I Classici della SF: “Cristalli sognanti” (The Dreaming Jewels, 1950) di Theodore Sturgeon

Recensione di Massimo Citi

Cristalli sognanti

Ci fu un’epoca d’oro, generalmente individuata nel periodo tra la fine della guerra e il 1960, in cui oscuri scrittori ignorati dalla società letteraria ma amati da intere tribù di lettori si rivelarono i cantori epici di nuovi mondi, pieni di orrori e meraviglie, che si andavano delineando nell’immaginazione – per fissarsi poi in un nuovo genere: la fantascienza. Fra questi primi maestri inevitabile è il nome di Theodore Sturgeon, e inevitabile è il suo capolavoro, Cristalli sognanti, che apparve nel 1950. Incontriamo qui una fantascienza che non ha bisogno di avventure extra-galattiche: basta guardare nelle viscere della terra, dove i cristalli vivono da milioni di anni, e sognano – «sogni fatti di carne e di linfa, di legno, di ossa e di sangue» – finché qualcuno degli umani non riesce a comunicare con loro. Che cosa avverrà allora?

Titolo: Cristalli sognanti | Titolo originale: The Dreaming Jewels (1950) | Autore: Theodore Sturgeon | Pagine: 188 | Edizioni italiane: 1953 Urania 11, Arnoldo Mondadori Editore – 1963 I Capolavori di Urania 321 bis, Arnoldo Mondadori Editore – 1973 I Classici della Fantascienza 10, Libra Editrice – Cosmo Serie Oro. Classici della Narrativa di Fantascienza 62, Editrice Nord – 1990 IN Cristalli sognanti Nascita del superuomo I figli di Medusa Venere più X I Massimi della Fantascienza 23, Arnoldo Mondadori Editore – 1997 Gli Adelphi 117, Adelphi – 2005 Urania Collezione 028, Arnoldo Mondadori Editore  | Traduzione: Giampietro Calasso

Cristalli sognanti, ovvero un romanzo scritto nel 1950 e rivisto da Sturgeon nel 1977, pubblicato una prima volta in Italia nei «Romanzi di Urania», poi ripreso dalla Libra del buon Malaguti, con una traduzione se non proprio sopraffina almeno decorosa, e in seguito riproposto da Mondadori e dalla Nord e infine ripubblicato (e ritradotto) da Adelphi. Una breve considerazione personale: trovare Theodor Sturgeon pubblicato da Adelphi mi ha fatto la stessa impressione che potrebbe farmi vedere Cordwainer Smith nei Meridiani o Jack Vance nei Millenni Einaudi. Una sensazione di rivincita dopo anni di adolescenza e giovinezza a sentirsi dire: « Ma tu leggi quella roba lì? ». Fine dell’inciso. Adesso il mio compito sarebbe quello di spiegarvi perché Cristalli Sognanti è grossomodo un capolavoro. Il primo impulso sarebbe quello di dire: « Beh, leggetelo e vedrete. » ma non mi sembra serio, quindi procedo.

Cristalli sognanti NORDProtagonista del romanzo è Horty, un orfano adottato dal Giudice Bluett mentre concorreva a una campagna elettorale locale, all’unico scopo di ben impressionare l’elettorato. Dopo la fatale trombatura (il giudice Bluett è un poco di buono) il povero Horty comincia a passarsela davvero male, tanto che davanti all’ennesima violenza del patrigno fugge di casa e trova rifugio nel circo dei mostri del “Cannibale”, ossia Pierre Monetre, ex-medico geniale radiato dall’ordine e in guerra con l’umanità. Fin qui si tratta di temi e situazioni da feuilleton felicemente rivisitato, magari con una spruzzata di malinconia felliniana, ma con l’ingresso in scena del Cannibale il romanzo muta radicalmente pelle. Infatti Monetre è finora l’unico essere umano a rendersi conto che sul nostro pianeta oltre alla vita animale e vegetale germoglia da tempo immemorabile la silenziosa vita dei cristalli. Cristalli che sognando riescono a riprodurre fedelmente qualsiasi creatura animata con cui entrano a contatto. «Ci siamo, arrivano i replicanti nei baccelloni» starete pensando. E invece no, perché se è vero che i sogni dei cristalli producono fedeli repliche di creature viventi, è altrettanto vero che quest’attività per i cristalli è frutto di un sogno, ovvero non ha nulla di conscio né tantomeno fa parte di un disegno di dominio del mondo.

C’erano migliaia, forse milioni di cristalli che vivevano la loro strana vita dimentichi dell’umanità, come l’umanità lo era di loro, poiché i cicli vitali e gli scopi delle due specie erano completamente separati. Eppure… quanti uomini c’erano al mondo che non erano affatto uomini (…) che si mescolavano ai loro prototipi senza che nessuno immaginasse che fossero un sogno alieno, senza storia a parte il sogno stesso?

The Dreaming JewelsForse a questo punto comincia ad essere chiara la strategia narrativa di Sturgeon. A partire da metà del libro ci si comincia a chiedere quali tra i personaggi siano sogni dei cristalli e quali gli esseri umani genuini e il bello è che qualunque ipotesi in proposito si rivela in breve tempo sbagliata. Tutti i comportamenti presentati, anche i più perfidi e devianti sono indiscutibilmente umani e la caccia al sogno serve solo a comprendere quanta profonda umanità sia nascosta in ognuno di noi, quanto di sublime e infimo riescano ad ospitare i nostri simili e noi stessi.

Considero Sturgeon un autore crudelmente allegro, un assassino di buon cuore, un idealista senza illusioni, un esempio mirabile – in sostanza – di come si possano (e debbano) imbrogliare le carte per affermare concetti profondi e universali. Si esce da Cristalli Sognanti colmi di meraviglia, come si fosse assistito a una genesi privata che ha dato per la seconda volta un nome a tutte le cose. Il circo di Pierre Monetre ospita il frutto degli incubi dei cristalli, da lui obbligati a infami esperimenti, e insieme ospita veri esseri umani deformi, creature sfortunate e sofferenti. Eppure la gente del circo dei mostri è solidale, qualche volta allegra, più spesso malinconica. In una parola è infinitamente più umana di Monetre o del Giudice Bluett che di cristallino non hanno assolutamente nulla. Quanto il romanzo debba in fatto di suggestioni a film come Freaks di Tod Browning solo Sturgeon può saperlo, ma in ogni caso non si tratta di plagio quanto di felice ispirazione. Una delle migliori caratteristiche della sf è quella di saper utilizzare i paesaggi e le suggestioni altrui per immaginarne di nuove. Per tornare al romanzo, credo che ben pochi epiloghi come questo riescano tanto bene a riconciliare con l’umanità. Ci si trova rapiti a respirare unaria diversa, un risultato veramente raro e prodigioso per un libro…

Massimo Citi

Theodore SturgeonL’AUTORE

Theodore Sturgeon (New York, 26 febbraio 1918 – 8 maggio 1985) è stato un autore di fantascienza statunitense. Nato come Edward Hamilton Waldo, dopo il divorzio dei suoi genitori, all’età di undici anni assunse il cognome del patrigno, William Sturgeon, l’uomo col quale sua madre si era risposata. Dopo aver fatto una miriade di mestieri, all’età di 21 anni Sturgeon si dedicò alla scrittura e vide un suo racconto, Ether Breather, pubblicato nella rivista Astounding. Nella stessa rivista, ed in altre come Unknown e Argosy Magazine, furono pubblicati i suoi lavori successivi, principalmente racconti. Sebbene le numerose riviste del tempo favorissero la scrittura e la pubblicazione di storie brevi o a puntate, la produzione di Sturgeon comprese anche alcuni romanzi, divenuti molto famosi, tra cui spicca Cristalli sognanti, che mette in crisi e in discussione il concetto stesso di ruolo e identità, stravolgendo le percezioni della realtà. Tra la fine degli anni sessanta e gli inizi deisettanta prese parte alla scrittura delle sceneggiature di alcuni episodi della serie televisiva Star Trek, introducendo il concetto di Prima direttiva, ripreso nella produzione seguente. Alcune delle sceneggiature furono effettivamente trasposte in episodi (Shore Leave del 1966 ed Amok Time del 1967), mentre altre rimasero sulla carta. I romanzi ed i numerosi racconti fanno includere Sturgeon nella lista dei migliori scrittori dell’Età d’oro della fantascienza, insieme a Heinlein, Asimov, Simak, Clarke e Van Vogt.

Recensione originariamente pubblicata su LIBRINUOVI.NET

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