Leggere Cosmo Oro #2: AARN MUNRO, IL GIOVIANO (The Mightiest Machine, 1947 – The Incredible Planet, 1949 – The Infinite Atom, 1949 ) di John W. Campbell, Jr.

Il secondo volume pubblicato da Editrice Nord nella collana Cosmo Serie Oro è Aarn Munro il gioviano: I figli di Mu (The Mightiest Machine, 1935), volume entro il quale trova posto l’intera trilogia con il secondo romanzo Avventura nell’iperspazio (The Incredible Planet, 1949) e il terzo, L’atomo infinito (The Infinite Atom, 1949).
Ciclo galattico scritto dallo scrittore statunitense John Wood Campbell Jr (1910-1971), appare completo in Italia per la prima volta nel 1971, con una presentazione di Riccardo Valla, su traduzione di Olwen Sugden e Stanis La Bruna.Campbell è stato uno una figura chiave e fondamentale nel panorama fantascientifico, per il ruolo svolto in campo editoriale e come scopritore di nuovi talenti, più che per scrittore; incita, suggerisce, chiede storie basate su principi di scientificità. Apre nuovi e meravigliosi orizzonti.
Con la trilogia di Aarn Munro entriamo in quell’epoca fantascientifica in cui i primi autori professionisti sono già sulla cresta dell’onda e la fantascienza ha acquistato valore come fenomeno di letteratura di massa. Sono passati nove anni dal 1926, l’anno in cui Hugo Gernsback, ricordato oggi come uno dei padri della fantascienza, ha fondato Amazing Stories (Storie sorprendenti), una rivista che dietro espressa volontà del suo fondatore pubblicava solo racconti di scientifiction (così l’aveva denominata), cioè storie basate “su dati scientifici e visioni profetiche”.

L’idea di progresso di quel momento si fonda su una mitizzazione della scienza e della macchina che porta con sé un sentimento ambivalente di amore e odio già nato alla fine dell’Ottocento, sulla rivoluzione industriale, sulle meraviglie della tecnica: è l’epoca d’oro.

John Wood Campbell Jr

I motivi fondanti delle trame vanno dalla narrazione di alieni terrificanti come i bug-eyed monters, i mostri dagli occhi di insetto, dove l’indagine corre sul filo di sentimenti timorosi o disgustati nei confronti di realtà lontane dall’umano (leitmotiv provenienti dalla letteratura dell’orrore: H.P. Lovecraft e W. Hope Hodgson?); al filone della space opera, dove i protagonisti sono superuomini in viaggio nello spazio sempre in grado di sopravvivere nonostante sviluppi apocalittici. Non a caso queste space opera sono state definite anche western spaziali, eredità diretta di un popolo pioniere come è stato quello statunitense, perlomeno di pelle bianca.

È in quest’ultimo filone che si inserisce Aarn Munro e, sebbene gli altri due romanzi della trilogia siano pubblicati solo nel 1949, non differiscono molto dall’impianto del primo.
Nel 1940 accade un fatto che rivoluziona ancora la storia della fantascienza: nel frattempo, dopo l’idea virale di Gernsback, le riviste tematiche hanno prolificato e il nuovo colpo di scena lo dà proprio Campbell, direttore della rivista Astounding Science Fiction Stories (Stupefacenti racconti di fantascienza), il quale chiede ai suoi autori storie in cui il fondamento sia “l’uomo, non l’idea o la macchina”, dando così il via a una nuova generazione di scrittori che, non solo si liberano dagli ingenui cliché precedenti e diversificano le tematiche fantascientifiche ampliando l’immaginario, ma maturano anche una consapevolezza formale (per esempio Isaac Asimov, A.E. Van Vogt, Clifford D. Simak, Theodore Sturgeon, Robert A. Heinlein).

La letteratura fantascientifica gode della capacità camaleontica di mutare, misurando e anticipando senza sosta la società in cui vive: il sussulto provocato dalla Seconda guerra mondiale e dai suoi epigoni di distruzione atomica di massa cambierà infatti ancora una volta il panorama di intenti e tematiche.

Prima edizione in volume di Aarn Munro il gioviano: I figli di Mu (The Mightiest Machine), 1947. Copertina di Betty Wells Halladay

Aarn Munro il gioviano: I figli di Mu si inserisce prima dell’appena citato mutamento e riflette la mentalità e le aspirazioni dell’epoca anteguerra, i suoi sogni e le paure. Insieme agli altri due romanzi, consacra Campbell come padre fondatore della space opera, aprendo un varco importante e fondamentale a un motivo conduttore che avrà largo seguito in futuro.

The Mightiest Machine appare in prima battuta a cavallo tra il 1934 e il 1935, diviso in cinque parti, su Astounding Stories; e solo nel 1947 in corpo unico per l’editore The Hadley Publishing Co., in una edizione di 1200 esemplari.

Non siamo di fronte a capolavori. La storia, come del resto nelle restanti due parti, ha come protagonista il fisico Aarn Munro, un essere umano di natali gioviani, il quale per essere stato sottoposto dalla nascita alla forza di gravità di Giove ha sviluppato in modo straordinario potenza fisica, resistenza, muscolatura, oltre ad essere dotato di intelligenza e intuito geniali.
Sulla Terra è stato messo a punto un nuovo tipo di astronave invulnerabile alle meteoriti e che trova la sua fonte di energia direttamente dal Sole, la Sunbeam, pronta per il viaggio inaugurale a cui parteciperanno Aarn e i due personaggi comprimari, il chimico Don Carlisle e il finanziatore Russ Spencer, l’erede dell’industria Spencer e C.; e infine Bob Canning, il tecnico elettronico.
Dopo i primi quattro capitoli di fitte discussioni scientifiche e tecniche fra i tre uomini e le spiegazioni condiscendenti e ironiche di Aarn (che comunque si protrarranno per l’intero romanzo e per i restanti due), finalmente l’astronave parte ma, per un incidente di cui non se ne capisce subito l’origine, i tre vengono catapultati in una galassia sconosciuta. Lì si imbattono subito in alcuni astronavi-caccia che li accolgono a suon di siluri altamente esplosivi, fronteggiati brillantemente dalla Sunbeam che però riporta lievi danni e soprattutto carenza di energia propulsiva. Ad aiutare il quartetto umano arriva una misteriosa flotta che, poi si saprà, fa capo a una razza dall’aspetto umano, i magyani, in lotta da generazioni contro alieni dalle sembianze caprine, chiamati teff-hellani. Quelli appunto che avevano attaccato la Sunbeam non appena comparsa nella nuova galassia.

Campbell: The Incredible Planet, 1949. Prima edizione. Copertina di A. J. Donnell

La storia si evolve nella lotta a cui prendono parte anche i tre umani e in cui Aaarn, naturalmente, giocherà un ruolo decisivo.

Trama semplice, personaggi tagliati con la scure, nessuno spessore psicologico a delineare i personaggi, o meglio ancora, l’unico protagonista perché gli gli altri servono come tramite all’esaltazione dell’eroe nella figura di Aarn. Nessun personaggio femminile a svolgere un ruolo perlomeno di equilibrio, se non qualche rara comparsa nel difficile ruolo di schiave. È un tripudio spettacolare di glorificazione alla scienza e alla tecnica sostenuta da una visione antropocentrica in cui l’uomo, anzi il superuomo, fronteggia tutto, risolve tutto, vince sempre. D’altronde, come dice Riccardo Valla nella sua prefazione “Campbell ha studiato fisica e chimica, ma in ogni altro campo è un dilettante, non si è mai curato di approfondire le sue conoscenze di storia, di filosofia, di sociologia, di psicologia. Gli pare che trasferire direttamente ad ogni altra forma di conoscenza i metodi e la semplicità della fisica sia la cosa più ovvia, e digiuno com’è di filosofia della scienza non si preoccupa della liceità di questa operazione”.
Infatti in Aarn non c’è mai il dubbio ad assalirlo, ha sempre un’idea vincente grazie alle sue conoscenze trasposte in invenzioni strabilianti, non lo colgono ripensamenti e il fatto che la sua azione possa produrre un’estinzione totale della vita non costituisce alcun interesse se nemica. Anzi, è auspicata.
Mi sono chiesta più di una volta, infatti, come abbia potuto scrivere i due sequel, alla luce del cambiamento avvenuto dopo l’esplosione delle due bombe, la prima all’uranio, la seconda al plutonio, nell’agosto del 1945. Forse erano stati scritti prima di quella data e pubblicati a distanza di tempo.

Il secondo romanzo della saga, Avventura nell’iperspazio (The Incredible Planet), fu pubblicato da Fantasy Press in una edizione di 3998 copie.

I nostri eroi stanno partendo dal pianeta dei magyani per fare ritorno sulla Terra, sebbene ancora non siano sicuri della rotta da seguire. Il loro problema è trovare una razza evoluta con macchinari e grafici stellari da poter confrontare con quelli a bordo della Sunbeam, in modo da trovare un punto di riferimento. Durante il pellegrinaggio incontrano i superstiti di una razza antica la cui origine si perde nella notte dei tempi, i myryani, sopravvissuti mediante metodologie criogeniche su un pianeta instabile e morente, che Aaarn aiuta, ma il problema dei nostri astronauti non è ancora stato risolto. Ripartono e si imbattono in un pianeta abitato da una razza senziente rettiloide, i seeset, in guerra con una razza umana, i tornani, che Aarn aiuterà nella loro lotta per liberarsi e dai quali sarà ricambiato mettendolo in grado di costruire un incrociatore spaziale ancora più potente della Sunbeam, ormai perduta, munito di nuove e potentissime armi di sua invenzione.

Infine il terzo romanzo, L’atomo infinito (The Infinite Atom), il più interessante per l’aspetto mitologico e le originali soluzioni, si apre su un pianeta sconosciuto dove l’astronave di una razza aliena, in forma di centauri, ha fatto naufragio. Schiavizza gli indigeni di forma umana per aiutarli a ricostituire l’integrità dell’astronave e poter tornare sul pianeta natio Eon, ma si arena sul pianeta per generazioni. Riesce però a lanciare un piccolo razzo che contiene osservazioni scientifiche e il diario di bordo…

Dalle fonti wikipediane di lingua inglese, nella pubblicazione del 1949 di The Incredible Planet risultano sommati i romanzi The Incredible Planet, The Interstellar Search, The Infinite Atom. È lecito quindi dedurre che l’edizione italiana del terzo romanzo, L’atomo infinito, contenga il non menzionato The Interstellar Search, che dovrebbe corrispondere ai capitoli introduttivi riassunti appena sopra.

Il pregio di questo ciclo galattico, e in generale delle storie di Campbell, è quello di fare da apripista agli scrittori successivi che, sulla base delle sue idee, avrebbero costruito romanzi avvincenti e maturi da un punto di vista letterario.

Campbell in conversazione con L. Ron Hubbard

Una sensazione che non mi aveva mai lasciato durante la lettura del ciclo è stata quella di trovarmi di fronte alla messa in posa in forma di scrittura di una serie di vicende che invece mi vedevo scorrere nella mente come un fumetto.

Tant’è che, quando ho visto il seguente bozzetto del fumettista italiano Onofrio Catacchio, non ho potuto non pensare: questo è Aarn Munro!

Onofrio Catacchio: Grafite marziana, 2019 (studio per il fumetto fantascientifico Stella rossa)

E in effetti, un tentativo di trasposizione in fumetto ci fu, seppure solo come idea mutuata dalla storia di Campbell e non troppo fedele all’originale: si tratta di Iron Munro, pubblicato per la prima volta su Shadows Comics n. 1 del 1940, per l’editore Stan & Smith.
A cui seguì in epoca relativamente recente, nel 1987, una nuova versione creata da Roy Thomas, Dann Thomas, Michael Bair e Brian Murray, comparsa per la prima volta sulle pagine di Young All-Stars n. 1 (Dc Comics, giugno 1987).

“Shadows Comics” n. 1, 1940 (il primo personaggio dall’alto, nella colonna di sinistra, è Iron Munro)
Iron Munro, una tavola

Prima di allora, il fascino di Giove aveva colpito già in passato.
Il filosofo e scrittore
francese Voltaire, nel suo racconto Micromega, del 1752, racconta del filosofo di Sirio e del filosofo di Saturno, i quali durante i loro viaggi spaziali atterrano su Giove: “Scesero su Giove e vi passarono un anno, durante il quale appresero alcuni bei segreti che sarebbero attualmente già passati alle stampe se non ci fossero i signori inquisitori, che hanno trovato qualche proposizione un po’ indigesta.”.
Dell’Ottocento è invece il romanzo a sfondo scientifico Un viaggio in altri mondi (1894) dell’imprenditore e scrittore statunitense John Jacob Astor IV, il ricchissimo magnate perito nell’affondamento del Titanic, in cui racconta la vita su Giove e Saturno.
Agli inizi del Novecento, nel 1929, compare La polla di radio dello scrittore fantascientifico Ed Earl Repp, un romanzo breve di genere fantascientifico dove i gioviani sono rappresentati come figure poco amichevoli che rapiscono una coppia di innamorati terrestri per rinchiuderli in una sorta di zoo.

E infine il nostro Campbell, con Aarn Munro.
Dopo di lui, a descrivere o a citare in qualche avventura il mitico gigante gassoso ci saranno anche Isaac Asimov, Edgar Rice Burroughs, Clifford Simak, Poul Anderson, Arthur C. Clarke. E molti altri ancora.

La trilogia completa di John W. Campbell Jr (“Urania Millemondi”; Mondadori, 1977)

Per chi volesse entrare nel fantastico mondo superscientifico di Campbell, una seconda edizione della trilogia completa di Editrice Nord compare nella collana “Tascabili Omnibus” del 1994. Ma prima ancora la trilogia era stata ripubblicata anche da Mondadori nella collana “Urania Millemondi”, novembre 1977.
Numerose sono poi le edizioni che, dal 1955 in poi, riportano il ciclo in volumi singoli.

Aarn Munro il gioviano (“Tascabili Omnibus”; Editrice Nord, 1994).

Tea C.Blanc