Recensione: “L’orrenda tana” (Lair, 1979) di James Herbert

Antonio Ippolitou854James Herbert, il noto specialista di Ratti oltre che padre di una micidiale Nebbia (Urania 702) e di un mostruoso Superstite (Urania 724), ritorna in questo romanzo con una carica di orrore forse mai raggiunta in tutta la storia della fantascienza-horror: un orrore tanto più sconvolgente quanto più sostanzialmente verosimile.

Titolo: L’orrenda tana | Titolo originale: Lair, 1979 | Autore: James Herbert | Per tutte le edizioni del romanzo clicca QUI

Cinque anni dopo il successo del suo esordio “The rats”, Herbert torna a terrorizzarci con il seguito, resa possibile dall’abile conclusione “aperta” del primo volume. Questo secondo romanzo non è più puro splatter: Herbert si è scaltrito, sa alternare il tocco leggero con la mano pesante.. e così le prime 50 pagine sono quasi bucoliche, tra vedute della foresta di Epping ai confini orientali di Londra, controlli di routine degli avvistamenti di topi (per lo più mitomani) e piccoli intrighi tra ministero dell’agricoltura e industria della derattizzazione.

Herbert gioca con il lettore, che si aspetta il deforme ratto bianco mutante apparso alla fine del primo episodio: ma nella foresta appare una volta un cervo bianco (presagio funesto), un’altra volta la bianca e rigonfia creatura avvistata viene identificata come maiale.. un boschetto circolare suscita strani presentimenti, ma sarà davvero quella la sede della fatidica “tana”?

Herbert stuzzica la curiosità del lettore con episodi apparentemente insignificanti o di poco conto (il massacro della famiglia di ermellini, o dei gatti della fattoria, fa comunque impressione), per poi far esplodere l’orrore tutto insieme, e non deluderà!

RTTBT1981Non sarebbe opportuno ripetere pari pari lo schema di “Rats”: e quindi “Lair” è meno viscerale, si approfondisce la struttura della società dei ratti, divisa in classi e gruppi; alcuni ratti diventano addirittura dei “personaggi”. La guerriglia urbana murina del primo volume è diventata battaglia campale, in senso letterale: è coinvolto direttamente l’esercito, e le “operazioni” avvengono in aperta campagna, masse di ratti contro automezzi militari. I simpatici personaggi secondari sono meno presenti, ma questo anche perché nell’edizione Urania sono state come di consueto tagliate alcune decine di pagine: alcuni personaggi descritti dai lettori su Goodreads (l’insegnante di ginnastica che ha la mania di esibire le sue parti intime ai gitanti del bosco, e per questo farà una brutta fine; la seconda donna del libro, adultera; le conseguenti scene di sesso) mancano del tutto. Mancano forse scene madri della potenza di quelle nel primo volume (l’assalto al treno della metropolitana, o l’assedio della scuola), ma i campeggiatori intrappolati nella tenda, e il finale nella tana dei ratti, reggono il confronto.

Non aspettatevi mistero o suggestioni metafisiche, che pure Herbert aveva già messo in alcuni dei suoi primi romanzi come “Il superstite”: questa serie è fantascienza-horror, parente stretto delle invasioni di animali così frequenti nel cinema di genere degli anni ’70 (“Swarm”, “I carnivori venuti dalla savana”.. ricordo persino un’invasione di gatti).

Antonio Ippolito