Le “doppie” Variazioni Gernsback (a proposito dell’Urania questo mese in edicola)

Articolo di Gian Filippo PizzoCOP_urania_1643_coverNel febbraio del 2014 è stata pubblicata dalle Edizioni della Vigna l’antologia Le Variazioni Gernsback: storie di fantamusica, curata da me con Walter Catalano e Luca Ortino e con le traduzioni di Roberto Chiavini, oggi riproposta in versione ampliata da Urania (n. 1643, giugno 2017).

Qualche mese prima ci eravamo trovati per una delle nostre solite riunioni – in realtà quasi una scusa per una cena in compagnia – con lo scopo di trovare un titolo alla raccolta, che per il resto era a posto, con traduzioni già riviste e materiale consegnato. Mentre ci lambiccavamo il cervello per trovare qualcosa che agganciasse sia la musica che la fantascienza, con idee improponibili tipo “Rapsodie cosmiche” o “Sinfonie galattiche”, ci è venuto in mente un termine musicale meno usato ma coerente, “Variazioni”, pensando ovviamente alle Variazioni Goldberg di Bach. Da lì all’assonanza tra Goldeberg e Gernsback – Hugo, il creatore della SF moderna – il passo fu breve: il titolo era trovato! Piacque subito, a tutti, al titolare delle Edizioni della Vigna Luigi Petruzzelli, poi anche a Giuseppe Lippi per la rinnovata edizione su Urania, e dobbiamo veramente ringraziare Petruzzelli per aver concesso di usare ancora una volta quel titolo.

Per l’edizione mondadoriana dell’antologia bisognava fare numerosi cambiamenti, non essendo proponibile un Urania composto quasi totalmente da scrittori italiani; molto a malincuore abbiamo dovuto rinunciare a tre racconti (e sostituirne un quarto con un altro dello stesso autore), non perché fossero inferiori ma perché in qualche modo ci sono sembrati meno adatti (e in maniera diversa ciascuno dagli altri). E dalla nuova edizione abbiamo eliminato anche un racconto straniero, quello di Douglas Smith, anche in questo caso solo perché abbiamo ritenuto di aver trovato di meglio. Un ulteriore problema è stato costituito dal fatto che avevamo un budget molto risicato e non potevamo acquistare tutti i racconti che avremmo voluto, per cui abbiamo dovuto cercare qualcosa di adatto tra le opere fuori diritto e affidarci al buon cuore di alcuni autori che ci hanno concesso di utilizzare i loro scritti gratis. Alla fine ci sembra che il risultato, da questo punto di vista, sia notevole: c’è un equilibrio quasi perfetto tra racconti italiani e stranieri, tra autori contemporanei e classici, e anche tra fantascienza pura e fantastico. L’ordinamento dei racconti nell’antologia rispecchia questa alternanza.

Uno dei racconti da integrare al quale abbiamo subito pensato era “Il professore di violino” di Lloyd Biggle jr., apparso in Italia solo una volta e moltissimi anni fa, su un Galaxy del 1960. Lo abbiamo ripresentato con il titolo “Non serve il bastone” e questo merita una spiegazione: il titolo originale è “Spare the rod” ed è la prima parte di un proverbio inglese che prosegue con and spoil the child, traducibile come “se non usi il bastone vizierai il bambino”, il cui equivalente italiano potrebbe essere “il medico pietoso uccide l’ammalato”. Poco da dire sugli altri racconti aggiunti: Hoffmann è un classico, Spinrad una garanzia, Henry St. Whitehead un autore di Weird Tales (amato da Lovecraft) che stiamo rilanciando in altri volumi (Terrore nero presso Fratini e Il culto del teschio per La Ponga), come pure è una riscoperta Karl Hans Strobl (segnalatoci da Alessandro Fambrini e già apparso nell’antologia Der Orchideengarten pubblicata da Hypnos), mentre Sean McMullen è una nostra validissima scoperta. A titolo di curiosità (e per chi voglia integrare le letture sull’argomento) segnaliamo che tra i racconti papabili c’erano anche “La voce del violino” di Vernon Lee, reperibile in antologie dell’autrice, “La Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven e altre canzoni perdute” di Carter Sholz (in I mondi del possibile, Nord 1993), e “Un cantante morto” di Michael Moorcock (Robot n. 24, 1978), anche se ci sarebbero molte altre opere in tema. A queste scelte ha partecipato anche Roberto Chiavini, che quindi è stato cooptato come curatore assieme agli altre tre.

Le Variazioni GernsbackLa versione mondadoriana dell’antologia ha una bella introduzione di Giuseppe Lippi e di corredo un corposo saggio sui rapporti tra musica e letteratura fantastica di Walter Catalano, entrambi però non hanno sottolineato una caratteristica di questa raccolta. E’ ovvio che se un autore scrive di musica, sia pure in forma narrativa, deve avere una certa conoscenza e una passione per quest’arte, e dai racconti traspare; in particolare gli italiani – che hanno prodotto i loro scritti appositamente – si sono focalizzati sull’aspetto che più interessava loro, variando dalla musica classica al rock/blues e mettendo in campo strumenti e compositori diversi. Ma in questo caso si va addirittura oltre e il rapporto tra gli autori e la Prima Arte è molto più stretto. Prendiamo ad esempio Giovanni Burgio: docente universitario di entomologia e scrittore per passione, è anche un bravo pianista dilettante e ha scritto una serie di racconti con protagonisti vari virtuosi dello strumento (nell’antologia versione Della Vigna aveva dedicato il suo racconto “Il linfoma Hodgkin e l’immortalità dell’anima” a Dinu Lipatti, in questa l’abbiamo rimpiazzato con “Il paradosso Glen Gould”, precedentemente apparso nell’antologia Ambigue utopie [Bietti, 2010]). Prendiamo Lloyd Biggle: noto in Italia, dove sono stati pubblicati molti suoi romanzi, solo come scrittore di fantascienza la sua professione principale era però quella di docente universitario proprio nel campo della musica, insegnava infatti Letteratura Musicale alla Università del Michigan, dove si era laureato in musicologia, e suonava il clarinetto; altri suo racconti fantastici con sfondo musicale sono raccolti in The Metallic Muse (1972). E che dire di Danilo Arona, che alterna la sua creatività tra la scrittura horror e il suonare la chitarra in un gruppo rock/blues (qui ci racconta di un suo personaggio ricorrente e forse alter ego, lo scrittore e musicista Morgan Perdinka, presente anche nel suo ultimo bel romanzo Land’s End)? Anche Sean McMullen, notissimo e pluripremiato scrittore australiano fin’ora sconosciuto in Italia, è stato un musicista professionista, chitarrista e cantante dedicatosi principalmente al folk celtico e irlandese e all’electric folk. E pure il titolare delle Edizioni della Vigna, Luigi Petruzzelli, è un ottimo pianista. Per finire, naturalmente, con E.T.A. Hoffmann, di cui non si può dire se sia stato più famoso come compositore o come scrittore, anche se oggi è questa seconda attività la più nota. Insomma, per molti la narrativa fantastica e la musica come due facce della stessa personalità.

Un’ultima notazione. L’antologia nella primitiva versione comprendeva 11 racconti, di questi ne abbiamo eliminati 5 e mantenuti 6; la versione su Urania ne aggiunge altri 8 per un totale di 14. Si può quindi dire che siano abbastanza diverse da giustificare, per un appassionato, un doppio acquisto…

Gian Filippo Pizzo