Recensione: LA CORSA DEL MANICHINO (Century of the Manikin, 1972) di E.C. Tubb

Articolo di Massimo Luciani

L’aggressività degli esseri umani è stata eliminata grazie al lungo lavoro della P.E.C.E. (Propaganda E Controllo Emozionale), l’organizzazione che agisce costantemente sulla popolazione per mantenerla pacifica. Diversi strumenti vengono sfruttati, dalle droghe a forme di manipolazione dell’opinione pubblica.

La pace esiste da molti anni, una situazione in teoria utopica che però nasconde problemi che hanno trasformato la società in una distopia. I manichini usati come valvola di sfogo per l’aggressività residua non bastano a frenare ossessioni e si diffondono soluzioni clandestine.

Titolo: La corsa del manichino | Titolo originale: Century of the Manikin, 1972 | Autore: E.C.Tubb | Nuova pubblicazione Febbraio 2020 nella collana Urania Collezione, n°205 (Mondadori) 

Il romanzo “La corsa del manichino” (Century of the Manikin) di E.C. Tubb è stato pubblicato per la prima volta nel 1972. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nel n. 640 di “Urania”, nel n. 776 di “Oscar”, nel n. 92 dei “Classici Urania” e nel n. 205 di “Urania Collezione” nella traduzione di Maria Benedetta De Castiglione.

E.C. Tubb fu uno scrittore molto prolifico, al punto che scrisse oltre 140 romanzi di vari generi usando anche vari pseudonimi. La sua fama è legata soprattutto ad alcune serie di space opera ma nel corso della sua lunga carriera ha scritto anche storie con contenuti che vanno ben oltre l’avventura e “La corsa del manichino” è uno degli esempi principali.

Britannico e nato nel 1919, E.C. Tubb era cresciuto in una società che ricordava ancora la concezione che avevano del sesso nell’età vittoriana. Ne “La corsa del manichino” l’autore immagina una società in cui esiste una concezione analoga dell’aggressività, ma come ottenerla? La soluzione sfrutta tutti i mezzi moderni, sia psicologici che farmacologici, il che significa un controllo mentale ottenuto tramite vari tipi di manipolazione assieme all’uso di droghe specifiche. Tuttavia, proprio come il sesso nell’età vittoriana, anche l’aggressività nella società futura descritta nel romanzo è tutt’altro che sparita ma è solo espressa in modo più nascosto.

L’utilizzo di droghe per controllare la popolazione era già un classico della distopia quando E.C. Tubb scrisse “La corsa del manichino” ma lui inserì altri elementi che rendono il suo romanzo forse perfino più attuale. Le manipolazioni della popolazione tramite la propaganda sono purtroppo non solo della letteratura bensì parte della storia e della cronaca. La crescita dei mass media ha reso il problema sempre più serio per la penetrazione di quelle che oggi chiamiamo fake news e la velocità con cui vengono condivise.

Il risultato è raccontato in parte con toni drammatici ma c’è anche un elemento satirico. L’aggressività ancora esistente nella popolazione viene sfogata da alcuni in feste clandestine in cui i partecipanti si lasciano andare ad atti di violenza. Il comportamento del manichino osservato dal capo della P.E.C.E. Joseph P. Lincoln rappresenta secondo lui la perfetta immagine dell’umanità. Gli elementi di dramma e satira sono fusi anche se la lunghezza limitata al punto che oggi verrebbe classificato come romanzo breve porta a uno sviluppo limitato di tutte le idee connesse ad essi e dei personaggi.

L’autore aggiunge anche un collegamento con il passato in una sottotrama riguardante Naomi Constance Fisher, una donna affetta da una malattia incurabile e che per quello si sottopose alla criogenesi. La volontà di risvegliarla da parte di un suo parente porta a conseguenze inaspettate.

Nonostante la lunghezza limitata, ne “La corsa del manichino” E.C. Tubb mostra molta fantasia nel descrivere quella distopia futura con la sua ossessione morbosa nei confronti della violenza. Nel suo complesso, il risultato è a volte caotico perché l’autore ha incluso molte idee che avrebbero avuto bisogno di maggior spazio per essere ben sviluppate in modo equilibrato. Secondo me rimane comunque un romanzo che vale la pensa leggere per gli spunti di riflessione che fofre su certi temi che sono sempre importanti e alcuni di essi oggi lo sono ancora di più.

Massimo Luciani

 

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