Film: BRAZIL (Brazil, 1989) diretto da Terry Gilliam

Articolo di Alessandra Cristallinitumblr_inline_o4az8yhmqf1swk1pk_400Titolo originale: Brazil | Paese di produzione: Gran Bretagna | Anno: 1985 | Durata: 132 min | 142 min (director’s cut) | Regia: Terry Gilliam | Soggetto: Terry Gilliam |Sceneggiatura: Terry Gilliam, Tom Stoppard, Charles McKeown | Produttore: Arnon Milchan | Fotografia: Roger Pratt | Montaggio: Julián Doyle | Effetti speciali: Ron Burton | Musiche: Michael Kamen, Kate Bush, Ray Cooper | Scenografia: Norman Garwood

Nel mondo di Brazil la burocrazia ha raggiunto un livello distopico e assurdo. Il protagonista, Sam Lowry, lavora per il governo ma sogna di incontrare e salvare una bellissima ragazza.

Per via di un errore di stampa viene arrestato e ucciso l’uomo sbagliato, e Lowry deve andare dalla vedova a parlarle… ma nello stesso edificio incrocia Jill, che è identica alla ragazza dei suoi sogni. Diventa subito un’ossessione, e accetta persino una promozione al lavoro – che aveva sempre rifiutato – solo per acquisire accesso ai file su Jill e scoprire di più sul suo conto.

Un film divertente quanto deprimente, Brazil fa pieno uso degli standard della distopia per mostrare le sue assurdità e ricordarci quanto di solito le cose divertenti sono anche tragiche, e viceversa, un po’ come il Dottor Stranamore. Il mondo che rappresenta sembra quello di 1984, con una burocrazia terribile e un regime spietato che controlla i cittadini in ogni aspetto delle loro vite. Ci sono molti punti in comune col romanzo, ma anche delle differenze importanti. Il film regge perché mantiene un sottotesto comico, non rischiando di diventare uno di quei film super cupi che si prendono troppo sul serio diventando ridicoli, o che sono fatti così bene nel riflettere la loro atroce realtà da far venire incubi per una settimana.

Non che Brazil non faccia riflettere, anzi, ma rimane nella mente dello spettatore grazie ai vari strati di significato. Per prima cosa si ride, perché non si può non ridere scoprendo che il pericoloso terrorista Archibald Tuttle è in realtà un idraulico che ripara il riscaldamento nelle case delle persone senza preparare la documentazione necessaria. Si ride all’ossessione della madre di Lowry per la chirurgia plastica e l’essere sempre giovane, e al fatto che l’ufficio nuovo di Lowry è così piccolo che condivide la scrivania con qualcuno – letteralmente, dato che la scrivania attraversa il muro – e se la litiga con l’impiegato dell’ufficio di fianco come una coppia che si ruba le lenzuola la notte.

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Si ride ai suoi sogni in cui appare come un baldo cavaliere in armatura che salva la donzella in pericolo con in sottofondo la musica “Aquarela do Brazil” (da cui il titolo) finché non ci si rende conto che lo facciamo tutti. Tutti sogniamo qualcosa di diverso, di più bello, di speciale nelle nostre vite noiose.

Con un’estetica retrofuturistica che ricorda Metropolis e le luci drammatiche del cinema dell’espressionismo tedesco, l’ambientazione di Brazil è ormai iconica e parte del suo successo. Un mai più senza se vi interessate di distopie.

Alessandra Cristallini

Articolo pubblicato originariamente sul blog di Alessandra Cristallini Fragments of a hologram dystopia

https://fragmentsofahologramdystopia.wordpress.com/