I Classici della SF: “La parabola del seminatore” (Parable of the Sower, 1993) di Octavia E.Butler

Marco CasnaRecensione pubblicata anche su BIBLIOTECA GALATTICA

La parabola del seminatore - COPERTINA: Maurizio ManzieriIl romanzo porta in un futuro molto prossimo e drammaticamente credibile, un mondo di orrore e disperazione, di comunità che vivono segregate e nel terrore di malattie e devastazioni. Lauren Olamina è una diciottenne “iperempatica”, è in grado cioè di provare il dolore delle persone che la circondano. Rinchiusa in una enclave della California assieme a pochi parenti, Lauren vive isolata dal mondo esterno violento e brutale, in cui la distanza tra ricchi e poveri si è fatta ormai abissale, e solo i più cinici sono in grado di sopravvivere.

Autore: Octavia E.Butler | Titolo: La parabola del seminatore | Titolo originale: Parable of the Sower, 1993 | Per le edizioni italiane clicca QUI | Per tutte le edizioni del romanzo clicca QUI

Il romanzo è ambientato nella prima metà del XXI secolo negli Stati Uniti, California. L’intero Paese è scosso da una ondata di povertà senza precedenti che ha portato il differenziale socio-economico a livelli mai visti, trascinando la maggior parte della popolazione in una stato di disperazione e necessità assolute. Le città sono ormai un territorio in mano a orde di senza tetto, sbandati, criminali; intere famiglie vivono in uno stato di perenne denutrizione e necessità, senza la minima possibilità di avere o trovare una casa o un lavoro retribuito. La crisi ecologica, in particolare la siccità, ha causato un aumento dei prezzi del cibo e dell’acqua, per i quali si è tornati ad uccidere e a commettere ogni barbarie.

Lo stato centrale è sostanzialmente scomparso, la polizia non ha più alcun controllo del territorio e, se chiamata, agisce come qualsiasi altro criminale, mirando solo ad estorcere denaro, che mantiene intatto il suo valore, per i suoi “servizi”. Corporations senza scrupoli si stanno impossessando di intere comunità e dei loro abitanti, rassegnati a perdere ogni diritto in cambio di garanzie di sicurezza che li proteggano dalle fiumane di derelitti che ogni giorno popolano le strade del paese in un lungo pellegrinaggio verso nord, verso il Canada e l’Alaska, luoghi ormai mitici, dove c’è la speranza di tornare a vivere un’esistenza migliore.

PRBLFTHSWC0000La protagonista del romanzo è una giovane ragazza afroamericana, Lauren Olamina, nata e vissuta in una enclave di Los Angeles costituita da una dozzina di famiglie guidate da suo padre, un pastore protestante e insegnante presso un’università locale. Lauren sa che quel muro che separa la sua piccola comunità dall’orrore del mondo circostante costituisce una sicurezza effimera e, mano a mano che passa il tempo e con esso aumentano gli attacchi, le incursioni dall’esterno, si prepara per il giorno in cui dovrà lasciare tutto e tutti per fuggire anch’essa verso nord, verso un mondo migliore. Lauren è affetta da una forma estrema di empatia a causa della quale prova tutto il dolore che vede e riconosce nelle persone che la circondano. E’ forse questo ingrediente quasi unico che la porta a dare forma ad una nuovo pensiero religioso, ad un sogno di un mondo migliore, il seme della terra, costruito attorno ad un unico messaggio principale: “Dio è cambiamento”.

La narrazione avviene sotto forma di diario; lo stile è semplice, diretto e trasmette al lettore tutto il dolore, l’orrore, la disperazione di quei giorni terribili, dei crimini e delle atrocità di cui la protagonista è testimone. Le pagine di pura narrazione sono intervallate dagli estratti dal seme della terra, che sembrano all’inizio distaccati aforismi, massime provenienti da qualche testo religioso orientale ma che poco a poco rivelano il loro legame profondo con le vicende narrate e la vita di Lauren. L’intreccio è semplice ma, nella sua linearità, assolutamente coinvolgente, senza un alcun punto morto; peccato solo per il finale un po’ brusco che lascia il lettore in attesa del seguito.

Concludendo, una lettura assolutamente consigliata, molto diversa dalla Fantascienza apocalittica cui siamo abituati, popolata da incubi come l’atomica, virus mortali, asteroidi che minacciano l’intero pianeta, ma proprio per questo mille volte più paurosa e inquietante giacché basata sull’estrapolazione di scenario socio-economici già in atto, ben riconoscibili nella realtà di tutti i giorni che ci circonda.

Marco Casna

Octavia ButlerL’AUTRICE

Octavia Estelle Butler (Pasadena, 22 giugno 1947 – Washington, 24 febbraio 2006) è stata un’autrice di fantascienza statunitense e una delle poche scrittrici afroamericane ad aver avuto successo in questo campo. Ha vinto sia il Premio Hugo che il Premio Nebula e nel 1995 è diventata la prima (e fino al 2003 unica) scrittrice di fantascienza a ricevere il Premio MacArthur. Orfana di padre, ebbe un’infanzia difficile e povera. Frequentò la scuola con difficoltà a causa della dislessia di cui soffriva e del carattere timido e sognatore. Tali esperienze negative si rifletteranno nelle atmosfere malinconiche delle sue storie e nei suoi personaggi. Lei stessa si definì “confortevolmente asociale, un’eremita nel centro di Seattle, pessimista, femminista, uno strano miscuglio di pigrizia e ambizione, di perplessità e sicurezza”. Octavia Butler fece il suo esordio in campo letterario nel 1971 con Crossover, un racconto pubblicato nell’antologia Clarion senza troppo successo. Il vero successo giunse con la serie dei Patternisti (Patternmasters), cinque romanzi pubblicati fra il 1976 e il 1984. Degna di nota è, inoltre, la sua produzione di narrativa breve, concentrata soprattutto fra il 1984 e il 1987. La Butler ha scritto pochi racconti, ma tutti hanno riscosso grande successo tanto da fruttarle i maggiori premi letterari.

Recensione originariamente pubblicata su BIBLIOTECA GALATTICA

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