Recensione: “Le Sabbie di Marte” (The Sands of Mars, 1951) di Arthur C. Clarke

Massimo LucianiLe sabbie di MarteLe osservazioni condotte da Mars Express,Mars Exploration Rover e dalla sondaPhoenix hanno confermato la presenza di acqua sul pianeta, concentrata maggiormente attorno ai poli. E il protagonista di questo celebre romanzo di Clarke, che ha avuto l’onore di inaugurare i “Romanzi di Urania” e che oggi festeggia con un’edizione speciale il 150° volume della “Collezione”, non può certo dirsi stupito. Quando Martin Gibson sbarca sul pianeta rosso, infatti, lo trova già parzialmente colonizzato dagli uomini: ma i coloni non hanno mai visto l’ombra di un marziano. Se dunque, malgrado tutto, i marziani ci sono, vuol dire che sono ben nascosti. E c’è poco da meravigliarsi che le immagini delle sonde, pur scattate dal suolo, non ne abbiano ancora rivelato l’esistenza.

Il romanzo “Le sabbie di Marte” (“The Sands of Mars”) di Arthur C. Clarke è stato pubblicato per la prima volta nel 1951. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nei numeri 1 e 402 di “Urania” , dal “Club degli Editor”, ancora da Mondadori nel n. 7 dei “Classici Urania” e in “Oscar Mondadori – I Grandi Della Fantascienza” nella traduzione di Maria Gallone. Il romanzo è stato ristampato da Mondadori nel n. 150 (8 luglio 2015) di “Urania Collezione”.

Martin Gibson è un celebre scrittore di Fantascienza ma non ha mai viaggiato nello spazio. Finalmente, ha avuto un’opportunità e parte sull’Ares, un’astronave che arriverà fino alla colonia marziana. Prima deve passare per “Stazione Spaziale Uno”, nell’orbita terrestre, dove partono i viaggi interplanetari.

Quando arriva sull’Ares, a Martin Gibson viene assegnato Jimmy Spencer, un apprendista astronauta, con il compito di aiutarlo ad ambientarsi nello spazio e di rispondere alle sue domande. Il rapporto tra i due non è sempre facile ma alla fine diventano amici. È anche grazie a Jimmy se Martin che si interessa al futuro della colonia marziana più di quanto avrebbe immaginato.

Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke (edizione britannica)All’inizio degli anni ’50, Arthur C. Clarke era già famoso come scrittore di narrativa breve e in quel decennio cominciò a pubblicare anche romanzi. All’epoca gli esseri umani non avevano ancora cominciato a viaggiare nello spazio perciò tutto ciò che riguardava l’argomento era Fantascienza.

È per questo motivo che circa un terzo di “Le sabbie di Marte” è dedicato al viaggio del protagonista Martin Gibson verso il pianeta rosso. È la parte per alcuni versi datata del romanzo che oggi sembra molto lunga e lenta ma all’epoca doveva risultare piena di sense-of-wonder.

Oggi possiamo vedere tutti i giorni via Internet su NASA TV gli astronauti in servizio sulla Stazione Spaziale Internazionale muoversi in microgravità. All’inizio degli anni ’50 però le lunghe descrizione di persone che fluttuavano all’interno di una stazione spaziale potevano essere molto interessanti e perfino suscitare stupore.

Anche alcune delle tecnologie usate nel romanzo oggi fanno sorridere. Martin Gibson lavora sull’astronave Ares usando una macchina da scrivere meccanica con carta carbone per avere una seconda copia e le pagine vengono inviate sulla Terra via fax. I problemi legati al loro uso oggi sembrano piuttosto buffi.

È sempre curioso leggere storie di qualche decennio fa e vedere quali sviluppi tecnologici erano stati previsti dall’autore. Arthur C. Clarke divenne celebre anche per averne previsti parecchi ma tra questi non ci sono quelli relativi ai computer. Invece, in un romanzo ambientato nell’ultimo decennio del XX secolo riteneva che ci sarebbe stata già una colonia su Marte.

Al di là delle tecnologie obsolete e di quelli che oggi sono diventati anacronismi, soprattutto nella parte ambientata sul pianeta rosso “Le sabbie di Marte” mantiene secondo me il suo sense-of-wonder. Anche le conoscenze di Marte erano molto più limitate rispetto ad oggi perciò anche in questo caso alcuni elementi del romanzo sono datati ma non per questo non sono suggestivi.

The Sands of MarsNel romanzo, solo una piccola parte di Marte è realmente conosciuta e la sua esplorazione continua. Il fatto che vi sia una colonia non lo rende meno complesso e soprattutto pericoloso. Un problema anticipato da Arthur C. Clarke è che la colonia marziana non è autosufficiente e mantenerla costa moltissimo. Dopo l’entusiasmo iniziale, molta gente ha cominciato a pensare che tenere gli occhi alzati verso le stelle sia troppo costoso. Insomma, esattamente ciò che succede oggi con le attuali missioni spaziali.

Arthur C. Clarke era conosciuto come uno dei primi maestri della Fantascienza “hard” e in genere le sue storie erano orientate più che altro alla trama e agli elementi tecnologici. In “Le sabbie di Marte” anche i personaggi sono ben sviluppati, a partire dal protagonista Martin Gibson, di cui l’autore sviluppa anche la storia passata. Anche i rapporti tra vari personaggi risultano essere una parte importante della storia.

Il ritmo della narrazione è inizialmente lento, quasi didattico, nella parte dedicata al viaggio verso Marte di Martin Gibson. Per questo motivo, questa parte può risultare pesante. Dopo l’arrivo del protagonista sul pianeta rosso il ritmo accelera con tante avventure e colpi di scena.

Nonostante gli elementi datati, secondo me “Le sabbie di Marte” è complessivamente un buon romanzo. Se non vi spaventa un inizio lento e soprattutto se vi piace Arthur C. Clarke ve ne consiglio la lettura.

Massimo Luciani

Arthur-C.-Clarke6L’AUTORE

Sir Arthur Charles Clarke (Minehead, 16 dicembre 1917 – Colombo, 19 marzo 2008) è stato un autore di fantascienza e inventore britannico. Clarke è ai più noto per il suo romanzo 2001: Odissea nello spazio del 1968, cresciuto assieme alla sceneggiatura del film omonimo realizzato con ilregista Stanley Kubrick ed ispirato al racconto breve La sentinella dello stesso Clarke. Lo scrittore ha però al suo attivo una produzione letteraria assai estesa, tra cui la celebre serie di Rama. È considerato un autore di fantascienza hard o “classica”, dato che una caratteristica saliente dei suoi romanzi è l’attenzione per la verosimiglianza scientifica. In suo onore l’orbita geostazionaria della Terra è stata chiamata “Fascia di Clarke”. Egli infatti fu il primo ad ipotizzare, in un articolo pubblicato nel 1945, l’utilizzo dell’orbita geostazionaria per i satelliti dedicati alle telecomunicazioni.

 

Recensione di Massimo Luciani pubblicata originariamente sull’ottimo blog NetMassimo.com:

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