Recensione: ATTIS, sogni dal terzo pianeta (2019) di Stefano Spataro

Articolo di Massimo LucianiIn un mondo sovrappopolato dove il clima è stato da tempo alterato in modo catastrofico, tra le poche buone notizie c’è la scoperta di una sorta di portale che permette di compiere in poco tempo un viaggio intergalattico. Dall’altra parte c’è un altro sistema stellare che è stato chiamato Attis i cui pianeti non sono abitabili ma viene deciso di terraformarli e di esiliarvi i criminali terrestri. Mark Svensen è uno dei poliziotti che partecipano ai viaggi di trasferimento di gruppi di criminali dalla Terra sul pianeta Attis-3. Anche usando il portale il viaggio è lungo ma non è il problema maggiore perché quelli che sembrano strani sogni fanno pensare che non tutto nel corso del viaggio e dalle parti del sistema Attis sia ciò che sembra.

Titolo: Attis, sogni dal terzo pianeta | Autore: Stefao Spataro | Editore: Prospero Editore | Anno di pubblicazione: 2019 | EAN: 9788885491625 

Stefano Spataro è un autore che solo negli ultimi anni ha cominciato a dedicarsi alla narrativa scrivendo racconti di fantascienza dopo aver scritto testi storico-scientifici. “Attis” è il suo primo romanzo, ambientato in un futuro distopico su una Terra con grossi problemi che per certi versi sono una proiezione di quelli attuali dato che è sovrappopolato e flagellato dalle conseguenze di grossi cambiamenti climatici.

Negli ultimi anni molti scrittori hanno interpretato il sottogenere distopico raccontando dittature emerse da catastrofi di vario tipo con i tentativi di rovesciarle, in questo caso l’autore offre un approccio completamente diverso usando quel tipo di ambientazione per raccontare una storia che, nonostante i viaggi intergalattici, può essere considerata soprattutto un viaggio interiore nell’animo umano che ne mostra in particolare i lati oscuri.

Che “Attis” non sia un romanzo di fantascienza “hard” risulta chiaro praticamente da subito dato che inizia con l’agente Mark Svensen costretto a lasciare Los Angeles a causa di una catastrofe appena accennata e c’è una breve introduzione ai viaggi intergalattici che si limita a citare una cintura di buchi bianchi attorno a Plutone che ha generato un portale che porta al sistema di Attis ma si limita a menzionare la possibilità di usarlo per compiere un salto spazio-temprale. In sostanza, si tratta di basi che usa per costruirvi una storia decisamente orientata ai personaggi.

Quando il viaggio di trasporto di criminali sul pianeta Attis-3 comincia, la storia assume un tono piuttosto onirico perché i viaggiatori fanno sogni che sono tutt’altro che normali. In molti casi, più che sogni sembrano visioni di un possibile futuro e lasciano i personaggi alquanto confusi. Il confine tra ciò che i personaggi vedono, nel sonno o da svegli, e la realtà è labile in modi diversi nel corso del romanzo.

Sul pianeta Attis-3 le cose diventano ancora più strane ma alla fine tutto è collegato alle azioni compiute dagli esseri umani. La Terra è stata devastata a causa dell’incapacità degli umani di prendersene cura e quando è arrivata la possibilità di raggiungere altri pianeti hanno subito cominciato a cercare il modo di sfruttarli, anche per scaricarvi i criminali e lasciare che vi costruiscano una loro società.

Il ritratto dell’umanità che viene fuori da “Attis” non è positivo e per chi avesse ancora dei dubbi Stefano Spataro lo chiarisce esplicitamente tramite un commento di Mark Svensen nell’epilogo. È una scelta che sinceramente mi ha lasciato un po’ perplesso perché ci potevano essere tanti modi per spiegare il concetto con un minimo di sottigliezza.

Epilogo a parte, “Attis” effettivamente affronta problemi non da poco proiettandoli nel futuro per mostrarne le possibili conseguenze che potranno aspettarsi gli esseri umani del futuro se penseranno di gestire altri pianeti come è stata gestita la Terra. Gli sviluppi scientifici e tecnologici ci offrono certi strumenti e scoperte future potrebbero offrircene altri molto più avanzati ma è dentro di noi che qualcosa deve cambiare per evitare di ripetere gli stessi errori.

Tutto ciò viene raccontato in un romanzo che nonostante i brani onirici non diventa contorto e mantiene un buon ritmo. Mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più sulle “donne” (bisogna leggere il romanzo per capire cosa intendo…) ma Stefano Spataro ha chiaramente scelto di concentrarsi sul lato umano e complessivamente mi pare che abbia fatto un buon lavoro. “Attis” può essere un po’ deprimente ma se questo non vi crea problemi ve ne consiglio la lettura.

Massimo Luciani