I Classici della SF: “La mente di Schar | Pensa a Fleba” (Consider Phlebas, 1987) di Iain M.Banks

Recensione di Massimo CitiLa mente di ScharSullo sfondo di un conflitto galattico di vaste proporzioni e di inaudita ferocia, dove flotte poderose vengono disintegrate in un battibaleno e interi mondi distrutti senza pietà, la razza aliena degli Idirani ha lanciato la sua jihad, la guerra santa, contro la Cultura, una vasta comunità interstellare in gran parte umana, ma che spinge la simbiosi uomo-macchina verso limiti quasi inconcepibili. E in questo multiforme scenario, maestoso e crudele, emerge la figura di Bora Horza Cobuchul, mercenario e spia, appartenente ad una delle varie sottospecie di umanità di questo strano universo, una sorta di “eroe dai mille volti” che può mutare a piacimento il proprio aspetto fisico. A Horza, ora diventato agente degli Idirani, viene assegnata una missione disperata: rintracciare e catturare una Mente della Cultura (una vasta e potente intelligenza artificiale) fuggita nelle profondità dello spazio, e che sembra aver scelto il più fantastico e inaccessibile dei rifugi: il leggendario Mondo di Schar. Horza deve irrompere nel rifugio della Mente prima di chiunque altro e il più rapidamente possibile, perché da quest’ultima può dipendere l’esito del sanguinoso conflitto in corso. Ed ai suoi imperscrutabili mandanti non importa se egli avrà bisogno o meno di aiuto, né quali tremendi pericoli dovrà affrontare, vengano essi dal nemico o dai suoi stessi amici. E infatti Horza dovrà penetrare i segreti di un universo ostile, superando ostacoli imprevedibili e agguati di ogni tipo, a contatto con una varietà di mondi artificiali che sono il frutto di una impensabile civiltà tecnologica. Un’opera di grandiosa concezione che si legge d’un fiato, dove l’autore riscopre il gusto dell’avventura spaziale al suo massimo splendore, con un impiego generoso di soluzioni originalissime.

Titolo: Pensa a Fleba tradotto anche col titolo La mente di Schar | Titolo originale: Consider Phlebas (1987) | Autore: Iain M.Banks | Clicca QUI per le edizioni italiane | Clicca QUI per tutte le edizioni del romanzo | Numero di pagine dell’edizione italiana: 482

Della seconda metà degli anni ’80, precisamente del 1987, è stata anche una delle ultime rappresentazioni narrative coerenti di un universo utopico/distopico. Parlo della Cultura di Iain M. Banks, venuta alla luce con il romanzo Consider Phlebas, tradotto una prima volta nel 1989 dall’Editrice Nord con il titolo La mente di Shar (trad. di Pierluigi Zuddas) e ora ripubblicato da Fanucci nella collana «Solaria Immaginario» con il titolo (fedele all’originale fino all’essere un po’ pedestre) Pensa a Fleba, nella traduzione di Roldano Romanelli.
Che tipo di utopia/distopia è quella della Cultura?

8935689In prima approssimazione la si farebbe rientrante nella categoria delle «modifiche delle forme di produzione». La Cultura è infatti una società altamente tecnologica, nella quale sono le IA (intelligenze artificiali) a definire il campo e i modi delle interazioni umane e della produzione. Non solo: innesti, cyborghizzazioni, modifiche neurali e endocrine sono pratiche quotidiane nel mondo della Cultura, tanto che il protagonista del romanzo, il metamorfo Horza, prodotto di una raffinata ingegneria genetica bellica, (incoerentemente) la detesta proprio perché sottilmente inumana, dominata come appare dalle macchine.

Horza non ha completamente torto, infatti l’accorta ambiguità della Cultura nasce proprio dal suo pragmatismo del tutto antideologico. Banks non lascia trasparire alcun modello politico nella genesi e nella prassi dell’Utopia di sua invenzione. La Cultura è non-violenta, pragmatica, necessariamente tollerante, polimorfa, apparentemente popolata da individui curiosi e un po’ infantili ma anche, quando necessario, decisi e amorali. Nessuna fede, nessun credo sembra guidarli, tanto che i loro nemici, gli alieni Idirani governati da una rigida teocrazia, sembrano al lettore molto più «umani» e comprensibili.

Ma l’ambiguità della Cultura, il suo apparire insieme fortuna e condanna dell’umanità, il suo orientamento antiretorico e la sua prassi, perennemente oscillante tra prassi diretta e contorti bizantinismi, le calcolate reticenze e le osservazioni solo apparentemente casuali sono il modo personale di Banks di sfuggire alla necessità «morale» di definire una società futura. Un sottile umorismo percorre e innerva le descrizioni della Cultura, forma di società futura ipotizzata per rovesciare e ridicolizzare il nostro presente. Gli utensili intelligenti della Cultura – dalle astronavi alle armi – sono moralisti, formali, guidati da dettami etici vincolanti e praticamente insopportabili, simili a vecchie zie petulanti che hanno immancabilmente ragione e anche per questo risultano particolarmente moleste. Di fronte a questo genere di macchine gli umani possono rivelare i propri tratti immaturi, tanto più che saranno le Menti sintetiche a indirizzarli verso forme di esistenza e coesistenza accettabili.

9793820dd7a0feca4f1fe010.LCon divertita amarezza Banks ammette che gli esseri umani sono sostanzialmente incapaci di creare forme di governo eticamente degne (oltre che realmente efficaci) e che l’unica cosa intelligente possano fare è affidare a entità non umane il governo del mondo. La Cultura è indubbiamente un tipo di organizzazione sociale «umano» e, almeno per certi aspetti, divertente, ma nasce da una rinuncia e dal riconoscimento di un fallimento. In questo senso riassume in sé i tratti dell’Utopia e della Distopia e rappresenta sicuramente un punto di svolta nel rapporto tra fantascienza e utopia politica. Un punto di non ritorno.

La particolare angolatura con la quale ho scelto di affrontare il romanzo rischia, mi rendo conto, di indebolirne il valore narrativo. Pensa a Fleba è, in realtà, un’efficacissima e brillantespy-story, costruita intorno al personaggio del metamorfo Bora Hora Gobulchul, traditore e mentitore per necessità e per natura, ma romanticamente fedele a un concetto di umanità desueto e, a ben vedere, pericoloso. Il fatto che Horza non sia un membro biologico della specie umana ma una macchina bioendocrina non toglie nulla alla sua contorta grandezza e alla sua coerenza suicida. È il suo idealismo, del tutto degno di un uomo del XX secolo, a renderlo pericoloso a sé e agli altri. Quanta geniale perfidia narrativa sia nascosta nella narrazione di Banks è un giudizio che lascio volentieri al lettore. Per conto mio invito caldamente coloro che non hanno ancora letto Pensa a Fleba ad approfittare della nuova edizione del libro. Già che ci siamo: sarebbe stato perlomeno corretto indicare l’esistenza di una precedente edizione del libro, oltretutto pubblicata con un titolo diverso. Questo per evitare che tanta brava gente creda di acquistare un «nuovo» libro di Banks…

Massimo Citi

Iain BanksL’AUTORE

Iain Banks (Dunfermline, 16 febbraio 1954 – 9 giugno 2013) è stato uno scrittore scozzese, conosciuto soprattutto per le sue storie di fantascienza, che firma come Iain M. Banks (dove la M sta per Menzies, un antico nome di famiglia) e fantastico ma attivo ed apprezzato anche sul frontemainstream. Considerato da molti critici e lettori l’autore più importante emerso negli anni ottanta nella fantascienza britannica, la sua creazione più famosa è l’universo futuro del ciclo della Cultura all’interno del quale sono ambientati molti dei suoi romanzi. Nel 2008 The Times lo ha nominato nella lista dei “50 maggiori scrittori britannici dal 1945”.  Nacque nel 1954 a Dunfermline, Fife. Sua madre era una pattinatrice professionale e suo padre un ufficiale dell’Ammiragliato. Fino all’età di nove anni Banks visse a North Queensferry, vicino al porto e poi a Gourock, quando suo padre fu trasferito. Dopo gli studi alle scuole superiori di Gourock e Greenock, Banks intraprese gli studi di inglese, filosofia e psicologia all’Università di Stirling dove si laureò nel 1975 in letteratura inglese. Per mantenersi iniziò una serie di lavori saltuari, dal portinaio al giardiniere. Alla fine degli anni settanta iniziò a viaggiare per l’Europa in autostop trascorrendo lunghi periodi in Scandinavia e in Marocco. Successivamente per un anno lavorò per l’industria statale inglese dell’acciaio, ambiente che ispirò il suo romanzo d’esordio La fabbrica degli orroridel 1984. A metà degli anni ottanta si trasferì nel Kent, dove iniziò a dedicarsi con successo alla scrittura di genere fantascientifico; nel 1988 tornò in Scozia, prima a Edimburgo e poi a Fife. Nel frattempo conobbe Annie, a Londra, e la sposò nel 1992 alle Hawaii. Nel 2007 si separarono e lei morì nel 2009, due mesi dopo il divorzio ufficiale. In seguito, Banks conobbe Adele Hartley, che sposò nel 2013 dopo aver appreso di avere un tumore alla cistifellea in fase terminale, a causa del quale morì nel giugno 2013, a 59 anni.