AI CONFINI DELLA REALTA’ di Rod Serling

Nel 1959 “Ai confini della realtà” rivelò la creatività di Rod Serling, che fu il produttore, il presentatore e la voce narrante della serie televisiva. Serling scrisse 92 dei 156 episodi della serie, che durò fino al 1964, vincendo due Emmy Awards. In questo volume è pubblicata una selezione dei racconti originali di Serling, in cui i desideri prendono vita, le illusioni si materializzano e la magia funziona davvero, i deboli hanno la forza dei titani e macchine miracolose sono in grado di salvare il genere umano, o di distruggerlo per sempre.

Titolo: Ai confini della realtà | Autore: Rod Serling | Antologia di racconti | Editore: Fanucci | EAN: 9788834740637

‘La zona del crepuscolo’ è una di quelle serie che hanno segnato la storia della fantascienza, trasmessa a lungo anche da noi fin dal ’61 e poi di nuovo negli anni ‘80, e che hanno contribuito a rendere popolare il genere anche al di fuori della ristretta area degli appassionati di fantascienza vera e propria.

Il merito fu dovuto alla qualità e alla tipologia delle storie: la qualità, perché le sceneggiature oltre che dello stesso Serling erano di Richard Matheson [che scrisse per esempio ‘Incubo a 20’000 piedi inizialmente per la serie], di Charles Beaumont e in alcuni casi anche di Ray Bradbury; la tipologia, perché veniva evitata la fantascienza più esotica e di evasione, a favore di racconti incisivi a tema sociale e umano, spesso decisamente weird e disturbanti, che sapevano trarre un effetto incisivo proprio dalla quotidianità e semplicità delle situazioni iniziali degli episodi.. prima che prendessero tutt’altra piega!

È un bene che Fanucci ripubblichi un estratto delle migliori, nella traduzione del compianto Maurizio Nati; ed è davvero una buona occasione, perché Serling merita di essere conosciuto anche come scrittore. Vediamo in dettaglio alcuni dei racconti più significativi.

Invincibile Casey. Un delizioso racconto di robotica e baseball. Per fortuna avevo appena letto su Asimov’s Magazine un altro racconto a tema baseball, e avevo ancora chiare le regole del gioco! Un giocatore sintetico riesce a trascinare una squadretta dalla quasi retrocessione alla zona scudetto del campionato; ma sorge presto il problema se sia ammissibile far giocare un automa, e se sì, a quali condizioni: per esempio, cosa implica non possedere un cuore? Il tema viene affrontato non come un gioco logico asimoviano né come questione esistenziale dickiana, ma come un umanissimo e umoristico ritratto del mondo del baseball e dello sport in genere.

La clausola [The clause]. Una brillante variazione sul classico tema di Faust e Mefistofele. Come nella Febbre, Serling mette in scena un ometto particolarmente meschino e maligno, in primis per come da una vita vessa la moglie [un bel personaggio, nella sua rassegnazione…]; ne segue con acume l’evoluzione psicologica; gioca sull’assurdo di un processo in cui l’imputato fa di tutto per farsi condannare a morte..

La giostra [Walking distance]. Poeticissimo e bradburiano, già nel 60: non è dir poco, ‘Something Wicked this way comes’ sarebbe uscito due anni dopo. La nostalgia per l’infanzia agreste è un eterno tema negli USA, almeno fin dai romanzi di Thomas Wolfe usciti negli anni ‘30, e dimostra forse quanto sia spesso alienata la American Way of Life. In ogni caso, il racconto di Serling è delizioso per la cura dei particolari significativi: dall’ulcera del protagonista [fino a vent’anni fa segno distintivo dell’uomo in carriera, non dimentichiamolo..] alla sosta dal benzinaio, alla prima visita al negozio.. sembra di vivere in un’illustrazione di Norman Rockwell, dove ogni particolare è colorato e significativo; soprattutto per un lettore americano, che nel ‘60 avrebbe saputo piazzare esattamente quel particolare tipo di auto decappottabile oppure una certa bibita, tipici dell‘anno ’34 a cui ritorna il protagonista. Commovente il suo disperato tentativo di raggiungere il se stesso ragazzino, e l’interazione con il padre, che nonostante l’impossibilità di quanto accaduto riesce a capire il protagonista. Da notare che il particolare della gamba offesa ci viene rivelato solo alla fine: per non anticipare niente, oppure per alludere a una sottile interazione temporale?

La febbre [The fever]. Una racconto di intensità davvero febbrile. Un impiegato di banca tanto grigio quanto rigido e benpensante viene scosso dall’unica iniziativa che sua moglie si sia mai permessa: vincere a un concorso a premi un viaggio di tre giorni a Las Vegas! Nonostante il suo proclamato disgusto per la ‘capitale del vizio’, per una volta non riesce a reprimere il desiderio della moglie. Mal gliene incoglierà, perché il ‘ritorno del represso’ è in agguato.. la storia potrebbe essere puramente realistica e psicologica, ma Serling vi aggiunge piacevolissimi tocchi di fantascienza ingenua, come le slot-machine che si umanizzano.

Mostri in Maple Street [The monsters are due in Maple Street]. Un racconto esemplare di degenerazione della vita sociale, quasi ballardiano. Il racconto segue in vivido dettaglio il meccanismo che porta una comunità a diventare in breve folla incontrollabile, e rinuncia a spunti più narrativi: per esempio non sapremo mai cosa aveva visto il vecchio Horn, cosa era tornato a dire ai suoi vicini di casa.. ma in fondo non è importante. La cornice è fantascientifica, e a dire il vero come fantascienza pura non è solidissima [gli invasori prevedono di ripetere la stessa azione in tutte le strade della Terra? Bisogna che lo facciano simultaneamente, altrimenti come metodo di invasione è poco pratico] ma è chiaro che Serling ha in mente le comunità agitate dalla paranoia della Guerra Fredda, o dalla paura di sommosse razziali.

In conclusione, racconti che più che alla fantascienza vera e propria afferiscono al fantastico in generale, o meglio al weird: anche quando è presente un elemento fantascientifico, come un robot o uno sfasamento temporale, il tema del racconto è l’impatto sui protagonisti umani, descritto tramite una psicologia semplice ed efficace. Sono sicuramente storie di uomini, persone, personaggi sottoposti a condizioni assurde [le donne, come era inevitabile all’epoca, hanno al massimo un ruolo di comprimarie, anche se l’autore ne prende sempre le difese contro l’ottusità maschile].

Serling si rivela oltre che soggettista e sceneggiatore anche scrittore capace: i racconti non hanno solo idee e ritmo, ma sanno creare atmosfera come una trasmissione televisiva, con un linguaggio ricco e vivace. Davvero non mi sarei aspettato che sapesse scrivere così bene: ricorda a volte Bradbury, a volte Sheckley: la miglior fantascienza di quegli anni, appunto.

Antonio Ippolito