Recensione: “La terza memoria” (2016) di Maico Morellini

Fabio Cartau1630Beteah, la più capace dei Consiglieri del Verbo (il solo organo capace di manipolare la misteriosa energia che è stata l’origine del Disordine e che trae il suo potere dalla parola scritta), lascia la Città eterna in cerca di risposte. Dalle ceneri dell’apocalisse che ha devastato il mondo, si diffonde la leggenda di uno straniero capace di controllare il Verbo stesso: chi è, quale minaccia rappresenta per il Consiglio? Voci insistenti lo danno al nord, mentre il capo del Consiglio è tormentato da strani incubi che portano sempre allo stesso nome: Cartesio.
Cosa si nasconde nell’altra metà del paese? Chi minaccia il Verbo e tutto ciò che è stato costruito dopo secoli di disperazione? I compagni di Beteah si trovano di fronte a una ribellione inaspettata, ma faranno di tutto perché sui resti del Disordine non trionfi un caos ancora più mortale.

“La Terza Memoria” è un viaggio attraverso un’Italia prigioniera di un nuovo Medioevo che può essere salvata solo attraverso la conoscenza della scrittura. Ma il potere contiene al suo interno anche i semi della distruzione ed è proprio questo pericolo che Beteah e i suoi compagni dovranno affrontare.

Titolo: La terza memoria | Autore: Maico Morellini | Anno: 2016 | Edizione: Urania 1630, Arnoldo Mondadori Editore | Prezzo: 6,50€ | Pagine: 280 | Copertina di Franco Brambilla |

La prima impressione, leggendo LA TERZA MEMORIA di Maico Morellini, è quella di avere per le mani il romanzo di un autore straniero navigato, un professionista hollywoodiano, di quelli di cui ti chiedi se avrà mai contribuito alla stesura della sceneggiatura di un blockbuster o di almeno una delle serie televisive tra quelle che più ami.

Già dai primi capitoli si vedono subito rispettare le giuste regole per l’introduzione graduale e indiretta di un’ambientazione vasta, all’apparenza uno sci-fi distopico proteso al fantasy, ma che si basa su dei fondamenti per nulla intuitivi. Verbo, Voce, Regola, Fato, Proibizione: è una “lore” piena di nomi in maiuscolo, ruoli e cariche precipue che solo la ripetizione al limite dell’ossessivo riesce a rendere familiare. E Maico ci riesce, con grande maestria, veramente in sole due pagine.

Dopo questo rapido “tirocinio” sulla nomenclatura, si passa subito all’azione.

Il ritmo è al fulmicotone, accentrato su diversi personaggi influenti, tutti in ruoli apicali nella singolare “logocrazia” psuedo-teocratica romana. In tale contesto sono decisamente perdonabili i dialoghi sempre improntati all’acredine, aspri, impregnati di una severità spropositata e per nulla autorevole, spregevole, che spesso traspare da una sequela di dispettucci verbali e ripicche infantili, prese di posizioni sterili, tanto per dire. Ma così è e deve essere tra le gerarchie di una struttura asfittica, autoritaria e conservatrice, suppongo.

La storia, come ho detto, si concentra sui personaggi al vertice della società, poche persone padrone del destino di un mondo intero. Un puro stile eroico che qualcuno, a digiuno probabilmente di narrativa fantastica americana – come dell’epica classica – ha criticato come un’apologia esagerata dell’individualismo, un monumento antidemocratico al superomismo di massa, dove l’ordine custodito da quelle poche persone – ipostasi di ogni virtù civica – avrebbe potuto durare in eterno, se non fosse stato per l’imprevisto, per la comparsa del nemico che dà l’abbrivio al romanzo.

Un “stavano vivendo felici e contenti” interrotto, ahimè. Ma altrimenti sai che noia. Al di là di sterili critiche dal sapore più politico che letterario, ammetto come l’impostazione del romanzo mi abbia ricordato, più che la fantascienza classica, una sorta di tecnothriller da “sala dei bottoni”, con lo svolgimento della storia che cade in cascata dalle teste coronate e pensanti, mai salendo dal basso, da chi non ha e mai potrà avere una visione d’insieme di quanto succede durante la crisi dello “stavamo-vivendo-felici-e-contenti”. Antidemocratico? Mi pare troppo. Lineare, semplicistico, ingenuo? Forse, ma che severità: in fondo è fantascienza, o no? Niente tirate intimiste, vogliamo storie di gesta e la guerra fatta dagli eroi, non dai pinco pallino. Bravo Maico, io sono con te!

Il ritmo, anch’esso, è da manuale. Mi ha ricordato il primo Evangelisti, che a mio parere si leggeva come un fumetto, complici di questa datata valutazione anche i miei gusti ludici di allora. Morellini, come forse ho già detto, ha invece scritto il pilota di una serie televisiva degna della FOX, capace di una fruibilità unica, incalzante, complice una prosa asciutta e mai ridondante, che non si spende in metafore e analogie superflue.

Unico appunto, l’abbondanza dei tentativi di trasporre in parole l’impressione del Verbo, ovvero l’energia “magico-divina” che permea la realtà del mondo de LA TERZA MEMORIA. Troppi “trip” a mio avviso, allucinazioni al limite dell’allegorico, senza dare una concreta dimostrazione. Ma forse questo è una mia tara da lettore hard-sci-fi (quasi mi commuovevo quando infine hanno spiegato che trattavasi di una radiazione… una radiazione! perdonate lo spoiler).

In alcuni punti sembra un universo tratteggiato, un vago medioevo in cui solo per tributo compaiono di tanto in tanto delle spade, un contesto familiare, abbozzato per far accomodare il lettore e introdurlo a ben altro significato, ovvero al concetto del Verbo. Materiali dominanti in questa cornice semantica contestuale, tra l’altro, sono la PIETRA e il SANGUE. Sono ovunque, e contribuiscono a rafforzare il ritratto di sepolcro sacrificale che Maico fa, intenzionalmente o meno, della sua Italia distopica.

Un ultimo accenno va alla Roma pseudopapale, una Roma che è la sceneggiatura dipinta di un peplum d’annata, vuota, sembra la ricostruzione virtuale di un documentario (TV?). Grandiosa e odiosa, come la potrebbe vedere un protestante anglo-americano, tirannica, ipocrita. Ricorda il papato dei due capitoli finali dei “Canti di Hyperion” o mi sbaglio?

In ultima analisi LA TERZA MEMORIA è un bel libro, in pieno stile “Urania”, audace, non banale, intessuto su un “background” che si capisce come sia molto caro al suo autore.

Complimenti Maico, ottimo lavoro!

Citazione preferita (pare presa dal Gladiatore, la adoro!)

“Il Consiglio rappresenta l’ordine, la sicurezza. Ciò che si schiera apertamente contro di esso, o che lo ostacola, rappresenta il disordine. Voi invece sembrate vedere solo sfumature di grigio e questo si trasmette anche nel vostro modo di parlare. Non chiedete, insinuate. Girate intorno alle cose quasi infastidito dalla possibilità che le risposte siano troppo chiare. Troppo semplici. Siete… complicato.”

…Forza e onore!

Fabio Carta

L’AUTORE

Maico Morellini (Reggio nell’Emilia, 14 novembre 1977) è uno scrittore di fantascienza italiano, vincitore nel 2010 del Premio Urania. Dal 2003 al 2009 ha ricoperto il ruolo presidente di Yavin 4, associazione culturale dedicata al mondo del fantastico e della fantascienza e dal 2003 al 2011 ha curato le prime otto edizioni del concorso letterario a tema fantascientifico Space Prophecies, da lui ideato. Ha ricevuto diverse segnalazioni al Premio Lovecraft e pubblicato vari racconti su alcune raccolte e riviste tra cui Writers Magazine Italia. Ha vinto il Premio Urania 2010 con il suo romanzo d’esordio Il re nero pubblicato nel novembre del 2011 sul numero 1576 della collana Urania. Da gennaio 2012 collabora con la rivista di cinema Nocturno. Nel 2014 è stato finalista al Premio Italia in due diverse categorie (articolo e racconto su pubblicazione professionale. Nel 2015 è stato finalista al Premio Italia nella categoria “articolo su pubblicazione professionale” con il saggio sul regista David Cronenberg La Nuova Carne. Vive a Bagnolo in Piano (RE) e svolge l’attività di consulente informatico.