Recensione: “L’occhio di Krishna” (2017) di Max Gobbo

Stefano RizzoL'occhio di KrishnaE se Emilio Salgari avesse vissuto in prima persona le avventure di cui fu narratore? Nella gaudente Italia di inizio Novecento, tra il sorgere dei movimenti nazionalisti e le prime rivendicazioni delle suffragette, il romanziere riceve una richiesta di aiuto da parte di Sandokan. Il pirata è caduto vittima di un tranello del malvagio Lord Brooke, suo acerrimo nemico. Salgari raccoglierà attorno a sé un manipolo di eroi: il poeta-guerriero D’Annunzio, il capitano Francesco Viganò, autore di fantasmagorici racconti sottomarini, e l’ardimentosa giornalista Vera Marlin, simbolo del più audace femminismo. Il bizzarro gruppo di avventurieri partirà alla volta dell’India per misurarsi con un nemico misterioso e letale, dando vita a un’avvincente narrazione nel solco della migliore tradizione europea dell’avventura esotica e fantascientifica.

Titolo: L’Occhio di Krishna | Autore: Max Gobbo | Editore: Bietti Edizioni | Anno di pubblicazione: 2017 | Numero di pagine: 217 | Prezzo di copertina: Euro 14 | ISBN 9788882483784

Vi consiglio di leggere questo libro. Soprattutto se amate il fantastico, l’avventura e il senso del meraviglioso che permea la parte più godibile di questa letteratura. E poi ci sono D’Annunzio, Salgari e Sandokan!

Scrivendo tutto ciò in apertura di recensione temo di avere contravvenuto ad una regola non scritta che vorrebbe ogni considerazione conclusiva posizionata in chiusura del pezzo. Penso che sia giusto però premiare l’ultimo sforzo letterario di Max Gobbo per alcuni motivi.

Primo: è un romanzo assolutamente originale, lontano sia da ciò che si è abituati a leggere nella letteratura “comune” italiana, sia in quella fantastica o fantascientifica. E questo, come già dice giustamente Gianfranco De Turris nell’introduzione è già una cosa molto positiva in un campo così poco propenso ad uscire dagli stretti cunicoli del noto e del conforme alle tendenze generali.

Secondo: è un libro molto ben scritto. Gobbo si serve di una lingua chiara e frizzante in un riuscitissimo calco della lingua dei romanzi d’avventura di fine ‘800 e sa trascinare il lettore in una serie di eventi e avventure ben controllati, in una trama molto efficace, lineare e senza squilibri narrativi così diffusi anche in scrittori dotati.

Perché questa lingua ottocentesca (ma leggibilissima)? L’occhio di Krishna è ambientato proprio alla fine del XIX secolo in Italia (e in altri luoghi esotici). Quest’Italia è però un’Italia “parallela”, un’Italia umbertina alternativa in cui, tra le altre curiose differenze con la nostra, l’ambiente culturale è dominato da un movimento chiamato “fantavapore”, una sorta di futurismo in cui è stato appunto il vapore e non l’elettricità ad aver eccitato gli animi di artisti e scrittori. Questo movimento non risulterà nuovo ai lettori di IF – Insolito e fantastico perché descritto nel racconto Aeronavi italiche apparso nel n° 14 del 2014. Anche il romanzo Capitan acciaio (Psiche e Aurora, 2011) è ambientato in quest’Italia parallela. Ma c’è molto di più in questa nostra nazione sognata da Gobbo…

Terzo: i personaggi sono piacevoli, divertenti ed eccitanti e i personaggi storici incontrano le loro creazioni letterarie che in questa realtà sono personaggi reali! In questa realtà parallela Gabriele D’Annunzio ed Emilio Salgari sono amici e collaborano in avventure incredibili. Il primo è delineato molto efficacemente sia nelle sue eccezionali doti sia nei suoi atteggiamenti più discutibili. Il secondo è un vero viaggiatore che si getta regolarmente nelle più pericolose avventure a differenza del Salgari reale che, come molti sanno, ha solamente sognato i luoghi esotici ed incredibili della sua produzione letteraria e non ha quasi mai lasciato Torino (ma che grandi doni e duraturi ci ha fatto con i suoi sogni!). E quale personaggio letterario può rappresentate meglio l’avventura italiana di Sandokan? Insieme a questo trio di avventurieri d’eccezione c’è una donna di estremo valore e fascino: Vera Merlin, giornalista ed attivista proto-femminista (ovvero suffragetta, in lotta per il voto alle donne).

In conclusione vorrei che l’originalità, la bravura e l’anticonformismo di Gobbo venisse premiata: spero che queste righe abbiano attratto la vostra curiosità pur senza essere entrato nel cuore dell’intreccio del romanzo che lascio al vostro piacere di lettori. E spero che Gobbo possa proseguire su questa strada osando ancora di più nel far interagire nei suoi romanzi i più diversi personaggi, autori, stili e mondi letterari.

Stefano Rizzo

maxresdefaultL’AUTORE

Max Gobbo alias Massimiliano Gobbo (1967), insegnante, nel tempo libero si dedica alla scrittura. Tra i suoi interessi principali figurano la narrativa dell’immaginario, la letteratura e il cinema. È autore di diversi romanzi e di racconti fantastici come Garibaldi e i mostri meccanici e la Maschera nera, che rileggono in chiave “retrofuturista” la storia d’Italia. Nel 2010 esordisce con Protocollo Genesi edito da Aracne editrice presentato al XXIII Salone internazionale del libro di Torino. Nel 2012 è finalista a Giallolatino col suo racconto La palude dei caimani. Nel 2013 ha presentato al festival internazionale di fantascienza, Sticcon di Bellaria il suo Capitan Acciaio supereroe d’Italia edito da Psiche e Aurora editore, con prefazione di Gianfranco de Turris. Maggio 2014, sulla prestigiosa rivista “Robot” (Delos Books) appare il suo racconto a tema steampunk, L’incontro di Teano. Luglio 2014, sulle pagine di “IF – Insolito e Fantastico” rivista edita da Solfanelli compare il suo Aeronavi Italiche. Il 2015 vedrà l’uscita d’un suo nuovo romanzo L’Occhio di Krishna per Bietti Editore. Attualmente collabora con diverse riviste: “Skan Amazing Magazine”, “Politicamente.net”, “Letteratura Horror”, e col quotidiano on line “Barbadillo”. È curatore della sezione narrativa per la rivista “Antarès”.

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