Recensione: “Dies Irae” (2017) di Ezio Amadini

FRANCESCA CONFORTIcopertina-diesirae-sitoAnno 2050. Sullo sfondo della corsa allo spazio, rinvigorita dalla realizzazione di un ascensore spaziale internazionale, si sviluppa un’intricata vicenda di terrorismo globale. Una inquietante e potente triade incarica uno scaltro mercenario americano di portare a compimento un incredibile quanto diabolico progetto, il Dies Irae, destinato a colpire e fermare la grande corsa allo spazio e lo stesso progresso scientifico e tecnologico dell’Umanità, considerati opera del Diavolo. Salvatore Esposito, detective alle dipendenze del più grande gruppo industriale del mondo, dovrà fronteggiare e prevenire una gravissima minaccia, in grado di riportare l’intera umanità indietro di oltre 50 anni, con l’aiuto di una strana intelligenza artificiale e di una ex pilota di aerei da caccia. Gli eventi si susseguono nell’arco di 15 anni, coinvolgendo la stessa ONU, illustri scienziati, imprenditori e militari, in vari Paesi della Terra, sulla Luna e nello spazio, fino al loro eclatante epilogo sul pianeta Marte.

Titolo: Dies Irae | Autore: Ezio Amadini | Editore: Watson | Collana: Andromeda (a cura di Alessandro Iascy) – Volume 1 | Editing a cura di Annarita Guarnieri |  Data di Pubblicazione: 2017 | EAN: 9788898036912 | ISBN: 8898036914 | Pagine: 684 | Formato: brossura | Prezzo di copertina: 18€

È andata così. Ezio Amadini se ne stava lì, dietro la scrivania color nocciola dell’Italcon, a presentare con una certa commozione il suo Dies irae. Io, affondata in un poltroncina color puzzle, ascoltavo e sorridevo come una scema perché avevo stretto amicizia con i personaggi del libro e mi divertiva ritrovali colorati e vivi nel racconto del loro creatore.

Il mio e il suo erano punti di vista differenti eppure molte inquadrature coincidevano; non tutte, ovviamente. E ho deciso di parlarne. Sia chiaro che quella di Amadini è la versione ufficiale, la mia è una chiacchierata informale, da comune lettore o se preferite lettrice, certamente non quella di un critico o di un recensore professionista. This isn’t my job. Quindi vi dirò delle mie impressioni.

Dopo un anno di sedimentazione temporale la suggestione più forte che mi resta di Dies irae è legata all’atmosfera e al background. Le vicende come i personaggi sono calati in una cornice precisa quanto vasta, combattono la loro battaglia respirando aria fresca, ossigenata; e c’è tanto spazio, luce solare. Detta in questo modo sembra strana, lo so, così per spiegarmi meglio vi porterò tra le prime pagine del volume. Giusto qualche indicazione senza anticipare nulla dell’intrico narrativo.

Ascensore spazialeSiamo nel 2050, da una quindicina d’anni Mario Rossi, l’uomo più ricco del mondo, investe nella costruzione di un avveniristico tunnel gravitazionale che consentirebbe l’esplorazione dello spazio. Un giovane dipendente di Rossi però viene assassinato. La sua morte insospettisce Salvo, ex finanziere, ora detective aziendale e ci ritroviamo nel bel mezzo di un complotto internazionale. Le più potenti comunità religiose delle terra si sono coalizzate per fermare i progressisti miscredenti, vogliono infliggere alla superbia razionalista una punizione biblica che riporti le grandi masse alla certezza della fede cieca. Insomma si fanno portatori dello Schiaffo di Dio, artefici del Dies irae. Come da copione, dietro questi nobili propostiti ci sono smanie di soldi e di potere. Non dirò altro, del resto questo è questo è solo l’antefatto, è l’ambientazione fantapolitica, ma non troppo, che fa da contesto alle vicende e ai personaggi.

Il tema dunque è un tema classico: ancora una volta vediamo schierarsi contro l’avventura scientifica un potere religioso oscurantista. Nonostante l’argomento, i toni sono leggeri e mai sconfinano nell’ironico o nel grottesco. La volontà che regge il romanzo mira all’intrattenimento. Non ci sono ambiguità metaforiche, oscuri rimandi culturali o più livelli di lettura. Scordatevi le ambientazioni dark, decadenti e i personaggi dannati. Scordatevi anche le prevaricazioni, le ingiustizie o le violenze gratuite. Siamo in un futuro decisamente civile dove anche gli assassini al soldo del terrore, cercano d’evitare crudeltà non necessarie. Proprio così, avete capito bene. Il 2050 creato da Amadini è decisamente migliore del 2017 da cui sto scrivendo. Per esempio Eva, l’assassina di punta della squadra dei cattivi, si premura d’inoculare un anestetico per non causare inutili sofferenze alle proprie vittime. Non solo. In questo futuro complottisti e terroristi si fanno scrupolo di non creare vittime innocenti, soprattutto tra i bambini. Incredibile vero?

L’atmosfera che si respira in Dies irae è piacevole, ricorda quella di Casino Royale o uno degli altri undici 007 usciti dalla penna di Ian Fleming. Aerei privati, imbarcazioni di lusso, risorse quasi illimitate ma giustificate a bilancio. Belle donne, alleate o nemiche. E spostamenti. Roma, Londra ma anche il Gabon e poi fuori dai confini terrestri fin sulla Luna e su Marte. I colpi di scena si avvicendano s’uno schermo sempre chiaro, sano, in cui regna la correttezza e dove, grazie sempre al nostro Rossi, anche le patologie dentali sono state debellate. Questa è la caratteristica principale che connota Dies irae, una spy story fantascientifica costruita per offrire vero intrattenimento. Ma non è l’unica.

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Subito a seguire ricordo la grande precisione e l’amore per i dettagli che mi hanno garantito un’esperienza pulita e realistica dei fatti e dei personaggi. E mi ha toccata il gran lavoro fatto da Amadini nella descrizione delle dinamiche commerciali, nelle tecniche di produzione, nella realizzazione dell’ascensore spaziale o del tunnel gravitazionale. I dati -in termini di peso, energia, distanze, soldi- sono accurati e vengono diluiti con un certo garbo in tutto il testo. Stessa dettagliata precisione è accordata ai personaggi. Per dire, un flashback racconta la saga della famiglia Rossi mentre attraverso il narrato s’incontra Salvo, Maria o l’IA Bibi, tre tra i molti personaggi che Amadini mette in campo nella creazione di questo futuro complesso e articolato. L’autore è coerente a questa linea anche nella forma; semplicità, solidità e informazione senza nessun ammiccamento alla sperimentazione linguistica. Una scelta stilistica che soddisferà chi preferisce il rigore descrittivo alle suggestioni impressionistiche. Amadini ha un nitore descrittivo che ricorda iconograficamente un certo cinema di fantascienza; mi riferisco a film come Gravity di Alfonso Cuarón o The Martian di Sir Ridley Scott.

E per concludere voglio tornare a quella sensazione di spazi ossigenati e ben illuminati a cui avevo accennato all’inizio di questa chiacchierata; a mio avviso quella sensazione nasce dalla scelta di Amadini di lavorare senza mai intingere la penna nel rosso e nel nero.

Francesca Conforti

Ezio AmadiniL’AUTORE

Ezio Amadini è nato a Roma nel 1956, dove ha frequentato le scuole pubbliche fino al conseguimento della laurea in Economia e Commercio nel 1980. Figlio di un giornalista parlamentare e di una colta casalinga, entrambi divoratori di libri, Ezio ha avuto la straordinaria fortuna di crescere in un ambiente intellettualmente stimolante, costantemente avvolto dalla musica e dalla letteratura, compresa quella di genere SF. Dopo aver lavorato per qualche anno in Medio Oriente, Ezio si è dedicato alla consulenza aziendale nei settori del controllo di gestione e dei sistemi informativi. Vittima della crisi economica del 2009, Ezio si è ritrovato ad avere molto più tempo libero di quanto avrebbe voluto, tempo che ha deciso di impiegare inseguendo un antico sogno: scrivere. Nel 2017 pubblica, in proprio, il suo primo romanzo Dies Irae con l’editore Watson per la collana Andromeda.