi del suo inconscio; ma a differenza dei primi romanzi, qui saranno gli idoli pop dell’America anni ’60, in qualche modo sopravvissuti alla catastrofe, a suggestionare i protagonisti spingendoli a ricreare la società di allora, per potervi vivere i propri sogni di grandezza.

Un pugno di pionieri dalle svariate motivazioni va alla riscoperta dell’America: ufficialmente è una spedizione scientifica, di fatto molti di loro fin dall’inizio sanno che non intenderanno tornare. Sono discendenti di persone evacuate dagli Usa cento anni prima, quando crisi energetiche e climatiche costrinsero all’abbandono del Nord America, ridotto a un deserto di sabbia (il Sud tira avanti, sotto “dittature cattoliche”). Ogni personaggio ha questo suo bizzarro avanti-e-indietro mentale nel passato: qualcuno ricorda persino la precedente emigrazione dei suoi antenati dall’Europa agli USA..

hello-america-triad1983_250Per una volta JGB mette dell’umorismo in una sua storia: la descrizione dei “nativi” (non gli originali nativi, ma i discendenti degli statunitensi che non riuscirono a lasciare il Nord America), regrediti a tribù che adorano come feticci i simboli di gruppi sociali del passato: i professori di Boston, i Gangster di Detroit, i Burocrati di Washington, le Divorziate di Reno, i Gays di San Francisco.. e le singole persone che si sono date nomi di marchi famosi: GM, Heinz, Pepsodent.. Xerox (quest’ultima, una madre: ..“perché fa buone copie”).

I nostri esploratori, persi nei loro sogni personali, si dividono in gruppi non appena arrivati, seguendo strade diverse in un’America ormai tutta per loro: chi, come il protagonista Wayne e l’ambiguo commissario politico Orlowski, sogna il potere politico in una nuova Unione; chi, come il capitano, cerca la libertà di un eroe da film western.. non manca chi come l’ingegner McNair concretamente rimette in piedi automobili a vapore (sembrano macchinari steampunk, ma sono frutto dell’ultimo tentativo di resistere alla mancanza di idrocarburi) e permette a quel che rimane della spedizione di oltrepassare le Montagne Rocciose.

Qui il paesaggio si trasforma: mesas e canyons sono ora ricoperti di foresta pluviale, per un fenomeno opposto a quello che ha desertificato l’altra metà degli States (si tratta di esperimenti di “terraforming” sfuggiti di mano). E soprattutto.. Las Vegas è illuminata! La città più kitsch del Nord America è ora di un kitsch al quadrato, dal momento che imita se stessa, che in origine imitava il peggio degli USA; abbondano visioni oniriche della città percorsa da animali della giungla (compresi quelli sfuggiti allo zoo). Qui finalmente appare un embrione di nuovo Stato, guidato dal “presidente Manson”: un ambiguo personaggio che riunisce caratteristiche del presidente paranoico Nixon, del miliardario fobico Howard Hughes.. e naturalmente di quel tale molto più disturbato da cui ha preso il nome. Qui esistono un esercito (formato da messicani ansiosi di riconquistare i loro territori ancestrali), aviazione, e una marina stazionata a Malibu: ma questo è un romanzo di Ballard.. e il resto della trama non sarà determinato da piani razionali, ma dalle pulsioni più profonde dei protagonisti.

Troviamo anche una scena che sembra presa da Blade runner (veniva girato più o meno mentre il libro veniva scritto) dove un demiurgo creatore di androidi parla con il suo erede; e un finale liberatorio: per una volta un protagonista ballardiano supera i suoi incubi e ossessioni per aprirsi a un futuro diverso, letteralmente solare?

HLLMRCCGVH1981Un romanzo meno incisivo e allucinato delle le sue opere degli anni ’60 e ’70; tuttavia suggestivo in alcune potenti visioni: la statua della libertà come dea madre sommersa, la Quinta Strada ricoperta di polvere dorata.. I simboli dei media anni ‘60 che JGB aveva sempre visto carichi di morte, come il filmato Zapruder, sono ora carichi di vitalità: il romanzo sembra un gentile addio da parte di JGB alle sue ossessioni per le icone pop che nascondevano pulsioni violente.

E veniamo alla parte dei racconti; si tratta in sostanza della raccolta “The Venus hunters”, pubblicata nell’80, che a sua volta riprendeva 7 racconti da “The overloaded man” del ’67, con tre più recenti (anche se trovo discrepanza nei titoli di due di questi racconti).

Sono di genere e qualità piuttosto varia: i primi dànno l’idea di uno scrittore che stia iniziando una carriera e debba ancora decidere quale sarà la sua vera voce. Anche se non ci sono capolavori assoluti come “Le voci del tempo” o i racconti dalla “Zona del disastro”, “Ora zero” (Now: zero, 1962) è un bel thriller che potrebbe aver scritto Fredric Brown; “Il tempo si guasta” (Escapement, addirittura del ’56) un racconto sull’angoscia del tempo, potrebbe essere di Dick; “Amplificazione” (Track 12, 1963) anticipa racconti sperimentali nel dare alla tecnologia il ruolo di stravolgere la rappresentazione dei sentimenti; “I saccheggiatori di tombe” (The time-tombs, 1963) potrebbe a pieno titolo rientrare in “Vermilion Sands”: anche se ambientato su Marte, ha al centro un paesaggio dell’anima, una storia d’amore tra romanticismo estremo e psichiatria, una forma d’arte mai vista prima..

510hHMwSGzL._SX341_BO1,204,203,200_Di minor impatto: “Passaporto per l’eternità” (Passport to Eternity, 1963) un insolito esempio di satira dei costumi di una società futura, ispirata a una critica del consumismo anni ’60: ma di fatto tornata a una decadenza settecentesca, tra vacanze costosissime (stile goldoniane “Smanie per la villeggiatura”) e cavalier serventi tornati in auge (sfondo di molti di questi racconti è la crisi della coppia borghese, anche se solitamente senza figli: a differenza che nella vita di JGB); “Controtempo” (idem, 1960) sul tema del tempo rovesciato, affrontato con ben altra potenza da Dick in “Counter-clock world”, o anche da Leiber nel racconto “The man who never grew young”, qui comunque trattato con semplicità e ironia. “UFO da Venere” (The Venus hunters, 1964) è ben condotto ma mi sembra fatichi ad arrivare alla conclusione: gli UFO sono solo manifestazioni dell’inconscio? Perché gli astronomi dànno ambigua fiducia all’ufologo, trattato come un povero matto? La persuasione a cui arriva alla fine il giovane astronomo è diffusione di nevrosi, analoga a quella in “Essi ci osservano dalle torri”? eppure sembra di natura contraria.. mah, qui mi sembrava di rileggere “La doppia faccia degli UFO” di Ian Watson, e non è un complimento.

Passando ai racconti “maturi”, “Mattatoio” (The recognition, 1967) è un’insolita fiaba nera circense, di genere unico nella produzione ballardiana e piuttosto tra Bradbury e Matheson: molto suggestiva anche se di una certa vaghezza. “Un pomeriggio a Utah Beach” (One afternoon at Utah Beach, 1978) riprende i temi della crisi della coppia e dell’ossessione per le fortezze abbandonate (come nell’indimenticabile “Terminal Beach”); chiudiamo in bellezza con “Zoom di 60 minuti” (The 60 minute zoom, 1976) è un notevole racconto sperimentale su voyeurismo e cineprese, con finale a sorpresa..

Antonio Ippolito

ballardL’AUTORE

James Graham Ballard (Shanghai, 15 novembre 1930 – Shepperton, 19 aprile 2009) è stato uno scrittore britannico, autore di romanzi e racconti di fantascienza, autobiografici e di satira sociale. Fortemente ispirato dalla pittura surrealista, Ballard è prossimo agli autori postmodernisti.  Nato a Shanghai da genitori britannici ivi residenti per motivi di lavoro, durante la seconda guerra mondiale Ballard fu internato con la famiglia nel campo di prigionia giapponese di Lunghua. Questa esperienza fu ripresa nel suo romanzo L’impero del sole (Empire of the Sun), da cui il regista Steven Spielberg nel 1987 trasse un film omonimo ( sceneggiatura del drammaturgo inglese Tom Stoppard). Dopo la fine della guerra, nel 1946, Ballard si trasferì in Gran Bretagna, iniziando gli studi di medicina al King’s College di Cambridge (con l’intento di diventare psichiatra), ma dopo due anni, folgorato dalla lettura dell’Ulisse di James Joyce, decise di abbandonare, capendo che la professione medica non gli avrebbe lasciato abbastanza tempo per scrivere. Dopo una serie di lavori occasionali – autore di testi pubblicitari, portiere a Covent Garden, ecc. – si spostò in Canada con la Royal Air Force, e là scoprì la fantascienza. Congedatosi dalla RAF e tornato in patria, Ballard trovò lavoro come giornalista scientifico e iniziò a scrivere racconti: il primo ad essere pubblicato fu Prima Belladonna, del 1956, che uscì a dicembre sulla rivista Science Fantasy, seguito a pochi giorni di distanza da Escapement su New Worlds. La sua prosa e i suoi temi ebbero un influsso notevole sulla fantascienza degli anni sessanta e settanta e anche sul movimento cyberpunk degli anni ottanta. Il suo articolo Come si arriva allo spazio interiore(Which Way to Inner Space), apparso sulla rivista New Worlds nel1962, segnò la nascita della New Wave britannica. Ballard spostò l’attenzione dallo spazio extraterrestre allo spazio interiore (inner space), luogo di incontro tra le pulsioni della psicheumana e le immagini e i simboli veicolati dai mass media. Il primo romanzo pubblicato da Ballard fu Il vento dal nulla(The Wind From Nowhere) del 1962, che aprì una tetralogia di genere catastrofico (anche se in seguito Ballard lo rinnegò, fu questo libro a dargli la possibilità di guadagnarsi da vivere come scrittore). Gli altri tre romanzi furono Il mondo sommerso (The Drowned World), Terra bruciata(The Burning World) eForesta di cristallo (The Crystal World), basati sui quattro elementi aristotelici aria, acqua, terra e fuoco, più un quinto elemento, il tempo, che domina Foresta di cristallo. Nel 1970, dopo diverse peripezie legali (fece chiudere una piccola casa editrice di lestofanti che aveva stampato alcune copie del libro) pubblicò La mostra delle atrocità (The Atrocity Exhibition), forse il suo capolavoro. È un libro composto da quindici racconti, in cui il filo comune (oltre al protagonista) è costituito dall’ossessione maniacale per la guerra del Vietnam, lapsicopatologia, la pornografia, il potere dei media, le vittime di incidenti stradali e le icone del sogno americano, queste ultime tutte rigorosamente morte. Nel libro Ballard previde l’elezione a presidente degli USA di Ronald Reagan, 11 anni prima che accadesse realmente. Tre anni dopo uscì Crash, romanzo in cui viene ripreso (in dosi molto più massicce rispetto al precedente) il tema della perversione per le vittime di incidenti stradali e la fusione di carne e auto. Nel 1996 David Cronenberg ne trasse un film omonimo. La fama al di fuori del ristretto ambito della fantascienza gli giunse col romanzo autobiografico L’impero del sole. Da allora (prima metà degli anni ottanta) Ballard si allontanò sempre più dalla fantascienza per quel che riguarda la sua produzione romanzesca, pur continuando a scrivere racconti fantascientifici o fantastici fino alla metà degli anni novanta. L’ultimo romanzo di Ballard,Regno a venire (Kingdom Come), pubblicato in Gran Bretagna nel 2006, comprende pezzi di ironica critica sociale strutturati per lo più come gialli, i cui temi sono il consumismo, la società tardo capitalistica, i rigurgiti reazionari e irrazionali delle società occidentali, i mass media. Nell’autobiografia I miracoli della vita (Miracles of Life), pubblicata nel marzo del 2008, l’autore rivelava di essere affetto da cancro alla prostata, che lo uccise nell’aprile del 2009.