Recensione: “Il Condominio” (High-Rise, 1975) di James Graham Ballard

Massimo CitiRecensione originariamente pubblicata su LIBRINUOVI.NET

condominioUn elegante condominio in una zona residenziale, costruito secondo le più avanzate tecnologie, è in grado di garantire l’isolamento ai suoi residenti ma si dimostrerà incapace di difenderli. Il grattacielo londinese di vetro e cemento, alto quaranta piani e dotato di mille appartamenti, è il teatro della generale ricaduta nella barbarie di un’intera classe sociale emergente. Viene a mancare l’elettricità ed è la fine della civiltà, la metamorfosi da paradiso a inferno, la nascita di clan rivali, il via libera a massacri e violenza. Il condominio, con i piani inferiori destinati alle classi inferiori, e dove via via che si sale in altezza si sale di gerarchia sociale, si trasforma in una prigione per i condomini che, costretti a lottare per sopravvivere, danno libero sfogo a un’incontenibile e primordiale ferocia. “Era trascorso qualche tempo e, seduto sul balcone a mangiare il cane, il dottor Robert Laing rifletteva sui singolari avvenimenti verificatisi in quell’immenso condominio, nei tre mesi precedenti. Ora che tutto era tornato alla normalità, si rendeva conto con sorpresa che non c’era stato un inizio evidente, un momento al di là del quale le loro vite erano entrate in una dimensione chiaramente più sinistra. Con i suoi quaranta piani e le migliaia di appartamenti, il supermarket e le piscine, la banca e la scuola materna – ora in stato di abbandono, per la verità – il grattacielo poteva offrire occasioni di scontro e violenza in abbondanza.”

Titolo: Il Condominio (Tradotto anche col titolo Condominium) | Titolo originale: High-Rise (1975) | Autore: James Graham Ballard | Pagine: 192 | Edizione italiana: Universale Economica Feltrinelli 1755 (2003) | Traduzione: Paolo Lagorio | Altre edizioni:  Ariele 28, Edizioni Anabasi (1994) – Millemondiestate 1981: Tre romanzi completi di J. G. Ballard Millemondi 19,Arnoldo Mondadori Editore (1981) e Urania 707, Arnoldo Mondadori Editore (1976) |

Feltrinelli non è un editore in alcun modo specializzato, meno che mai in fantascienza, ma si è preoccupato di ristampare o tradurre le opere di James Ballard – autore da un certo punto di vista «laterale» rispetto al genere (anche se nessuno penso abbia dimenticato il suo contributo alla New Wave) – e negli anni scorsi ha reso nuovamente disponibile un capolavoro come Condominio, tradotto con il titolo di Condominium una prima volta da Urania nei primi anni ’70 e rimasto fervidamente nel ricordo di coloro che lo lessero all’epoca.

Edizione Urania 707, Arnoldo Mondadori Editore (1976)La storia è basata su una situazione limite, com’è tipico per molti romanzi di Ballard, e sull’unicità di luogo: in questo caso un titanico condominio di cinquanta piani, assolutamente indipendente dal resto della città e parte di un complesso di edifici progettati dall’architetto Royal. Nella costruzione risiedono all’incirca duemila esseri umani, con a disposizione un asilo, una banca interna, due piscine, un centro commerciale, due ristoranti, aria condizionata e numerosi altri confort. Gli appartamenti costano uno sproposito e gli abitanti del condominio sono professionisti affermati, dirigenti d’azienda, gente dello spettacolo e della TV, artisti, insomma la crema del ceto medio produttivo e il fior fiore del rampantismo (allora ancorapre-tatcheriano). Tutto normale quindi? No, proprio no. Molti hanno esperienza delle minuscole, meschine eppure rabbiose, isteriche liti di condominio. Provate a elevarle a potenza dieci, venti, cento e avrete un’idea ancora abbastanza pallida di quello che accade nel libro di Ballard.

Si comincia con i litigi e le penose ripicche per bambini e cani che rispettivamente disturbano e sporcano e si giunge ben presto all’inferno, dapprima alla guerra per bande ed infine ad un’anarchia da incubo, fino a quando la situazione si stabilizza con un numero di abitanti ridotto all’incirca ad un decimo del numero originale, quasi in una puntuale realizzazione delle osservazioni di Konrad Lorenz sull’aggressività negli spazi chiusi e limitati.

Ma il libro di Ballard non si lascia certo leggere con una chiave così povera: lo scivolamento dalla civiltà al comportamento “tribale” non ha nulla di naturale: gli uomini e le donne del palazzo trasformati da qualche secolo di civiltà sono assolutamente incapaci anche di una collaborazione da ominidi o da canidi. In realtà sembrano cadere in una condizione pseudo-infantile, giocano alla guerra ed allo stupro con la serietà a volte lugubre di ragazzini abbandonati, resa oscena dai tic e dall’habitus mentale di adulti sciocchi e senza principi.

High-RiseCome negli altri libri della serie “catastrofica” di Ballard a suo tempo pubblicati in Urania ed ora disponibili in Feltrinelli, ciò che viene investigato con attenzione minuziosa è il mutare in una situazione estrema dei riferimenti etici che guidano il comportamento del cosiddetto uomo civile occidentale, soluzione narrativa che permette all’autore di sceneggiarne la solitudine, lo stupore, il vuoto, di investigare cioè lo spazio interno (l’Inner Space della New Wave nella sf 1970) per scoprirlo desolatamente vuoto o aberrante.

Ciò che trovo particolarmente affascinante di questo e degli altri romanzi di Ballard è l’irriducibilità del comportamento dei personaggi ai sistemi di interpretazione più canonici (psicanalisi, marxismo, antropologia culturale, sociobiologia) senza confinarli alla pura e semplice irrazionalità. L’autore non introduce morali surretizie, né messaggi: solo l’illustrazione piana e spietata di comportamenti possibili. Molto in questo libro ricorda Il Signore delle Mosche di William Golding: il desolato disincanto, l’atteggiamento freddo e sereno dell‘autore, il filo sottilissimo di humour nero e la gelida intelligenza che vivifica il(i) libro(i). Come avrete capito ritengo Ballard uno dei più stimolanti autori di questo secolo tout court, uno di quelli che un immaginario “uomo del 2200” si troverà probabilmente a rileggere con l’aiuto di qualcosa che non abbiamo ancora concepito. Se non l’avete letto allora – 1975 o 76- leggetelo ora nella versione di Feltrinelli.

Massimo Citi

ballardL’AUTORE

James Graham Ballard (Shanghai, 15 novembre 1930 – Shepperton, 19 aprile 2009) è stato uno scrittore britannico, autore di romanzi e racconti di fantascienza, autobiografici e di satira sociale. Fortemente ispirato dalla pittura surrealista, Ballard è prossimo agli autori postmodernisti.  Nato a Shanghai da genitori britannici ivi residenti per motivi di lavoro, durante la seconda guerra mondiale Ballard fu internato con la famiglia nel campo di prigionia giapponese di Lunghua. Questa esperienza fu ripresa nel suo romanzo L’impero del sole (Empire of the Sun), da cui il regista Steven Spielberg nel 1987 trasse un film omonimo ( sceneggiatura del drammaturgo inglese Tom Stoppard). Dopo la fine della guerra, nel 1946, Ballard si trasferì in Gran Bretagna, iniziando gli studi di medicina al King’s College di Cambridge (con l’intento di diventare psichiatra), ma dopo due anni, folgorato dalla lettura dell’Ulisse di James Joyce, decise di abbandonare, capendo che la professione medica non gli avrebbe lasciato abbastanza tempo per scrivere. Dopo una serie di lavori occasionali – autore di testi pubblicitari, portiere a Covent Garden, ecc. – si spostò in Canada con la Royal Air Force, e là scoprì la fantascienza. Congedatosi dalla RAF e tornato in patria, Ballard trovò lavoro come giornalista scientifico e iniziò a scrivere racconti: il primo ad essere pubblicato fu Prima Belladonna, del 1956, che uscì a dicembre sulla rivista Science Fantasy, seguito a pochi giorni di distanza da Escapement su New Worlds. La sua prosa e i suoi temi ebbero un influsso notevole sulla fantascienza degli anni sessanta e settanta e anche sul movimento cyberpunk degli anni ottanta. Il suo articolo Come si arriva allo spazio interiore (Which Way to Inner Space), apparso sulla rivista New Worlds nel1962, segnò la nascita della New Wave britannica. Ballard spostò l’attenzione dallo spazio extraterrestre allo spazio interiore (inner space), luogo di incontro tra le pulsioni della psicheumana e le immagini e i simboli veicolati dai mass media. Il primo romanzo pubblicato da Ballard fu Il vento dal nulla (The Wind From Nowhere) del 1962, che aprì una tetralogia di genere catastrofico (anche se in seguito Ballard lo rinnegò, fu questo libro a dargli la possibilità di guadagnarsi da vivere come scrittore). Gli altri tre romanzi furono Il mondo sommerso (The Drowned World), Terra bruciata (The Burning World) eForesta di cristallo (The Crystal World), basati sui quattro elementi aristotelici aria, acqua, terra e fuoco, più un quinto elemento, il tempo, che domina Foresta di cristallo. Nel 1970, dopo diverse peripezie legali (fece chiudere una piccola casa editrice di lestofanti che aveva stampato alcune copie del libro) pubblicò La mostra delle atrocità (The Atrocity Exhibition), forse il suo capolavoro. È un libro composto da quindici racconti, in cui il filo comune (oltre al protagonista) è costituito dall’ossessione maniacale per la guerra del Vietnam, lapsicopatologia, la pornografia, il potere dei media, le vittime di incidenti stradali e le icone del sogno americano, queste ultime tutte rigorosamente morte. Nel libro Ballard previde l’elezione a presidente degli USA di Ronald Reagan, 11 anni prima che accadesse realmente. Tre anni dopo uscì Crash, romanzo in cui viene ripreso (in dosi molto più massicce rispetto al precedente) il tema della perversione per le vittime di incidenti stradali e la fusione di carne e auto. Nel 1996 David Cronenberg ne trasse un film omonimo. La fama al di fuori del ristretto ambito della fantascienza gli giunse col romanzo autobiografico L’impero del sole. Da allora (prima metà degli anni ottanta) Ballard si allontanò sempre più dalla fantascienza per quel che riguarda la sua produzione romanzesca, pur continuando a scrivere racconti fantascientifici o fantastici fino alla metà degli anni novanta. L’ultimo romanzo di Ballard, Regno a venire (Kingdom Come), pubblicato in Gran Bretagna nel 2006, comprende pezzi di ironica critica sociale strutturati per lo più come gialli, i cui temi sono il consumismo, la società tardo capitalistica, i rigurgiti reazionari e irrazionali delle società occidentali, i mass media. Nell’autobiografia I miracoli della vita (Miracles of Life), pubblicata nel marzo del 2008, l’autore rivelava di essere affetto da cancro alla prostata, che lo uccise nell’aprile del 2009.

Recensione originariamente pubblicata su LIBRINUOVI.NET

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