I NAVIGATORI DELL’INFINITO (1925) – GLI ASTRONAUTI (1960) di J.-H. Rosny aîné

I navigatori dell’infinito (1925) è considerato il capolavoro di Rosny aîné. Il romanzo, in cui l’autore conia il termine “astronauta”, è il resoconto immaginario della prima spedizione dell’uomo su Marte, delle esplorazioni in un ambiente ostile e dell’incontro di un gruppo di scienziati terrestri con una stirpe aliena in difficoltà. Superata la naturale diffidenza, i protagonisti avranno mododi scoprire, comprendere e apprezzare la civiltà extraterrestre, dando vita a un rapporto di collaborazione e rispetto reciproco. In questo modo potranno fronteggiare insieme la minaccia che rischia di spazzare via l’antico popolo marziano.
Gli astronauti (pubblicato postumo in Francia nel 1960) è il seguito del primo romanzo e ne riprende le tematiche, approfondendone gli aspetti emozionali e ponendo al lettore alcune domande quanto mai attuali: è possibile che tra individui di etnie diverse, l’una per l’altra “aliene”, sbocci un amore totale e incondizionato? È ipotizzabile la costituzione di una società interplanetaria pacifica e multirazziale?

Ciclo marziano completo di J.-H. Rosny aîné, traduzioni di Flavio Mainetti, con una introduzione di Sandro Pergameno e saggi di Massimo Del Pizzo e Jacques Bergier.

Titolo: I navigatori dell’infinito – Gli astronauti | Autore: J.-H. Rosny aîné | collana: I tre sedili deserti, 5 Collana a cura di Giuseppe Aguanno | Traduzione di Flavio Mainetti, introduzione di Sandro Pergameno | Pubblicato a marzo 2020 | Pagine 268 15x19cm, bross. | Prezzo 18 € | ISBN: 978-88-98447-62-6 | Editore: Il Palindromo 

La storia della fantascienza forse ha bisogno di qualche rettifica, se tra i precursori il nome di Rosny è ancora poco noto. Definito già da Jacques Sadoul nella sua ‘Storia della fantascienza’ ‘da riscoprire, il miglior scrittore francese di anticipazione dopo Verne’, è un personaggio di grande ricchezza. Scrittore e intellettuale a tutto tondo prima insieme al fratello e da solo, membro e in seguito presidente dell’Accademia Goncourt, candidato al Nobel da Romain Rolland, già nel 1887 produceva ‘Les Xipéhuz’, dove il remoto passato dell’umanità si intrecciava a forme di vita aliene. Nei primi anni del ‘900 scrisse ‘La mort de la Terre’, romanzo di grande respiro sul lontano futuro del nostro pianeta, tema molto amato dai precursori; poi ‘La force mysterieuse’, storia di un’insolita invasione aliena. Sempre poco prima della guerra creò i romanzi preistorici che gli diedero più fama, anche cinematografica: ‘La guerra del fuoco’, pubblicato più volte in Italia (anche recentemente dalla Nord), e ‘Le félin géant’. Nel 1920 scrisse La Jeune Vampire, dove il vampirismo trova una base genetica.

Infine nel 1925 concepì questa originalissima avventura marziana. Il tema non era del tutto nuovo, dal momento che tre anni prima Alexei Tolstoi aveva pubblicato ‘Aelita’; ma questo era un romanzo dalle implicazioni sociali e filosofiche sostanzialmente umane, anche se trasportate su Marte; il lavoro di Rosny invece è pura fantascienza, interessata a descrivere civiltà del tutto aliene. ‘I navigatori dell’infinito’ infatti, con il suo seguito ‘Gli astronauti’ pubblicato postumo nel 1960, anticipa di diversi anni la splendida ‘Odissea marziana’ di Weinbaum: vi troviamo la stessa fantasia sfrenata nell’immaginare alieni davvero alieni e non caricature dell’uomo, e al tempo stesso plausibili; ma in più vi troviamo una civiltà con cui confrontarsi, perchè Rosny fu un intellettuale capace di riflessioni tanto scientifiche quanto umanistiche.

La storia è lineare: tre esploratori affrontano un viaggio verso Marte; lo esplorano; si rendono conto della sua ricca e variegata fauna; addirittura scoprono i Tripedi, una forma di vita intelligente, e dopo alcune incomprensioni iniziali, creano un rapporto di comunicazione e fiducia, che li porta ad aiutare i locali a tenere a bada una classe di creature nocive e invadenti, gli Zoomorfi. Il secondo romanzo ha una trama simile, con la differenza che nel nuovo viaggio ai tre esploratori si è aggiunta la fidanzata del protagonista; in esso viene descritta un’altra originale specie di vita intelligente, gli Eterali, fatti di energia; dopo complessi tentativi di comunicazione, i terrestri riusciranno a farsi capire abbastanza da ottenerne l’aiuto contro gli Zoomorfi.

La storia sarebbe già interessante così, ma Rosny ha un asso nella manica: per quanto i tripedi siano diversi dagli umani, in particolare dotati di un viso le cui uniche fattezze sono sei occhi dagli affascinanti colori. Il protagonista prova un’intensa attrazione spirituale per una di loro, che ribattezzerà Grazia. L’attrazione è ricambiata e tra i due si andrà creando una forte intesa, che diventerà ancora più forte nel secondo romanzo; quando però sarà presente anche la fidanzata umana del protagonista… la situazione si presta a molte riflessioni: ha senso questa relazione pur così eterea? E se sì, come viverla? È compatibile con il fidanzamento terrestre? Che cosa definisce davvero una relazione esclusiva? Con l’aiuto della peculiare biologia marziana, la conclusione sarà.. molto francese!

Scherzi a parte, è impressionante come Rosny abbia precorso di trent’anni ‘Un amore a Siddo’ di Farmer, con meno dettaglio biologico ma più sentimento. Ed è ancor più notevole che quel genio burlone di Farmer conoscesse Rosny! al punto che il romanzo Terra inesplorata (L’étonnant voyage de Hareton Ironcastle, 1922) del francese fu liberamente tradotto in inglese proprio dall’autore americano..

È quindi davvero benemerita l’iniziativa del palindromo di pubblicare il ciclo marziano completo, nella traduzione di Flavio Mainetti, arricchito da un’introduzione di Sandro Pergameno e da saggi di Massimo Del Pizzo e Jacques Bergier.

Antonio Ippolito