Due pianeti gemelli, Urras e Anarres. Il primo, quasi desertico, non ha mai favorito gli insediamenti umani finché non vi sono giunti i seguaci di Odo, in contrasto insanabile con la società del benessere che prospera su Anarres. Da allora, gli Odoniani hanno creato una società di sopravvivenza, consona ai loro ideali: una “fratellanza” da cui sono esclusi i concetti di proprietà, di governo e di autorità. I contatti fra i due pianeti sono limitati e un muro chiude il porto franco in cui scendono le navi spaziali anarresiane, salvaguardando gli “anarchici”, i nullatenenti di Urras, dalle idee (non meno che dai microbi) di Anarres…
Autrice: Ursula K. Le Guin | Titolo: I Reietti dell’altro Pianeta | Titolo Originale: The Dispossessed. An Ambiguous Utopia, 1974 | Editrice Nord | Collana: SF Narrativa d’Anticipazione 6 | Anno: 1976 | 334 pagine | Prezzo: 3.500 Lire | Traduzione di Riccardo Valla | Copertina di Giancarlo Baglini
Libertà e collettività possono coesistere?
I reietti dell’altro pianeta un romanzo di fantascienza utopica conosciuto anche con il titolo Quelli di Anarres ed è uno dei più celebri romanzi di fantascienza scritti da Ursula K. Le Guin, autrice meravigliosamente eclettica nella sfera del fantasctico. L’opera è stata insignita nel 1975 del Premio Hugo e del Premio Nebula, i massimi riconoscimenti della letteratura fantascientifica.
È il quinto romanzo, in ordine di pubblicazione del Ciclo dell’Ecumene, un insieme di romanzi e racconti di fantascienza che la Le Guin ha ambientato in un medesimo universo immaginario futuristico.
Urras e Anarres, sono due pianeti vicini e gemelli, divisi da secoli da una barriera ideologica.
Urras (che assomiglia alla nostra Terra) è lussureggiante, densamente popolato e soprattutto tecnologicamente avanzato. Governato da un sistema capitalistico sembra inizialmente l’isola felice. Anarres al contrario, è invece un pianeta ostico e arido, colonizzato dai seguaci di Odo, un gruppo di anarchici che prima vivevano su Urras e che per poter vivere seguendo i propri ideali, sono stati invitati a colonizzare il pianeta gemello, fondando una società secondo i loro desideri, una fratellanza dove il concetto di singolo e di proprietà sono stati sostituiti dal collettivismo. Di fronte alla miseria che offre il pianeta, l’unione ha fatto la forza, l’uguaglianza ha creato armonia, a scapito però di chi è in grado di emergere e distinguersi. Si è uguali fin dal principio, sia nella proprietà, che nella visione del futuro, a svantaggio della fantasia, del genio. Già dalle prime pagine emerge un universo monocromatico, freddo. Come piccole formiche operaio svolgono tutti il loro lavoro, senza una reale prospettiva del futuro, se non quella di sopravvivere.
Quelli di Anarres, è un romanzo che narra le vicende di Shevek, uno scienziato di Annares molto in gamba, diverso dalla massa, capace di distinguersi (cosa contraria alle ideologie di Odo) e che grazie alle sue ricerche vorrebbe contattare quelli dell’altro pianeta per condividere con loro le sue scoperte. Viene scoraggiato, perché incompreso, fino a quando si sente costretto ad abbandonare il pianeta, convinto dal buon senso, considerando le sue scoperte un bene per tutti.
Sebbene parta considerando la chiusura mentale del suo popolo un limite, si rende conto ben presto che sul ricco pianeta sono ancora più prigionieri della loro mentalità consumistica, da qui il suo drastico cambiamento: da scienziato a riformatore. Il passo per divenire scomodo e dissidente è breve. Si ritroverà profugo e fuggiasco.
Quella di Anarres è una società che non condivide il senso di proprietà, libera e democratica, senza stato né leggi, un’utopia anarchica e collettivistica. A rafforzare questa società c’è il pravico, lingua creata artificialmente per eliminare le disuguaglianze. L’esasperazione avviene quando l’individuo viene schiacciato per la collettività, non hanno senso le proprie esigenze, ecco che si creano strutture sociali eccessive, come quelle di abitare in cellette, non poter allevare i propri figli o lavorare a giro, senza seguire le proprie peculiarità. Ma non è detto che l’esatto contrario sia giusto. Quando a spingere l’uomo c’è il bisogno di emergere a ogni costo, anche a scapito del prossimo, la società implode lo stesso.
Un romanzo di fantascienza che ti spinge a riflettere. Toccante a livello umano e riformista dal punto di vista sociologico, una vera chicca, godibile a chiunque, lasciando a un pubblico diverso di età ed esperienza delle chiavi di lettura diverse. Un opera che lascia stupito il lettore per la modernità, sempre in voga.
Libertà e collettività, possono viaggiare di pari passo?
Impossibile non cogliere la profondità, il calibro, in queste pagine tanto acclamate. Mentre si legge è impossibile non porsi questioni sulla società in cui viviamo, creando ovvi paragoni con il libro della Le Guin.
Alexia Bianchini
L’AUTRICE
Ursula Kroeber Le Guin (Berkeley, 21 ottobre 1929) è una scrittrice, glottoteta, autrice di fantascienza e di fantasy statunitense. Ha vinto cinque premi Hugo e sei premi Nebula – i massimi riconoscimenti della letteratura fantastica – ed è considerata una delle principali autrici viventi di fantascienza. La profondità e attualità dei suoi temi, che spaziano dal femminismo all’utopia e al pacifismo, hanno reso i suoi romanzi noti e apprezzati ben oltre il tradizionale circolo di lettori di genere. Tra le sue opere si ricordano in particolare La mano sinistra delle tenebre (1969) e I reietti dell’altro pianeta (1974).
Articolo pubblicato precedentemente su Fantasy Planet gentilmente concesso a TrueFantasy da Alexia Bianchini