La fantascienza delle donne a Stranimondi – Donne al (tele)comando & more

La fantascienza delle donneIl 14 e 15 ottobre a Milano si è tenuta Stranimondi – convention del libro fantastico, che quest’anno ha visto la sua terza edizione e che in soli tre anni di vita si è imposta come un appuntamento importante per il fantastico e soprattutto per la fantascienza italiana.

Stranimondi

In una cornice abbastanza raccolta, si trova un’offerta culturale ampia e profonda per lettori e appassionati. E gli adetti ai lavori (editori e autori in primis) possono ritrovarsi e rendersi conto dello stato di salute della fantascienza italiana: delle urgenze, dei temi “caldi”, dei problemi che ci sono e che vanno sollevati, delle novità assolute, degli anche no da riconsiderare, e così via.

Uno dei temi presidiati quasi da subito a Stranimondi è stato quello della fantascienza delle donne. Nel settore storicamente maschilista della letteratura fantascientifca, Stranimondi ha affrontato in vari modi la questione relativa a questa etichetta, varia e forse anche sommaria.

Nel corso della prima edizione, nell’ottobre 2015, una tra le/gli ospiti internazionali è stata Aliette de Bodard, portata in Italia da Delos Digital. Nell’ambito di un discorso più ampio relativo alla fantascienza di de Bodard, fatta di influssi internazionali e transculturali e di attenzione al legame familiare e alla tradizione, anche il discorso sul femminile ha un’ampia parte.

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Un’altra ospite di rilievo era la critica Giulia Iannuzzi, che si è occupata di fandom e del suo ruolo, ma che è un’esperta in questioni di genere nella letteratura SF ed è ricercatrice accademica e divulgatrice in merito.

Già al suo primo anno di vita, quindi, l’organizzazione di Stranimondi ha dimostrato un’attenzione operativa nei confronti della presenza femminile nella SF, trattandola già come un dato di fatto e senza tematizzarla più di tanto.

[Leggi di più su Stranimondi 2015 – Il resoconto!]

La seconda edizione di Stranimondi, nel 2016, ha visto un cambiamento: insieme a una presenza di ospiti di tutti i generi (maschi, femmine, dodo e magari qualche altro sesso tralfamadoriano) c’è stato il riconoscimento e la problematizzazione della questione femminile nella fantascienza, specialmente italiana. È stato dedicato al tema un lungo e interessante incontro: “La fantascienza è delle donne”, condotto da Nicoletta Vallorani e con Iannuzzi tra le relatrici, e si è parlato della fatica di essere fantascientiste in un ambiente connotato storicamente (e ahimé troppo spesso ideologicamente) come maschile. Ho riportato integralmente il panel in un report sul post Lezioni Sul Domani: “La fantascienza è delle donne”, quindi chiunque voglia approfondire trova a questo link la trascrizione integrale degli interventi, con mie considerazioni.

[Oppure leggi anche: Stranimondi 2016: ecco com’è andata!]

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Stranimondi 2017 ovvero “strani al cubo” si apre dopo un anno contrassegnato da polemiche accese e sentite sul tema, un anno che ha visto dibattiti, flame, critiche, accuse, scambi, confronti e scontri. E arriva senza troppi proclami e senza panel dedicati: a parte uno a latere che è stato molto interessante e di cui parlo più avanti nel post. Ma presenta anche sei ospiti di cui quattro donne, come a dire, passiamo ai fatti.

L’artista e illustratore Paolo Barbieri, l’autore best seller Valerio Evangelisti, l’autrice SF e cyberpunk di fama internazionale Pat Cadigan, l’autrice weird Anne-Sylvie Salzman, la scrittrice di neonoir italiano Alda Teodorani, la scrittrice (purtroppo assente all’ultimo per un imprevisto) Jan Siegel: sei nomi di professionist* riconosciut*, il genere dei quali è una tra le loro caratteristiche, una ricchezza da aggiungere alle tante.

Allo stesso tempo, la prevalenza (o in questo caso maggioranza) di donne fa ancora notizia, è un dato di cui tenere conto, e la cosa è stata anche detta nel corso di diversi panel alle quali alle ospiti è stato spesso chiesto un parere e una testimonianza personale.

Alda Teodorani è stata chiara e anche sincera, parlando della sua esperienza. Ho molto apprezzato il suo realismo, la capacità di capire il suo percorso e la massima serenità in merito.

Alda Teodorani: “Non esiste scrittura maschile o femminile, la capacità di scrittura non ha sesso. Semmai esiste la scrittura delle donne, che è un discorso politico e non soltanto editoriale.

Inizialmente, quando la gente leggeva i miei libri pensava che fossi un uomo che scriveva con uno pseudonimo da donna.

In generale, parlando sinceramente, non posso dire di non essere stata favorita dal fatto che sono una donna e scrivo di certi argomenti. Ma il fatto che poi la gente continui a leggermi è indipendente dal mio sesso, dipende dal fatto che quello che scrivo piaccia o no.“

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Pat Cadigan è stata molto netta, perché da autrice di hard SF conosce e riconosce la discriminazione.

[Abbiamo parlato di lei il mese scorso, con il post di Elena Di Fazio: Pat Cadigan, regina del cyberpunk]

Pat Cadigan: “Lavoro in questo ambiente da praticamente quarant’anni: ho venduto il mio primo racconto nel 1979. Da allora le cose sono molto cambiate. Prima le persone, i colleghi stessi avevano molti più problemi. Ma ancora oggi c’è gente in giro che dice: io non leggo fantascienza scritta da donne. E io penso che… dovrebbe curarsi.

Per ogni autrice che noi vediamo, ce ne sono… diciamo otto?, che non vediamo. Io non sono eccessivamente fiscale, so bene che non sempre è possibile avere la stessa quantità di uomini e donne in un’antologia, non sono una che pretende esattamente il cinquanta per cento, per molti motivi.

Ma penso anche che dobbiamo essere molto più attenti a questo, non possiamo semplicemente limitarci a scegliere i migliori racconti tra quelli che abbiamo già tra le mani e basta. Dobbiamo essere consapevoli, dobbiamo guardarci intorno e dobbiamo cercare.”

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Pat Cadigan ha espresso delle opinioni preziose sulle circostanze della presenza femminile nella SF, opinioni che tengono conto di fatti poco conosciuti (agli uomini, prevalentemente) e di cui parlerò in un post separato che sto preparando.

[Nel frattempo, puoi leggere: Stranimondi 2017 – Com’è andata la kermesse del libro fantastico a Milano]

Altri dati di cui tenere conto sono quelli restituitici da Giulia Iannuzzi nel suo panel “Donne al (tele)comando”, una panoramica sulla presenza femminile e sulla rappresentazione delle donne nelle serie televisive anglosassoni.

(Le immagini da ora in avanti sono per gentile concessione di Giulia Iannuzzi che le ha mostrate insieme ad altre nel corso della sua esposizione.)

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Le serie anglosassoni sono più dell’80% del prodotto mondiale di serie TV e costituiscono quindi una quantità sufficiente per poter parlare di tendenze culturali.

Tendenze culturali che, ahimè, sono dure a morire. Le percentuali sono piuttosto chiare: sia quando si parla di numero di donne protagoniste di serie SF, sia quando si mette in relazione la presenza di personaggi femminili importanti con quella di produttrici donne dietro le quinte (spoiler: qualche donna dietro le quinte, qualche donna in più sullo schermo. Tutti uomini dietro le quinte, donne sullo schermo meno e peggio), sia quando si parla di percentuali di nudi femminili e nudi maschili in notissime e amatissime serie TV.

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Relativamente a Game of Thrones, c’è anche una bella notizia: ci sono un sacco di stupri! No, non è questa la bella notizia perché non finisce qui: l’ uso eccessivo in GoT della violenza sessuale come entertainement generalista ha suscitato un dibattito forte direttamente dalla base dei telespettatori, che sono riusciti a influenzare direttamente prima la critica, poi la produzione, fino a ottenere nelle ultime stagioni l’attenuazione del festival della violenza carnale. Questa è la bella notizia: il fandom generalista che si prende (non chiede, non rivendica, SI-PRENDE) un ruolo attivo nelle decisioni relative a una serie. Trovo molto bello che questa assunzione di potere/di responsabilità sia stata fatta proprio in relazione a quanto troviamo odiosa la violenza sessuale, a quanto non vogliamo che diventi uno stimolo come tanti, un fatto come tanti. Fatto-come-tanti, inflitto però di più alle donne (e NON mi sto augurando la parità di stupro, se non al ribasso).

I numeri e le percentuali comunque servono per trarre delle conclusioni più ampie, dalle quali ricavare poi considerazioni e indicazioni per il futuro.

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Nel corso degli anni le serie cambiano, a volte anticipano, altre volte seguono dei mutamenti sociali. Xfiles, con il personaggio forte e “non tradizionale” di Scully, segue i cambiamenti del costume, Buffy L’ammazzavampiri è un vero spartiacque “femminista” tra il prima e il dopo e segna dei progressi che non sono così scontati e acquisiti, tant’è che, in ambito vampiri, negli ultimi anni siamo tornati decisamente indietro.

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Iannuzzi ci propone anche due test per misurare, se non il femminismo, la rilevanza dei personaggi femminili in una serie. Le tre domande-prova qui sotto sono significative di cosa si rischia spesso di trovare, di non notare magari, e quindi di subire come modello ricorrente.

Qualcosa non va in ogni caso, dato che in sala ad ascoltare il report di Iannuzzi c’erano appena una ventina di persone, nonostante la “questione femminile” abbia animato numerosi dibattiti per mesi prima di allora.

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È domenica pomeriggio, mi sono detta, sono andati via tutti… ma una volta finito il panel, mi sono accorta che in giro c’erano ancora molte persone, tra le quali divers* partecipanti in prima linea ai dibattiti di cui sopra.
I motivi per cui non andare a una conferenza, ci mancherebbe, sono moltissimi, anche se si trattava dell’unica conferenza di quest’anno a tema “femminile”. Ma, tanto per dire, Silvio Sosio era dentro ad ascoltare: nonostante fosse il coordinatore della baracca e avesse mille cose alle quali pensare, stava lì a commentare dopo aver silenziato il microfono delle comunicazioni di servizio.

Non mi viene in mente altro da aggiungere. Potete farlo voi, se volete, nei commenti!

Giulia Abbate