Fantascienza da ridere

di  Roberto Chiavini & Gian Filippo PizzoAssurdo universoL’umorismo nella science fiction letteraria e per lo schermo, un sottogenere poco conosciuto (a torto)

Tra i molti aspetti che caratterizzano un genere letterario come la fantascienza, un elemento spesso sottaciuto, ma in realtà di grande importanza, è quello della sua capacità di fare ridere o almeno sorridere, se non sghignazzare follemente quando si è immersi nella lettura (o, talora, nella visione di un film). Ci sembra quindi interessante esaminare cosa può offrire la fantascienza al fruitore in cerca di divertimento: abbastanza, come vedremo in queste pagine. Peccato solo che non sia disponibile nessuna antologia sul tema: l’unica apparsa sul mercato italiano, Il pianeta Hellzapoppin (De Carlo), che avremmo volentieri consigliato come introduttiva, è ormai introvabile da anni.

La satira delle riviste pulp

Tra i primi maestri della fantascienza umoristica bisogna senz’altro ricordare il compianto Fredric Brown, maestro del giallo, ma anche splendido esponente degli autori di fantascienza che si sono divertiti nel mettere alla berlina, negli anni Quaranta, un genere che si era venuto a fossilizzare ed a riempirsi di stereotipi dopo il boom degli anni Trenta e la cosiddetta età dell’oro. Oltre ad una pletora di racconti brevi (pubblicati in una raccolta assolutamente essenziale da Mondadori in diverse edizioni, intitolata Cosmolinea B oppure Tutti i racconti), caratterizzati da una prosa brillante e dal classico veleno in coda, suo marchio di fabbrica, il romanzo del 1949 Assurdo universo può essere considerato a tutt’oggi un vero e proprio classico della fantascienza umoristica e non. Presa in giro intelligente e fantasiosa della letteratura pulp da due soldi (ironica al punto giusto, ma vista anche con il dovuto rispetto, dal momento che lo stesso Brown ne era uno degli autori di punta, specialmente per quanto riguardo il genere poliziesco), Assurdo universo (varie edizioni italiane per Mondadori) è un coacervo di invenzioni e di situazioni improbabili, su di una trama strutturata sul genere noir, tanto gradito al suo autore.

u880Negli anni Cinquanta, con il nascere della fantascienza sociologica, emergono anche autori abilissimi nel fare satira politica e di costume attraverso il medium della fantascienza: è il caso di un prolifico autore di racconti come Robert Sheckley (la maggioranza delle cui antologie è apparsa su Urania), una delle penne più pungenti dell’intero panorama mondiale. Tra le cose più divertenti (anche se meno impegnate) di Sheckley sono senz’altro i racconti della serie AAA Asso (pubblicata integralmente in Spettro V, ed. Ciscato, ed in Pianeta Sheckley, Mondadori), dove due scalcinati ‘disinfestatori’ si trovano alle prese con i problemi più assurdi nei più strani pianeti dell’universo, riuscendo comunque sempre a cavarsela con una buona dose di inventiva più all’italiana che americana (e una buona dose di fortuna). Tra i romanzi va invece citato Scambio mentale(varie edizioni, tra cui nel citato omnibus Pianeta Sheckley), dove il protagonista viene depredato del suo corpo da un alieno che può scambiare i cervelli, ed è costretto ad un lungo giro dell’universo, di corpo in corpo e trovandosi nelle situazioni più imbarazzanti, prima di riuscire a riprendersi l’involucro originale. Qui la comicità è ben mescolata all’elemento più strettamente satirico.

Star WellSatira più cartoonesca è quella che invece è stato capace di creare in svariati romanzi (tanti che non li citiamo) Ron Goulart, altro autore molto conosciuto nel nostro Paese grazie ancora una volta alla mondadoriana Urania. Una citazione merita anche la serie di tre romanzi Missili e serpenti blu, Il satellite stregato (Galassia) e l’inedito The wagered world di Janifer & Treibich, una rivisitazione umoristico fantascientifica del classico della ‘casa infestata’, tutta basata sul contrasto tra l’ambiente (una, ovviamente futuristica e ipertecnologica, astronave) e i fenomeni parapsichici (rumori strani, poltergeist, etc.) che vi si verificano. Nulla di trascendentale, ma romanzetti gradevoli che sarebbe il caso di riproporre ai lettori. Come sarebbe il caso di ripubblicare il ciclo di Villiers di Alexei Panshin (Star Well, La rivoluzione Thurb, Un mondo in maschera, tutti su Galassia), sofisticate commedie con protagonista un gentiluomo in viaggio nelle corti dei vari pianeti dell’universo, tra casino e ricevimenti nobiliari, in compagnia di un alieno a forma di rospo antropoide che va perennemente in giro con una bicicletta rossa e pronunciando improvvisamente la parola thurb!

Passaggio di una superstrada galattica sulla Terra

Il fenomeno letterario degli anni Settanta per il genere in questione è invece senza ombra di dubbio il ciclo degli Autostoppisti Galattici di Douglas Adams, sceneggiatore per la BBC, la cui commedia radiofonica Hitchhikers guide to the Galaxy ottenne un tale successo di ascolti dall’essere trasposta in forma di romanzo nel 1977 e dare inizio ad un vero e proprio caso letterario.

u843La Guida galattica per autostoppisti (1977, ed. italiana Mondadori) è infatti uno dei romanzi più divertenti che siano mai apparsi nella fantascienza: è la storia di un terrestre, Arthur Dent, che sta per essere sfrattato di casa (perché sopra di essa deve passarci un’autostrada), quando improvvisamente l’arrivo di alcuni alieni (impegnati a distruggere il nostro pianeta per consentire il passaggio di una superstrada galattica) lo spingono in una girandola di situazioni improbabili (ed improponibili) a zonzo per la galassia, in compagnia di robot paranoidi e depressi, pirati alieni a due teste, belle ragazze e lo stesso creatore dell’universo. Ricco di gag e battute tipiche dell’umorismo inglese (per capirci: sul thè delle cinque, sul cricket, sui maggiordomi: a tratti ricorda il genere alla Monty Python), il romanzo di Adams riscosse un tale successo da dar vita prima ad una trilogia (al romanzo citato si sono aggiunti Il ristorante al termine dell’universo, del 1980, e La vita, l’universo e tutto quanto, del 1982), poi ad altri due romanzi (Addio e grazie per tutto il pesce, del 1986, e Praticamente innocuo, del 1992), che hanno via via diluito il potenziale dirompente della comicità del romanzo originario (con alcune straordinarie eccezioni), con una conclusione del ciclo addirittura in totale anticlimax quanto a contrappunto comico. La prima trilogia è diventata anche uno sceneggiato televisivo (mai apparso in Italia), discreto, ma incapace di reggere il confronto con il testo letterario. L’intero ciclo di Adams sarà tra breve ripubblicato da Mondadori in un unico volume omnibus, mentre si parla anche di un prossimo film.

Balle spazialiOvviamente, anche il cinema ha lasciato spazio all’umorismo ed alla satira nel genere fantastico, talora con veri e propri film culto: è il caso di uno dei maggiori capolavori di Stanley Kubrick, ovverosia Il dottor Stranamore (1963), satira è il caso di dire esplosiva sullo scoppio della terza guerra mondiale, in un mondo popolato da macchiette cattive dei “padroni del mondo” (leggi governanti e generali americani e russi). Se il film di Kubrick è l’esempio più alto di umorismo caustico nella fantascienza cinematografica, non mancano le parodie meno impegnate: vedi Balle spaziali, il film con il quale Mel Brooks ha cercato di prendere in giro il filone della space opera alla Guerre Stellari (che è poi il vero bersaglio della pellicola), riuscendovi solo in minima parte.

Fantascienza e divertimento si sono coniugati molto bene anche sul piccolo schermo, dove non sono poche le sitcom statunitensi imperniate sul tema. Tra le più celebri, anche nel nostro Paese, citiamo molto volentieri Mork e Mindy, del finire degli anni Settanta (piattaforma di lancio per Robin Williams, qui nel ruolo dell’alieno Mork che si innamora della terrestre Mindy, interpretata da Pam Dawber, e dopo averla sposata la porta anche sul suo pianeta natio, Ork). Altra situation commedy televisiva strutturata in modo simile alla precedente (anche se decisamente più infantile) è Alf, serie degli anni Ottanta dedicata ad un buffo alieno (un pupazzo che somiglia ad un formichiere) ed al suo rapporto conflittuale con la famiglia terrestre che lo ospita.

Roberto Chiavini & Gian Filippo Pizzo

Una risposta a “Fantascienza da ridere”

  1. Si è davvero un peccato che questo sottogenere sia stato poco praticato. Oggi se la fantascienza non è triste, distopica, apocalittica non va di moda. Forse servirebbe un concorso ad hoc.

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