Recensione: “Nebula. Fantascienza contemporanea cinese” (2017) AA.VV.

Elena VetereNebula. Fantascienza contemporanea cinese“Una selezione di alcune delle voci più importanti della fantascienza cinese contemporanea che di certo delizieranno i lettori di tutto il mondo. Le visioni e le questioni presentate in questo libro sono importanti non solo per la Cina, ma per tutta l’umanità”. Ken Liu, vincitore dei premi Hugo, Nebula e World Fantasy Dall’invecchiamento della popolazione ai cambiamenti climatici, dall’istruzione di massa all’impatto dei social network, le storie immaginate da Liu Cixin, Xia Jia, Chen Qiufan e Wu Yan mostrano una Cina lontana dall’Occidente per costume e sensibilità, ma simile nelle realtà economico-sociali e così tecnologicamente avanzata da restituire uno sguardo sul futuro che attende il mondo intero. L’ immagine di copertina è stata selezionata tra le proposte degli allievi della Scuola Internazionale di Comix, così come le immagini scelte per introdurre all’ interno del volume ogni racconto.

Titolo: Nebula. Fantascienza contemporanea cinese | AA.VV | Editore: Mincione Edizioni, Roma | Testo bilingue cinese italiano | ISBN: 978-8885281035 | Pagine: 260 | Anno: 2017 | Prezzo di copertina: 16€

Nebula. Fantascienza contemporanea cinese è la prima antologia di fantascienza contemporanea cinese in doppia lingua, cinese e italiano, pubblicata nel maggio 2017 dalla casa editrice Mincione nella collana Future fiction. La raccolta contiene una prefazione a cura di Wu Yan, scrittore e professore di letteratura di fantascienza all’Università Normale di Pechino – del quale è qui pubblicato il racconto Stampare un mondo nuovo – e una postfazione di Tachihara Toya, scrittrice a sua volta e docente di lingua e cultura cinese presso l’Università Hokusei Gakuen di Sapporo. Nella postfazione Tachihara Toya sostiene che attualmente in Cina prevalgono due diverse linee narrative correlate al sapere scientifico: quella chiamata kepu, più indirizzata alla trasmissione delle nozioni scientifiche, e quella detta kehuan, che sarebbe più simile, tra le due, alla fantascienza occidentale vera e propria. Nonostante ciò, anche le opere di SF, quelle che quindi appartengono alla narrativa kehuan, non nascondono un valore educativo e sociale ormai riconosciuto dal governo cinese, il quale ha iniziato ad assumere un approccio più positivo verso questo genere letterario, soprattutto in seguito alla consegna del premio Hugo del 2015 a Liu Cixin, vincitore nella categoria romanzo lungo grazie al suo romanzo The Three-Body Problem (2006).  Lo stesso Liu Cixin è presente in questa antologia, di cui fanno parte il già citato Wu Yan, Chen Qiufan e Xia Jia. L’intento della raccolta è quello di avvicinare il mondo cinese (letterario e non) a quello occidentale con voci diverse, che mettano in evidenza la somiglianza delle problematicità tra i due mondi geograficamente distanti eppure accomunati dai due mostri della globalizzazione e della parossistica frenesia della vita moderna.

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Ciò che appare subito chiaro è che la fantascienza cinese di questi quatto racconti è protesa ad una lotta contro alcuni dei sistemi che fanno girare il meccanismo della contemporaneità, di cui si cerca di avere una prospettiva globale e non solo cinese; l’effetto letterario finale, tuttavia, risulta essere non particolarmente originale dal momento che il lettore si ritrova di fronte a storie SF che appaiono datate e a tratti un pò ingenue. Buddhagram (2015) di Chen Qiufan, oltre a riprendere esplicitamente Artur C. Clarke e nello specifico la filosofia contenuta nel racconto I nove miliardi di nomi di Dio (1953) affianca l’utilizzo esagerato – ed è qui la denuncia – delle app per smartphone alla sacralità buddhista per poi giungere alla conclusione che nel mondo sono presenti, oltre ai “personaggi giocanti” – che in buona sostanza sono i “VIP”, l’élite – anche i cosiddetti NPC, i Non Playing Character, individui programmati in precedenza per portare avanti gli eventi della trama, indipendentemente dai movimenti degli altri agenti. Il racconto risulta poco incisivo perché segue uno stile a tratti macchinoso e con immagini troppo stranianti. L’estate di Tongtong (2014) di Xia Jia è invece la storia estiva di una bambina, Tongtong appunto, vicenda che si colloca a metà tra un futuro tecnologico molto vicino ed una realtà sociale contemporanea. La questione del numero delle persone anziane in continuo aumento e la necessità di garantirne le cure è centrale nel racconto, a cui si affianca l’utilizzo di robot badanti, detti Ah Fu, comandati in remoto da esseri umani che si prestano come volontari. La narrazione è qui abbastanza sentimentale, questo tono è giustificabile data la nota autobiografica dell’autrice posta alla fine del racconto in cui la stessa sottolinea di averlo scritto in agosto, durante il periodo in cui ricorre l’anniversario della morte del nonno.

Le bolle di Yuanyuan (2004) di Liu Cixin ha ricevuto il premio dei lettori al premio Galaxy ed è stato utilizzato come materiale didattico per le scuole elementari, grazie alla semplicità contenutistica e linguistica. Anche in questo caso viene trattato un problema globale, cioè quello dell’esaurimento dell’acqua, risolvibile, nella storia, attraverso la creazione di bolle d’acqua kilometriche che hanno il compito di trasportare l’umidità dal mare alle città schiave della siccità. Come si è detto, è un racconto molto semplice, quasi fantastico in alcuni punti, ma efficace e piacevole alla lettura.

Per concludere, vorrei spendere qualche parola sul racconto di Wu Yan, Stampare un mondo nuovo (2014) – insignito nel 2015 del premio Galaxy -che mi sembra anche il più valido dal punto di vista stilistico nonostante proceda lentamente e forse con troppi tecnicismi tratti dal linguaggio economico e gestionale. La storia è narrata al protagonista- un docente universitario di nome Wu – da un insegnante di una piccola università che ha fatto di tutto, con i colleghi, per evitare che questa venisse inglobata da università più grandi o, peggio, soppressa dallo stato. Il problema del racconto è che per i lettori stranieri risulta fin troppo incentrato sulle dinamiche e le problematicità dell’ istruzione cinese, ma fortunatamente l’autore inserisce elementi fantascientifici – come l’idea di creare un mondo nuovo con una stampante 3D senza risorse sfruttando la materia presa dai buchi neri – volti ad evitare che la piccola università in questione venga spazzata via dalla concorrenza.

Nell’antologia Nebula non si leggeranno racconti molto originali o dalle soluzioni stilistiche innovative, ma la consiglio ugualmente perché fornisce uno sguardo non solo sul contesto fantascientifico cinese , ma anche (e, forse, soprattutto), su quello sociale ed economico del paese.

Elena Vetere