Edicola – Urania Febbraio 2016

Urania 1627: Il cabalista

Il Cabalista[5]Di fronte a una scettica assemblea di scienziati, a Ca’ Foscari, un matematico dalle idee poco ortodosse comincia un’insolita dimostrazione: farsi obbedire da una cavia usando un antico sistema tratto dalla Cabala. A molti potrà sembrare assurdo, ma per Joseph Kestler non c’è niente di più assurdo che negare qualcosa a priori: ed ecco perché, nonostante le evidenti resistenze dei professori, non esita a dare inizio al suo esperimento. Ma qualcosa che chiamano il Ghermitore era sulle sue tracce fin da quando Kestler aveva fatto un testamento molto particolare, e ora è venuto il momento di regolare i conti. La dimostrazione non va per il verso giusto; una forma di energia ignota sfugge al controllo e l’entità prende il sopravvento, ingaggiando con lui una lotta senza quartiere. Scienze “di confine” e forze imponderabili si affrontano per una posta che è molto più alta di una vita umana… Ricchissimo e con un finale sorprendente, questo romanzo sulfureo è stato la rivelazione di Amanda Prantera, una delle più inquietanti scrittrici inglesi contemporanee.

AMANDA PRANTERA[4]AMANDA PRANTERA Nata nel 1942 a Newmarket, nel Suffolk, è una raffinata autrice di romanzi storici, fantastici e thriller metafisici. In Italia è nota soltanto con una piccola parte della sua produzione: Cerchio segreto (Strange Loop, 1984), Il cabalista (The Cabalist, 1985), entrambi pubblicati su “Urania”, e La regina dei Fani (The Kingdom of Fanes, 1995), un fantasy basato su leggende alpine. Prantera, sposata a un medico italiano, vive tra Roma e l’Umbria; molti dei suoi libri riguardano il passato recente e classico del nostro Paese.

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Urania Collezione 157: City

City[5]In City (già pubblicato su “Urania” con il titolo Anni senza fine) assistiamo al lento declino della specie umana, simboleggiata dalla famiglia Webster per innumerevoli generazioni, dall’anno 2000 al 20000. All’abbandono da parte dell’uomo delle città, divenute ormai un relitto di epoche preistoriche. All’inizio della civiltà canina prefigurata da Nathaniel, il primo Cane parlante, che insieme all’altro grande amico dell’uomo, il robot, prepara il mondo di un lontano futuro, quando l’uomo sarà scomparso dalla Terra. Ci sono le pagine grandiose del tentativo di colonizzare Giove, popolato da una razza indescrivibile nella quale l’umanità della Terra si annullerà, e poi la cupa e incomprensibile civiltà delle formiche, volte in silenzio alla conquista del pianeta. Allora i nostri ultimi discendenti si nasconderanno in un mondo spettrale che solo i Cani presentono… Un romanzo epico e visionario, degno erede dei classici di Olaf Stapledon e H.G. Wells.

Il libro contiene un brillante saggio di Gianfranco de Turris dal titolo: Simak, City e anni senza fine. Detto saggio prende le mosse da un’indispensabile premessa storica che mette in evidenza quelle opere fantascientifiche che vengono definite anti – scientifiche o anti – tecnologiche. Si tratta di romanzi che pur inserendosi a pieno titolo nel solco della fantascienza, si pongono in un’ottica eterodossa rispetto al genere, fino ad arrivare allo sviluppo di tematiche definibili come “pastorali”.

E proprio Simak è considerato come uno dei maggiori esponenti di questa fantascienza rurale. Infatti il suo Ciclo di City, rappresenta una sorta d’apoteosi narrativa all’interno di questo filone.

Lo scritto di de Turris si configura come un efficacissimo apparato critico volto ad esaminare, con piglio quasi scientifico, le tematiche portanti dell’opera simakiana con tutte le sue suggestioni e venature poetiche. Il saggio del critico romano si compone di quattro parti: Elogio della vita pastorale (e della vita cittadina), Elogio del buon robot e della sua fedeltà, Elogio del miglior amico dell’uomo e dello stato edenico, Elogio del “superuomo”. (Massimiliano Gobbo)

CLIFFORD D. SIMAKCLIFFORD D. SIMAK È nato nel 1904 ed è scomparso nel 1988. Giornalista per tutta la vita, è stato considerato per anni il miglior scrittore di fantascienza umanistica insieme a Ray Bradbury e un convincente descrittore della grande provincia americana. Tra le sue opere ricordiamo Ingegneri cosmici (Cosmic Engineers, 1939), Anni senza fine (City, prima ed. in volume 1952; ed. ampliata 1981), Oltre l’invisibile (Time and Again, 1951), L’anello intorno al sole (Ring Around the Sun, 1952), Pescatore di stelle (Time Is the Simplest Thing, 1961), La casa dalle finestre nere (Way Station, 1963), Infinito (Why Call Them Back from Heaven?, 1967). È un autore di fantascienza insolitamente vicino ai sentimenti semplici, alle descrizioni d’ambiente (il Midwest rurale), ai valori di una civiltà minacciata dalla tecnologia disumanizzante.