Recensione: “Otto racconti” (1963) di James Graham Ballard e Arthur C. Clarke

Articolo di Mirco Rosga Cucchiu321Crediamo di far cosa gradita ai lettori presentando qui, una accanto all’altra, due diverse facce della fantascienza: i quattro racconti di Arthur Clarke, tutti recentissimi, confermano ancora una volta la sua vena di lucido e drammatico cronista di avventure spaziali; mentre Ballard, l’astro nascente della F.S. inglese, ci propone quattro gelidi e indimenticabili tipi di follie, da quella privata di un uomo che diventa pazzo, a quella collettiva, dove a impazzire è tutta la società.

Titolo: Otto racconti | Autori: A. C. Clarke, J. G. Ballard | Edizione: Urania n. 321 del 17/11/1963 | Copertina di Karel Thole | Antologia di racconti

Presumo sia stato il curatore della collana Carlo Fruttero (che verrà raggiunto l’anno seguente dal sodale Franco Lucentini) a scrivere la presentazione di questo venerando Urania n. 321, uscito (solo in edicola in edicola, ovviamente) il 17 novembre del 1963: “Crediamo di far cosa gradita ai lettori presentando qui, una accanto all’altra, due diverse facce della fantascienza“, ovvero quattro racconti di Arthur C. Clarke, “lucido e drammatico cronista di avventure spaziali“, e altri quattro di James G. Ballard, “l’astro nascente della F.S. inglese“. La proposta di Urania in effetti risulta graditissima.

I racconti, secondo l’ordine sequenziale del volume, sono:

  • PRIMA DELL’EDEN (Before Eden) di A. C. Clarke
  • PER PICCINA CHE TU SIA (Billenium) di J. G. Ballard
  • ESTATE SU ICARO (Summertime on Icarus) di A. C. Clarke
  • DALLA VERANDA (Overloaded man) di J. G. Ballard
  • GLI ANELLI DI SATURNO (Saturn rising) di A. C. Clarke
  • L’ULTIMA POZZANGHERA (Deep end) di J. G. Ballard
  • SEGUENDO LA COMETA (Into the comet) di A. C. Clarke
  • CRONOPOLI (Chronopolis) di J. G. Ballard

Si alternano e confrontano, dunque, le novelle di Clarke, il cantore per antonomasia delle esplorazioni spaziali (dello ‘spazio esteriore’), e quelle di Ballard, l’avanguardistico provocatore che solo l’anno precedente sulla rivista inglese New World aveva indicato la via dello ‘spazio interiore’.

Penso che la SF debba volgere le spalle allo spazio, ai viaggi interstellari, alle forme di vita extraterrestre“, scriveva Ballard (tratto da qui) nel celebre articolo Qual è la strada per lo spazio interiore, un manifesto della New Wave fantascientifica e soprattutto della sua poetica; “è lo spazio interiore, non quello esterno, che dobbiamo esplorare. L’unico pianeta veramente alieno è la Terra. In passato la SF ha propenso verso le scienze fisiche – astronautica, elettronica, cibernetica – ma l’enfasi dovrebbe slittare verso le scienze biologiche, soprattutto sulle loro manipolazioni narrative e creative, implicite nel termine science fiction”. Insomma, una rivoluzione copernicana, o quasi, dei temi fantascientifici lanciata con sfrontatezza e lucidità a smuovere le acque di un lago che rischiava di divenire uno stagno.

J.G.Ballard

Sempre il curatore di Urania scrive che Ballard “ci propone quattro gelidi e indimenticabili tipi di follie“. I quattro racconti dell’autore più giovane, infatti, declinano sotto diversi aspetti la discesa nell’insania mentale e nella perdita di addentellati con la realtà. Destrutturazioni mentali, invalidamento della percezione individuale, narrate da un punto di vista quanto mai oggettivo, talvolta assimilabile a quello di relazioni scientifiche. (Ballard anni dopo chiarirà, nella postfazione di Crash: “Io sento che il ruolo dello scrittore, ossia la sua autorità e la sua legittimazione a creare, è radicalmente cambiato. Sento che, in certo qual modo, lo scrittore non sa più nulla. Lo scrittore non ha più una posizione morale: offre al lettore i contenuti del proprio cervello, sotto forma di una serie di possibilità di alternative fantastiche. Il suo ruolo è quello dello scienziato che, in safari o in laboratorio, si trovi davanti a un territorio o argomento del tutto sconosciuto. In tale situazione, tutto ciò che può fare è concepire ipotesi e verificarle alla luce dei fatti“.) Quattro storie comunque saldamente ancorate alla crosta del pianeta Terra. Che esorbitano, semmai, dalle tematiche tradizionalmente fantascientifiche. Quello che d’altronde Ballard si era prefisso.

Arthur Clarke

La fantascienza che Clarke offre coi suoi quattro splendidi racconti è del genere più tradizionale, senz’altro volta allo spazio esteriore: uomini che intraprendono azioni rischiose, dediti al progresso dell’umanità e della scienza. Però attenzione: limitarsi ad evidenziare che i quattro racconti di Clarke sono dei piccoli gioielli, appassionanti e scritti col consueto stile chiaro e scorrevole non dice tutto. La limpida prosa di Clarke è illuminata dal suo intelletto di scienziato e mira, riuscendoci, a rendere plausibile lo scenario e le imprese che ci racconta (non va dimenticato che la nozione stessa di fantascienza hard deriva principalmente dalle opere dell’autore inglese). Eppure in quegli sguardi di uomini che scrutano l’infinito, uomini di scienza e di avventura al cospetto del cosmo, si può scorgere una sorta di poesia. Uomini che dispongono della tecnologia più avanzata e dello strumento più indispensabile, la propria intelligenza, ma pur sempre uomini, minuscoli rispetto all’immensità del cosmo, e talvolta soli. Umanità distillata, allo stato più puro.

Un tratto peculiare di Clarke, che nella asettica prosa di Ballard – almeno in questo caso – è programmaticamente assente.

Trovo dunque riuscitissimo, per la qualità dei racconti e l’idea in sé, l’abbinamento proposto da questo Urania d’antan di due autori che fondano entrambi la propria prospettiva sulla ratio espressa principalmente dalla cultura occidentale, Clarke in senso positivista, guardando al futuro con ottimismo, Ballard invece più scettico, celebrando “la perdita più atroce del secolo: la morte del sentimento“.

Mirco Rosga Cucchi

Arthur-C.-Clarke6GLI AUTORI

Sir Arthur Charles Clarke (Minehead, 16 dicembre 1917 – Colombo, 19 marzo 2008) è stato un autore di fantascienza e inventore britannico. Clarke è ai più noto per il suo romanzo 2001: Odissea nello spazio del 1968, cresciuto assieme alla sceneggiatura del film omonimo realizzato con ilregista Stanley Kubrick ed ispirato al racconto breve La sentinella dello stesso Clarke. Lo scrittore ha però al suo attivo una produzione letteraria assai estesa, tra cui la celebre serie di Rama. È considerato un autore di fantascienza hard o “classica”, dato che una caratteristica saliente dei suoi romanzi è l’attenzione per la verosimiglianza scientifica. In suo onore l’orbita geostazionaria della Terra è stata chiamata “Fascia di Clarke”. Egli infatti fu il primo ad ipotizzare, in un articolo pubblicato nel 1945, l’utilizzo dell’orbita geostazionaria per i satelliti dedicati alle telecomunicazioni.

ballardJames Graham Ballard (Shanghai, 15 novembre 1930 – Shepperton, 19 aprile 2009) è stato uno scrittore britannico, autore di romanzi e racconti di fantascienza, autobiografici e di satira sociale. Fortemente ispirato dalla pittura surrealista, Ballard è prossimo agli autori postmodernisti.  Nato a Shanghai da genitori britannici ivi residenti per motivi di lavoro, durante la seconda guerra mondiale Ballard fu internato con la famiglia nel campo di prigionia giapponese di Lunghua. Questa esperienza fu ripresa nel suo romanzo L’impero del sole (Empire of the Sun), da cui il regista Steven Spielberg nel 1987 trasse un film omonimo ( sceneggiatura del drammaturgo inglese Tom Stoppard). Dopo la fine della guerra, nel 1946, Ballard si trasferì in Gran Bretagna, iniziando gli studi di medicina al King’s College di Cambridge (con l’intento di diventare psichiatra), ma dopo due anni, folgorato dalla lettura dell’Ulisse di James Joyce, decise di abbandonare, capendo che la professione medica non gli avrebbe lasciato abbastanza tempo per scrivere. Dopo una serie di lavori occasionali – autore di testi pubblicitari, portiere a Covent Garden, ecc. – si spostò in Canada con la Royal Air Force, e là scoprì la fantascienza. Congedatosi dalla RAF e tornato in patria, Ballard trovò lavoro come giornalista scientifico e iniziò a scrivere racconti: il primo ad essere pubblicato fu Prima Belladonna, del 1956, che uscì a dicembre sulla rivista Science Fantasy, seguito a pochi giorni di distanza da Escapement su New Worlds. La sua prosa e i suoi temi ebbero un influsso notevole sulla fantascienza degli anni sessanta e settanta e anche sul movimento cyberpunk degli anni ottanta. Il suo articolo Come si arriva allo spazio interiore(Which Way to Inner Space), apparso sulla rivista New Worlds nel1962, segnò la nascita della New Wave britannica. Ballard spostò l’attenzione dallo spazio extraterrestre allo spazio interiore (inner space), luogo di incontro tra le pulsioni della psicheumana e le immagini e i simboli veicolati dai mass media. Il primo romanzo pubblicato da Ballard fu Il vento dal nulla(The Wind From Nowhere) del 1962, che aprì una tetralogia di genere catastrofico (anche se in seguito Ballard lo rinnegò, fu questo libro a dargli la possibilità di guadagnarsi da vivere come scrittore). Gli altri tre romanzi furono Il mondo sommerso (The Drowned World), Terra bruciata(The Burning World) eForesta di cristallo (The Crystal World), basati sui quattro elementi aristotelici aria, acqua, terra e fuoco, più un quinto elemento, il tempo, che domina Foresta di cristallo. Nel 1970, dopo diverse peripezie legali (fece chiudere una piccola casa editrice di lestofanti che aveva stampato alcune copie del libro) pubblicò La mostra delle atrocità (The Atrocity Exhibition), forse il suo capolavoro. È un libro composto da quindici racconti, in cui il filo comune (oltre al protagonista) è costituito dall’ossessione maniacale per la guerra del Vietnam, lapsicopatologia, la pornografia, il potere dei media, le vittime di incidenti stradali e le icone del sogno americano, queste ultime tutte rigorosamente morte. Nel libro Ballard previde l’elezione a presidente degli USA di Ronald Reagan, 11 anni prima che accadesse realmente. Tre anni dopo uscì Crash, romanzo in cui viene ripreso (in dosi molto più massicce rispetto al precedente) il tema della perversione per le vittime di incidenti stradali e la fusione di carne e auto. Nel 1996 David Cronenberg ne trasse un film omonimo. La fama al di fuori del ristretto ambito della fantascienza gli giunse col romanzo autobiografico L’impero del sole. Da allora (prima metà degli anni ottanta) Ballard si allontanò sempre più dalla fantascienza per quel che riguarda la sua produzione romanzesca, pur continuando a scrivere racconti fantascientifici o fantastici fino alla metà degli anni novanta. L’ultimo romanzo di Ballard,Regno a venire (Kingdom Come), pubblicato in Gran Bretagna nel 2006, comprende pezzi di ironica critica sociale strutturati per lo più come gialli, i cui temi sono il consumismo, la società tardo capitalistica, i rigurgiti reazionari e irrazionali delle società occidentali, i mass media. Nell’autobiografia I miracoli della vita (Miracles of Life), pubblicata nel marzo del 2008, l’autore rivelava di essere affetto da cancro alla prostata, che lo uccise nell’aprile del 2009.

(Biografie da Wikipedia)