Una notte improvvisa e inaspettata avvolge la terra, precipitando gli uomini nel caos e nel terrore. Paolo, un giovane meteorologo, con un mezzo di fortuna cerca di far ritorno dalla sua famiglia che si trova, come tutti, ad affrontare la catastrofe planetaria. Sulla strada verso casa, attraverso un ambiente freddo e ostile, troverà ad attenderlo un’umanità preda della paura, immersa in un’oscurità senza speranza né spiegazione, sconvolta da una violenza atavica e incontrollata. Un percorso affrontato da Paolo con coraggio e determinazione, sospinto dalla voglia di sopravvivere nonostante tutto. In bilico fra il presente e continui flashback, avvertirà la presenza di ombre che lo accompagnano, lo seguono, lo braccano. Chi sono? Da dove vengono? Come fanno a sapere tutto di lui? Le percepisce solo lui o sono comuni a tutti? In una tensione che non lascia respiro verso un finale inatteso, Hitorizumo è un romanzo del buio e nel buio. Perché è proprio nell’oscurità che a volte si può vedere lontano. Molto lontano, poiché niente è come sembra.
Autore: Nicola Skert | Titolo: Hitorizumo (2013) | Editore: Minerva Edizioni | Collana: Narratori Minerva | Pagine: 383 | Prezzo: euro 15,00
Non nascondo che quando scrissi per la prima volta la mia recensione di Hitorizumo provai una certa difficoltà nel valutare l’opera. Primo: perché ebbi modo di scambiare su Facebook qualche parola con Nicola Skert, giovane scrittore alla sua seconda opera, e questa seppur risicatissima conoscenza rischiava di compromettere il mio giudizio (lo so, è una mia tara caratteriale…). Secondo: perché feci una gran fatica ad arrivare alla fine del romanzo, pur non riuscendo a staccarmene, per poi rendermi conto che i capitoli finali valevano da soli tutto il tempo necessario per arrivare fino all’ultima pagina. Terzo: perché ritenevo ottima l’idea alla base della storia, arricchita da una serie trovate davvero geniali. Purtroppo però (quarto) alcuni difetti si sono rivelati davvero difficili da digerire.
E quindi tanto vale parlare subito di questi difetti, che poi stringi stringi si concentrano su uno soltanto: i dialoghi. Troppo innaturali, artificiosamente brillanti, ricchi di battute spiritose che tuttavia troppo spesso non fanno ridere. Dialoghi che vorrebbero essere cinici o sarcastici, oppure arguti, ma senza riuscirci mai appieno. Talvolta sembrano estrapolati di netto dalla pubblicità, per quanto paiono forzati e finti.
Peccato, perché per il resto (a parte qualche refuso sfuggito qua e là in fase di editing) il romanzo è scritto davvero bene, e molte descrizioni vengono rese in maniera magistrale, anche se a volte capita che venga oltrepassata la soglia tra il racconto e lo spiegone, senza peraltro mai tracimare in logorroici infodump.
La storia: improvvisamente la Terra piomba nel buio. Un buio impenetrabile e apocalittico, per il quale apparentemente non esiste una spiegazione scientifica. Un’oscurità sinistramente preannunciata da misteriose ombre che furtivamente, senza mai rivelarsi del tutto, transitano ai margini del campo visivo dei protagonisti. Nel giro di poche ore l’umanità si troverà a combattere contro il gelo polare dovuto al brusco calo termico. Il tutto viene reso in maniera scientificamente plausibile, ben documentata nell’appendice i coda al romanzo.
Il lettore stesso sentirà il gelo intaccargli le ossa, tanto è efficace la prosa di Skert nel descrivere le sensazioni provate dai protagonisti.
La totale assenza di luce e energia, gli incendi, i fumi tossici e le bande di gente comune in preda al panico o, peggio, a una incontrollabile follia omicida, accompagnano il giovane meteorologo Paolo e il suo amico Mirco nel più tenebroso dei viaggi on the road. Entrambi cercheranno di raggiungere Angela e Giulio, rispettivamente moglie e figlio di Paolo, asserragliati tra le mura domestiche insieme a Luca, un amico e vicino di casa reso psicologicamente instabile dall’improvvisa scomparsa della luce. Sarà un viaggio difficile, pericoloso e drammatico, dove non mancheranno momenti in puro stile horror e la tensione non accennerà mai a calare, se non nei dialoghi di cui sopra.
Può bastare così, di Hitorizumo non si deve raccontare altro: il rischio di rovinare la sorpresa del finale è alta, pertanto mi limito a dire che la trama non è soltanto quella da me sommariamente riportata. È altro, molto altro.
Un romanzo da leggere, e soprattutto da finire. Fidatevi.
PS: In appendice al romanzo vengono riportati alcuni studi scientifici che sviluppano l’ipotesi alla base del racconto, ossia l’improvviso spegnimento (o oscuramento) del sole. Purtroppo non si tratta di articoli divulgativi, e alla seconda equazione ho iniziato a perdere il filo. Peccato, perché l’argomento è interessante, ma per come viene trattato sembra rivolto a studiosi e accademici, non a semplici appassionati di scienza e fantascienza.
Thomas Mytom Pitt
L’AUTORE
Nicola Skert, nato a Udine nel 1972, ha vissuto fino all’adolescenza a Tarvisio, per una decina di anni a Trieste e dal 2005 a Udine. Laureato in Biologia con un Dottorato di Ricerca alle spalle, nel primo semestre del 2007 ha seguito un corso di giornalismo e scrittura creativa. Come Biologo ha scritto alcuni articoli scientifici e ha lavorato presso il Dipartimento Provinciale di Trieste dell’ARPA FVG. Ha esordito con Pus Underground (Edizioni Montag, 2010). Con Hitorizumoha vinto il premio Città di Trieste per il miglior romanzo inedito.