Recensione: “La caduta di Hyperion” (The Fall of Hyperion, 1990) di Dan Simmons

Massimo LucianiLa caduta di HyperionUn gruppo di pellegrini ha raggiunto il pianeta Hyperion, dove l’apertura delle Tombe del Tempo sta provocando uno degli elementi di una crisi che rischia di distruggere l’Egemonia. I pellegrini dovranno affrontare lo Shrike, la misteriosa creatura che vive vicino alle Tombe del Tempo, con la prospettiva che solo uno di loro sopravvivrà.  L’intera Egemonia è in pericolo a causa dell’attacco degli Ouster al pianeta Hyperion, un luogo strategico in cui si decide il futuro dell’umanità. Le intelligenze artificiali del TecnoNucleo sono alleate dell’Egemonia eppure i loro comportamenti sono ambigui. Un nuovo cibrido di John Keats rappresenta un collegamento tra i pellegrini e i leader dell’Egemonia e quello che comincia a scoprire, anche sul TecnoNucleo, è inquietante.

Autore: Dan Simmons | Titolo: Hyperion | Titolo Originale: The Fall of Hyperion | Anno di prima pubblicazione: 1990 | Edizione Italiana: 1992 | Editore: Interno Giallo | Pagine: 464 | Formato: Brossura, Sovracoperta | Prezzo: 28.000 Lire | Copertina: Gary Ruddell

Il romanzo “La caduta di Hyperion” (“The Fall of Hyperion”) di Dan Simmons è stato pubblicato per la prima volta nel 1990. È il secondo libro dei Canti di Hyperion ed è il seguito di “Hyperion“. Ha vinto i premi Locus e BSFA. In Italia è stato pubblicato da Interno Giallo nella collana “IperFICTION”, dal Club degli Editori, da Mondadori all’interno del n. 36 de “I Massimi della Fantascienza” e nel n. 279/280 dei “Classici Urania” e da Fanucci in “Fanucci Narrativa” nella traduzione di Gaetano L. Staffilano e all’interno del volume “I canti di Hyperion”. L’edizione Fanucci del romanzo è anche disponibile in formato digitale.

“La caduta di Hyperion” comincia dov’era finito “Hyperion” perché di fatto si tratta della seconda parte di un unico grande romanzo e per questo motivo vanno letti assieme. Tuttavia, questa seconda parte è ben diversa dalla prima nella sua struttura narrativa. Il primo libro è per alcuni versi un enorme prologo che attraverso le storie dei pellegrini in viaggio verso il pianeta Hyperion ci fa conoscere quell’universo narrativo. Il secondo libro ha una struttura più convenzionale in cui viene sviluppata la storia di cui Dan Simmons aveva gettato le basi in “Hyperion”.

L’improvvisa fine del primo libro aveva lasciato la storia in un momento di crisi. I pellegrini avevano raggiunto il pianeta Hyperion ma la loro storia è parte di una serie di eventi ben più ampia che determinerà il futuro dell’umanità. Gli Ouster, i discendenti di coloni che hanno sviluppato una loro civiltà separata da quella dell’Egemonia, stanno infatti arrivando per attaccare il pianeta.

La guerra tra Egemonia e Ouster determina una notevole importanza ne “La caduta di Hyperion” dei leader politici e militari dell’Egemonia con il Primo Funzionario Esecutivo del Senato dell’Egemonia dell’Uomo Meina Gladstone che diventa una dei protagonisti del romanzo.

Un altro protagonista è un nuovo cibrido di John Keats, che usa il nome Joseph Severn, in onore di un artista inglese amico del vero Keats. Parte de “La caduta di Hyperion” è narrata in prima persona dal suo punto di vista ma Severn racconta anche le storie dei pellegrini in terza persona vedendole attraverso i suoi sogni.

The Fall of HyperionLa storia viene sviluppata principalmente tra Tau Ceti Centro, il pianeta sede del governo dell’Egemonia, e Hyperion con una complessità crescente perché la strategia nella guerra contro gli Ouster mostra in maniera crescente le ambiguità nel TecnoNucleo. Le intelligenze artificiali forniscono informazioni e consigli ma la loro posizione diventa sempre meno chiara.

Nel corso del romanzo, emergono le varie fazioni all’interno del TecnoNucleo e ciò viene usato da Dan Simmons per sviluppare alcuni dei temi più importanti dei Canti. L’Egemonia fa un notevole affidamento sul TecnoNucleo per funzionare e il tema del rapporto tra esseri umani e intelligenze artificiali è diventa esplicito rispetto al primo libro. Fin dall’inizio dei Canti il tema religioso è stato ampiamente sviluppato e nel secondo libro ciò continua anche nel coinvolgimento del TecnoNucleo.

Tutti questi elementi portano allo sviluppo di una storia su più fronti in cui pian piano vengono svelati vari segreti delle fazioni all’opera. Se proprio devo trovare un difetto a “La caduta di Hyperion” è il fatto di raggiungere raramente l’intensità delle storie dei personaggi in “Hyperion”. Nel secondo libro le storie dei protagonisti sono parte di un disegno ben più ampio ma ciò significa che a volte questo diventa impersonale.

Alcuni personaggi rimangono al centro di sviluppi fondamentali per il futuro dell’umanità ma gli intrecci tra le varie storie diventano più complessi e meno lineari rispetto al primo libro. A volte il ritmo rallenta tra conversazioni e ricerche di qualche verità dietro gli inganni che emergono nel corso del romanzo. Rimangono comunque molti colpi di scena e nella parte finale del romanzo il livello drammatico è elevatissimo.

Come nel primo libro, ne “La caduta di Hyperion” i personaggi sono fondamentali. I pellegrini erano stati sviluppati in “Hyperion” tramite le loro storie personali, nel secondo libro Dan Simmons si concentra molto sullo sviluppo di altri personaggi come il nuovo cibrido e Meina Gladstone.

“La caduta di Hyperion” dà una fine al romanzo cominciato con “Hyperion”, con il quale forma un grande capolavoro della fantascienza. Secondo me si tratta di due libri che non possono assolutamente mancare nella collezione degli appassionati ma il loro valore va ben oltre questo genere perché si tratta di grande letteratura a prescindere dalle etichette. Ora l’edizione Fanucci dell’omnibus con i  Canti completi è disponibile in formato digitale.

Massimo Luciani

Dan SimmonsL’AUTORE

Dan Simmons (Peoria, 4 aprile 1948) è uno scrittore e autore di fantascienza statunitense. Noto soprattutto per la saga di fantascienza conosciuta come i Canti di Hyperion, Simmons è capace di sconfinare in diversi altri generi quali l’horror, il giallo e il fantasy, a volte nello stesso romanzo.  Dan Simmons è nato nella cittadina di Peoria nel 1948 e cresciuto poi in varie città e paesi del Midwest, inclusa Brimfield che sarà poi ripresa a modello per la città immaginaria “Elm Haven” che appare nei romanzi L’estate della paura e L’inverno della paura. Dan ha conseguito un Bachelor of Arts in lettere presso il Wabash College nel 1970, vincendo tra l’altro anche un premio nazionale di giornalismo (il Phi Beta Kappa Award). I suoi studi sono poi proseguiti alla Washington University di St. Louis dove ha ottenuto un Master of Education nel 1971. Ha quindi lavorato nel settore dell’educazione elementare per molto tempo: due anni in Missouri, due a Buffalo e quattordici anni in Colorado, dove è stato anche insegnante in una scuola destinata a ragazzi dotati di quoziente intellettivo superiore alla media. La sua prima opera è stata pubblicata il 15 febbraio 1982, incidentalmente proprio il giorno in cui è nata sua figlia (Jane Kathryn). È però solamente nel 1987 che diventa uno scrittore a tempo pieno abbandonando quindi l’attività di insegnamento. Attualmente vive con la moglie, Karen, nella zona del Colorado Front Range. Per scrivere solitamente si rifugia nella sua casa di montagna alla base del Continental Divide a 8.400 piedi di altitudine, appena più a sud del parco nazionale delle Montagne Rocciose. A guardia della casa c’è una scultura dello Shrike – una sorta di mostro meccanico che appare nei Canti di Hyperion – alta oltre 2 metri. Nel 1995 il Wabash College gli ha attribuito un dottorato ad honorem per il suo contributo all’educazione e alla scrittura. Nei molti generi letterari in cui ha saputo cimentarsi, ma soprattutto nel campo dell’horror, Simmons ha saputo allontanarsi dagli schemi narrativi dominanti nei romanzi dei suoi contemporanei (in particolar modo a non rimanere influenzato dai temi e dall’approccio narrativo caratteristico di Stephen King). Esemplare, in questo senso, la visione iperealistica e sociologica con cui viene rivisitato il tema dei vampiri in I figli della paura, oppure l’accostamento colto, intriso di citazioni letterarie e di allegorie, con cui si racconta di sovrumani poteri mentali in Gli uomini vuoti o in Danza macabra. Il ponderosoL’estate della paura invece sembra affrontare, in modo inconsueto, un tema non lontano da quello sviluppato in uno dei più celebri romanzi di King, It, mentre traggono spunto da folclore e religioni esotiche sia Vulcano, ambientato alle isole Hawaii, sia Il canto di Kali, che si svolge in una torbida e infernale, ma proprio per questo indimenticabile, Calcutta. Non sono mancati omaggi alla poesia ed alla letteratura, come nei casi di Il grande amante, dedicato alle trincee della prima guerra mondiale ed ai molti giovani artisti che vi hanno trovato una morte prematura, e The Crook Factory, ispirato alla figura di Ernest Hemingway, inedito in Italia. Simmons ha inoltre costruito una serie di romanzi di genere thriller e hard boiled intorno ad un personaggio spregiudicato e molto violento, Joe Kurtz, protagonista della trilogia composta daHardcase – Un caso difficile, Hard Freeze – Un caso glaciale e Hard as Nails – Un caso d’acciaio. Sebbene le storie di Simmons abbiano interessato, con lo stile colto e accurato che contraddistingue questo narratore, quasi tutti i generi narrativi popolari, nessuno dei suoi romanzi è stato finora utilizzato come soggetto per opere cinematografiche. (Wikipedia)

Recensione di Massimo Luciani pubblicata originariamente sull’ottimo blog NetMassimo.com:

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